Roma - L'invito del governo italiano era stato chiaro: evitare i trasferimenti via terra in zone considerate molto a rischio per la sicurezza personale. Eppure i quattro tecnici della Bonatti, il 20 luglio dello scorso anno, provenienti dalla Tunisia salirono a bordo di un mezzo guidato da un autista arabo per raggiungere la base di Mellitah. Base mai raggiunta perche' a un check point furono bloccati da uomini armati che allontanarono l'autista e li presero in ostaggio. Solitamente gli spostamenti si verificavano via mare: quel giorno ando' diversamente. Chi informo', dunque, la banda di criminali del cambio di programma? Al quesito, posto dal pm Sergio Colaiocco, i due ex ostaggi Gino Pollicardo e Filippo Calcagno non sono stati in grado di rispondere. Ma chi indaga ritiene che l'autista arabo possa aver fatto la 'soffiata' o aver fatto lui stesso parte del progetto criminoso.
Intanto potrebbero tornare già domani in Italia le salme dei due ostaggi uccisi in una sparatoria ventiquattro ore prima della liberazione di Pollicardo e Calcagno. "Stiamo lavorando affinche' le salme dei due nostri connazionali rientrino in Italia il piu' presto possibile. Se possibile entro e non oltre la giornata di domani" ha dertto il ministro del Esteri, Paolo Gentiloni
"Vi prego, non vendeteci all'Isis"
"Vi prego, non vendeteci all'Isis" supplicava in francese Salvatore Failla. "No, non vi vendiamo a chi ammazza le persone" era la risposta dei carcerieri riferita al pm Sergio Colaiocco da Calcagno e Pollicardo sentiti per quasi sei ore in una caserma del Ros. Solo uno dei carcerieri masticava un po' di francese, gli altri parlavano arabo. Gli ostaggi, che hanno cambiato due covi pur trovandosi sempre nella zona di Sabrata, sono stati insieme fino all'ultimo ("Questo ci ha dato tanto coraggio", hanno raccontato al pm). La separazione del gruppo e' del 2 marzo: "Quel giorno hanno preso Failla e Fausto Piano - hanno detto i due ex ostaggi - e li hanno portati via. Non abbiamo capito il perche'". Una separazione pagata a carissimo prezzo perche' Failla e Piano sono morti in uno scontro a fuoco con le milizie di sicurezza libiche. Pollicardo e Calcagno, senza conoscere la sorte dei compagni di sventura, sono rimasti 48 ore chiusi in una casa, senza cibo ne' acqua: "Per due giorni non abbiamo sentito alcun rumore e allora abbiamo deciso di forzare la porta e provare ad uscire. Per fortuna ci e' andata bene". (AGI)