Roma - Tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro venduti in Italia sono stranieri mentre la meta' delle mozzarelle sono fatte con latte o addirittura cagliate provenienti dall'estero, ma nessuno lo sa perche' non e' obbligatorio riportarlo in etichetta. E' quanto emerge dal dossier Coldiretti "Quote latte: un anno dopo" presentato alla mobilitazione di migliaia di allevatori che sono scesi in piazza ad un anno dalla fine delle quote latte di fronte a un crisi senza precedenti. Gia' oggi, a fronte di una produzione nazionale di circa 110 milioni di quintali di latte, sono 85 milioni di quintali le importazioni di latte equivalente dall'estero, sotto forma di concentrati, cagliate, semilavorati e polveri per essere imbustati o trasformati industrialmente e diventare magicamente mozzarelle, formaggi o latte italiani, all'insaputa dei consumatori.
"Si tratta di circa il 40 per cento e c'e' dunque - continua la Coldiretti - il rischio concreto che il latte straniero possa a breve per la prima volta superare quello tricolore. Nell'ultimo anno hanno addirittura superato il milione di quintali le cosiddette cagliate importate dall'estero, che ora rappresentano circa 10 milioni di quintali equivalenti di latte, pari al 10 per cento dell'intera produzione italiana. Si tratta di prelavorati industriali che vengono soprattutto dall'Est Europa che consentono di produrre mozzarelle e formaggi di bassa qualita'. Un chilogrammo di cagliata usata per fare formaggio sostituisce circa dieci chili di latte e la presenza non viene indicata in etichetta. Oltre ad ingannare i consumatori cio' fa concorrenza sleale nei confronti dei produttori che utilizzano esclusivamente latte fresco". L'assenza dell'indicazione chiara dell'origine del latte a lunga conservazione, ma anche di quello impiegato in yogurt, latticini e formaggi, "non consente - sostiene la Coldiretti - di conoscere un elemento di scelta determinante per le caratteristiche qualitative, ma impedisce anche ai consumatori di sostenere le realta' produttive nazionale e con esse il lavoro e l'economia del vero Made in Italy". In un momento difficile per l'economia "dobbiamo portare sul mercato il valore aggiunto della trasparenza con l'obbligo di indicare in etichetta l'origine degli alimenti, ma anche con l'indicazione delle loro caratteristiche specifiche a partire dai sottoprodotti", afferma il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo. (AGI)