Roma - Sul caso legato alla morte di Giulio Regeni la Procura di Roma non intende mollare di un centimetro. E cosi', smaltite l'irritazione e la delusione per l'esito sostanzialmente fallimentare del vertice tenutosi con le autorita' giudiziarie e investigative egiziane, il Procuratore Giuseppe Pignatone e il pm Sergio Colaiocco torneranno alla carica con la controparte gia' nei prossimi giorni. I magistrati italiani, attraverso la rogatoria internazionale, e gli investigatori di Ros e Sco, attraverso l'Interpol, formalizzeranno una serie di richieste, ribadendo non solo quanto gia' sollecitato l'8 febbraio scorso (e cioe', tra l'altro, la consegna dei tabulati delle utenze di una decina di persone e i filmati di zona del quartiere dove abitava il 28enne ricercatore e della metro, dove Regeni e' scomparso il 25 gennaio) ma rinnovando nuove istanze, ancora piu' dettagliate e specifiche, che tengono anche di quanto emerso dall'incontro del 14 marzo che Pignatone e Colaiocco ebbero al Cairo con il Procuratore Generale della Repubblica Araba d'Egitto, Ahmed Nabil Sadeq e dai colloqui telefonici intercorsi durante le festivita' pasquali tra lo stesso Sadeq e il capo della Procura di Roma.
La delusione e il disappunto degli inquirenti romani
Erano quelli i giorni in cui in Egitto circolava la notizia dell'uccisione al Cairo di una banda criminale che avrebbe avuto un ruolo nella morte del ragazzo di origine friulana. Una vicenda dalla quale gli italiani continuano con fermezza a prendere le distanze giudicandola "inverosimile", considerato anche che neppure in occasione di questa 'due giorni' organizzata alla scuola di polizia al quartiere Flaminio, la delegazione egiziana e' stata capace di consegnare un documento, una relazione, un atto che desse valore e significato a questa pista investigativa. Ed ecco perche' tra le nuove istanze che la Procura capitolina intendera' presentare c'e' anche quella finalizzata a comprendere le modalita' attraverso le quali sono finiti in mano a questa presunta banda criminale alcuni effetti personali di Regeni, e cioe' il passaporto, due tessere universitarie e la carta di credito, oggetti che gli egiziani non hanno neppure ritenuto doveroso consegnare agli italiani. Di piu' la Procura di Roma non puo' fare: sullo sfondo c'e' un problema di sovranita' e la titolarita' delle indagini sulle torture e sulla morte di Regeni puo' spettare solamente all'Egitto. (AGI)