Chieti - Si spacciava per imam ma il suo vero obiettivo era quello di reclutare aspiranti terroristi sul territorio italiano. A scoprire le vere intenzioni di un marocchino di 37 anni è stata la polizia di Chieti che ieri notte, dopo averlo fermato in mattinata, lo ha condotto a Fiumicino per il rimpatrio. L'uomo, che la polizia teneva sotto controllo da circa 3 mesi, incitava alla Jihad, alle stragi di Parigi e Bruxelles e al super terrorista Salah Abdeslam. Lo faceva dal piccolo Comune del Chietino di Fara Filiorun Petri, dopo essere stato licenziato da una cooperativa che gestisce il mattatoio comunale di Chieti. I suoi spostamenti, le sue telefonate sono stati registrati. Fanno parte di un fascicolo al momento coperto da segreto di Stato poiché, probabilmente, contiene nomi di altre persone con cui il nordafricano era in contatto. Dalle indagini è inoltre emerso che l'uomo aveva manifestato l'intenzione di andare a combattere in Siria e che avesse abbracciato la Jihad.
E' stato direttamente il ministro dell'Interno Angelino Alfano a emettere il decreto di espulsione applicando per la prima volta in Abruzzo la norma per la lotta al terrorismo. Come prevede la legge è stato poi il questore di Chieti Vincenzo Feltrinelli, a rendere esecutivo il provvedimento, convalidato dal giudice di pace, di accompagnamento coattivo all'aeroporto eseguito dagli uomini dalla Digos.
L'inchiesta parte da una denuncia presentata all'ufficio immigrazioni della questura di Chieti sul permesso di soggiorno (emesso per motivi di salute) che era scaduto al 35enne. L'uomo aveva continuato a lavorare come clandestino fino a che una sua parente stretta lo ha denunciato alla polizia perché sentita minacciata. E' così che gli investigatori hanno scoperto che esisteva un secondo permesso di soggiorno, intestato a un tunisino, con evidenti "anomalie", come viene descritto sul decreto di espulsione. Non è escluso che la donna, dopo la sua denuncia, abbia anche chiesto protezione.
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La sua presenza in Italia avrebbe costituito una minaccia per la sicurezza dello Stato. Nei suoi confronti, infatti, c'erano fondati motivi di ritenere che la sua permanenza potesse agevolare organizzazioni o attività terroristiche anche internazionali. Per questi motivi la Questura di Chieti ha eseguito il provvedimento di espulsione. Tale provvedimento, e' stato spiegato in conferenza stampa del questore Feltrinelli e dalla dirigente della Digos, Patrizia Traversa, è stato adottato in una logica preventiva. L'uomo, sposato e padre di due bambini di 5 e 2 anni, e che in passato aveva svolto attività di macellaio, era il responsabile di un centro di preghiera nella provincia di Chieti e in tale ruolo avrebbe diffuso le proprie idee integraliste. A lui si e' giunti attraverso il continuo monitoraggio degli ambienti islamici da parte della Digos. Sono stati riscontrati contatti e possibili vicinanze ad altri soggetti conosciuti per il loro orientamento radicale. Il tutto e' stato inviato alla Direzione centrale della Polizia di prevenzione che ha fatto scaturire la richiesta di espulsione. Dalle indagini e' emerso che il marocchino aveva da tempo abbracciato l'ideologia jihadista esternando commenti di approvazione verso le azioni compiute dall'Isis. "Il nostro compito - ha spiegato la dirigente Traversa - e' quello di monitorare queste comunita' e di capire se c'e' qualcuno che manifesta questo tipo di idee. L'uomo era in attesa di un permesso di soggiorno per motivi di salute che pero' non e' stato rinnovato". (AGI)