Palermo - Svolta nelle indagini sul duplice omicidio commesso ieri mattina a Palermo. Nella notte, confermano fonti della Questura, sono stati fermati i coniugi interrogati per ore negli uffici della Squadra mobile. Si tratta di un geometra impiegato comunale e della moglie casalinga. Una coppia di insospettabili, appassionata di armi. A inchiodarla sarebbero una telecamera piazzata davanti a una villa di via Falsomiele e un testimone. Il finale tragico di una storia di contrasti culminata nell'uccisione di Giuseppe Vela, 53 anni, e Vincenzo Bontà, di 45, genero del boss Giovanni Bontade. Proprio questa parentela, oltre alle modalità e al luogo dell'agguato, avevano fatto subito convergere sulla pista mafiosa. Sul movente sono in corso accertamenti; tra le piste quella di una vendetta maturata per un confine tra i terreni della coppia e quella del vicino Bontà in un'area un tempo feudo di mafia. Ma al momento resta una ipotesi. Quel che appare al momento certo, come dicono fonti qualificate della Mobile, in questa vicenda la pista mafiosa "non emerge".
Sono stati portati stamane nel carcere di Pagliarelli i due coniugi Carlo Gregoli, di 52 anni, e Adele Velardo, di 45, sottoposti a fermo per il duplice omicidio. Hanno passato la notte in questura dopo essere stati interrogati a lungo. La coppia di incesurati - lui impiegato nei servizi cimiteriali del Comune, lei casalinga, entrambi legalmente in possesso di pistole dello stesso calibro usato dai killer - hanno respinto le accuse, negando tutto, anche davanti ad alcune evidenze, ma i magistrati che coordinano l'inchiesta, il procuratore aggiunto Leonardo Agueci e i sostituti Sergio Demontis e Claudio Camilleri, sulla base degli elementi forniti dalla Squadra mobile diretta da Rodolfo Ruperti, sostengono la gravita' degli indizi di colpevolezza. Indizi fondati, tra l'altro, sulle immagini di una telecamera di videsorveglianza della zona che avrebbe ripreso il Suv della coppia e la Fiat 500 L delle vittime nell'ora delitto, e sulle dichiarazioni di un testimone che ha assistito alla scena. Secondo gli investigatori i coniugi avrebbero sparato con due pistole. Ora si sta facendo chiarezza sul movente e al momento "la pista mafiosa non emerge ne' sembra esserci piu'", spiega Ruperti, "i due non hanno confessato ma abbiamo fornito alla procura elementi chiari". Le indagini proseguono. (AGI)