Roma - L'intervista al figlio di Toto' Riina "e' la comunicazione che Cosa Nostra ha dato piu' forte negli ultimi vent'anni. Se non conosci quella grammatica, puo' sembrare una semplice e banale dichiarazione, quasi una difesa. Era invece tutt'altro": lo dice a "Che tempo che fa", Roberto Saviano. Lo scrittore tiene a sottolineare che Riina jr "non si sta sostituendo al padre: non offre le sue opinioni, perche' nel linguaggio mafioso significa avere lo scettro del comando". "La regola e' chiara: i figli si tirano fuori dalla logica, ma ci sono dentro", aggiunge Saviano spiegando che ha fatto un'"apologia" della famiglia. "Sta parlando dei valori di Cosa Nostra che rappresentava suo padre, che sovrappone alla nuova Cosa Nostra", osserva Saviano. "Nell'intervista non viene mai pronunciata la parola mafia - prosegue Saviano nella sua analisi - lui risponde che la mafia puo' essere tutto e niente, e che non se l'e' mai chiesto. Anche questo in totale coerenza con la logica mafiosa. La mafia non si pronuncia mai per due ragioni: la prima non esiste, la seconda perche' nessun mafioso direbbe io sono mafioso".
Saviano spiega che l'obiettivo dell'intervista "non era lo share" ma "rivolgersi a due entita' e cioe' alla magistratura, alla quale Salvo Riina ha voluto dire: la vecchia Cosa Nostra non e' la nuova. Non ci pentiamo ma non vogliamo piu' il 41 bis. E noi in cambio cosa diamo? Ognuno si prende le sue responsabilita', senza accusare pero' nessuno e voi ci togliete il carcere duro e non aggredite piu' la nostra famiglia". L'altro soggetto cui si e' rivolto e' "a Cosa Nostra: noi con voi non c'entriamo piu', non fateci pagare le vostre colpe". Il suo, insomma, "e' il tentativo di un cambiamento culturale prima ancora che giuridico".
Saviano spiega che l'obiettivo dell'intervista "non era lo share" ma "rivolgersi a due entita' e cioe' alla magistratura, alla quale Salvo Riina ha voluto dire: la vecchia Cosa Nostra non e' la nuova. Non ci pentiamo ma non vogliamo piu' il 41 bis. E noi in cambio cosa diamo? Ognuno si prende le sue responsabilita', senza accusare pero' nessuno e voi ci togliete il carcere duro e non aggredite piu' la nostra famiglia". L'altro soggetto cui si e' rivolto e' "a Cosa Nostra: noi con voi non c'entriamo piu', non fateci pagare le vostre colpe". Il suo, insomma, "e' il tentativo di un cambiamento culturale prima ancora che giuridico". (AGI)