Roma - Tre anni di indagini, centinaia di intercettazioni, decine di perquisizioni, 31 denunce e 2 arresti. Sono i numeri dell'operazione "Villa Giulia" che ha consentito ai Carabinieri del Comando tutela patrimonio culturale, coordinati dalla Procura di Roma, di restituire al Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia 23 dei 27 gioielli in oro e pietre, facenti parte della collezione "Castellani" e risalenti alla meta' del 1800, trafugati la notte del 30 marzo 2013. Il valore stimato dei beni supera i 3 milioni di euro: all'appello mancano solo 4 pezzi, di dimensioni ridotte e di minore pregio artistico. Potrebbero anche essere andati perduti nelle concitate fasi della fuga successiva al furto.
I ladri, in effetti, vanno a colpo sicuro ma pasticciano parecchio: scavalcano il muro di recinzione, forzano il portone di ingresso e spaccano due delle vetrine con la collezione "Castellani" - uno dei piu' importanti nuclei antiquari del Museo, 6mila pezzi in tutto, donati allo Stato il 19 gennaio 1919 - ma a quel punto scatta l'allarme e devono "accontentarsi" di arraffare due manciate di gioielli. Quando i carabinieri si mettono sulle tracce dei malviventi, maturano presto un'idea abbastanza precisa grazie alle voci raccolte in certi ambienti: c'e' una cittadina russa, molto ricca e molto affezionata a Roma, che da tempo manifesta interesse per ori come quelli della collezione "Castellani", raffinatissime riproduzioni di oreficeria di arte antica, al punto che piu' di un antiquario gliene avrebbe offerto delle copie. Ma lei di antiquario ne ha gia' scelto uno, una sorta di 'mediatore' d'arte molto attivo sulla piazza capitolina, e a lui ha chiesto non delle repliche ma gli originali dei suoi oggetti del desiderio: e quando la donna, prima di salire sul volo per San Pietroburgo a Fiumicino, viene sottoposta a un controllo, con lei - sorpresa - c'e ' proprio la figlia dell'antiquario. Non solo: la russa ha nel trolley il catalogo della collezione "Castellani" e nell'I-Phone le foto delle sale del Museo Etrusco che la contengono. Peccato che le immagini memorizzate siano non quelle delle vetrine con gli ori ma quelle dell'impianto di videosorveglianza sul soffitto. Il primo obiettivo dei carabinieri e' raggiunto: i gioielli rubati non finiranno all'estero. E a questo punto gli autori del "colpo" si trovano costretti a bussare alla porta di ricettatori locali per piazzare la refurtiva.
Nel mirino degli investigatori finiscono cosi' un gruppo di pluripregiudicati dell'agro pontino e alcuni facoltosi, potenziali acquirenti. Viene individuato anche il luogo dello scambio, un bar in una zona isolata sulla via Portense, alle porte della capitale. Ma quando i carabinieri si avvicinano a due sospetti per identificarli, questi mettono in moto la loro Fiat Punto e si danno alla fuga, non prima di aver lanciato sulla carreggiata una busta con dentro 7 dei monili rubati a Villa Giulia. Il varco decisivo e' stato aperto: ricostruito nei dettagli il contesto del "colpo", intercettazioni, pedinamenti e perquisizioni - proseguite per mesi - consentono di risalire agli esecutori materiali del furto e ai ricettatori oltre che, naturalmente, di recuperare la refurtiva. Per due degli indagati scattano anche le manette: le accuse sono di spaccio di stupefacenti e detenzione illegale di una pistola calibro 357 magnum. Alla conferenza stampa di presentazione dell'operazione hanno partecipato, tra gli altri, il generale Mariano Mossa, comandante del Comando Carabinieri tutela patrimonio culturale, il procuratore Giancarlo Capaldo (che da domani lascera' dopo 9 anni il suo incarico di coordinatore del gruppo reati contro il patrimonio culturale della Procura di Roma) e il segretario generale del ministero dei Beni e delle attivita' culturali, Antonia Pasqua Recchia. (AGI)