Roma - La microcefalia à una malformazione del cranio che causa, in primis, ritardo mentale nel feto. Una diagnosi precoce in gravidanza non è possibile: solo verso la fine del secondo trimestre o l’inizio del terzo può essere rilevata con certezza. Per proteggersi dal virus Zika, la cui connessione con questo tipo di malformazione appare sempre più certa, la prima raccomandazione è evitare le zone a rischio. Ne parliamo con Salvatore Forleo, ginecologo ed esperto di diagnosi prenatale.
Cos’è esattamente la microcefalia?
E’ una malformazione del cranio dovuta a un mancato sviluppo del cervello. In fase di diagnosi prenatale viene rilevata attraverso la misura della circonferenza del cranio e ne esistono di due tipi: una di media entità, quando la circonferenza cranica è la di sotto del quinto percentile, e una di grave entità, inferiore al terzo percentile. In quest’ultimo caso, ad esempio, se la circonferenza cranica di un feto è al di sotto del terzo percentile vuol dire che 97 feti su 100 hanno una circonferenza cranica più grande.
Cosa comporta la microcefalia? Si può curare?
La microcefalia comporta ritardo mentale, convulsioni, ritardo nello sviluppo, problemi motori, sordità e problemi visivi. Il cervello si ferma, il virus attacca le cellule neuronali impedendone lo sviluppo o distruggendole. Purtroppo è incurabile, esistono solo trattamenti palliativi; ad esempio per le convulsioni o i disturbi del comportamento.
In quale momento della gravidanza la donna rischia di più?
Sicuramente nel primo trimestre e nella fase iniziale del secondo.
Quando può essere diagnosticata?
La diagnosi prenatale è possibile a partire dalla 18esima-20esima settimana, attraverso esami ‘seriati’, cioè ripetuti. Dunque parliamo della tarda fase del secondo trimestre o l’inizio del terzo.
Quindi non con la ‘morfologica’?
No, quando si effettua la cosiddetta ecografia morfologica può venire il sospetto ma alcuni casi di microcefalia possono non essere rilevati.
Attualmente qual è l’incidenza della microcefalia sulla popolazione?
L’incidenza è di 2-12 casi ogni 10mila nati. Un’incidenza piuttosto modesta che fa apparire come particolarmente significative le 5mila segnalazioni di microcefalia arrivate al Cdc (Center for Desease Contresol and Prevention) di Atlanta, negli Usa. Di queste, 500 circa sono state correlate, ovvero sono state legate specificamente al virus Zika.
E’ possibile introdurre esami di routine durante la gravidanza per verificare se si è contratto il virus Zika?
Al momento non esistono test commerciali. I test sono disponibili solo presso i centri di prevenzione nazionale.
Esistono altri fattori che possono causare microcefalia?
Certamente. La microcefalia può essere dovuta a cause genetiche, cioè alterazioni cromosomiche e geniche Puó essere determinata da infezioni, come il citomegalovirus, la toxoplasmosi o la rosolia. Altri fattori sono di origine disfunzionale e derivano dalla mancata irrorazione dell’encefalo del feto. L’uso di droghe o l’eccesso di alcol possono per esempoo provocare, appunto, danni vascolari.
Cosa consiglia, dunque, alle donne in gravidanza per proteggersi da Zika?
Innanzitutto non recarsi nelle aree a rischio dove è in corso l’epidemia. Sono fortemente raccomandati l’uso dei repellenti per zanzare – ve ne sono alcuni che possono usare anche le donne gravide – e di indumenti che coprano la maggior parte del corpo. E’ consigliabile anche soggiornare in ambienti con aria condizionata. (AGI)