Roma- (di Maria Letizia D'Agata) - Torna la notte bianca dei licei classici, iniziativa per tutelare e rilanciare la cultura classica sfatando pregiudizi sulle lingue che la caratterizzano: latino e greco. Già, latino e greco, un autentico "terrore" per molti genitori che non li conoscono e temono per i loro figli, uno studio "inutile" per i fanatici dell'informatica e delle scienze, convinti, a torto, che prorio la scienza possa farne a meno, o patrimonio culturale obsoleto per i "fissati" dell'inglese e delle lingue in generale che ignorano le origini di quelle lingue che vogliono a tutti costi che i figli imparino. Dalle 18 di stasera, i licei classici italiani apriranno al pubblico con mostre, dibattiti, spettacoli teatrali recitati in greco e latino, degustazioni. Il tutto per dimostrare che il liceo classico e' vivo, che le sue lingue non sono "morte" ma al contrario, sono più vive che mai e estremamente utili per proseguire un cammino di studi, qualsiasi esso sia. Non sono pochi infatti, i casi di ingegneri informatici diplomati al liceo classico o di esperti di matematica...segno che il tipo di scuola, consente un approccio al metodo di studio che poi può rivelarsi una vera e propria arma vincente. L'idea della notte bianca dei licei è venuta al professor Rocco Schembra, docente del "Gulli e Pennisi di Acireale". "L'iniziativa - spiega all'Agi - era partita come la 'notte nazionale del liceo classico poi lo scorso anno, è diventata la notte bianca. Allora vi aderirono 150 licei grazie al passaparola dei social network e quest'anno, abbiamo fatto centro diventando 237 su tutto il territorio nazionale".
"Ogni scuola gestisce questa iniziativa come crede, attravarso incontri,dibattiti, spettacoli - spiega ancora Schembra - in comune abbiamo la chiusura della manifestazione: lo scorso anno, gli ultimi cinque minuti stabilimmo che ogni istituto avrebbe letto in italiano e in greco il notturno di Alcmene. Quest'anno sarà la volta di un passo dell'Iliade (VIII, 553-565) con la descrizione di un accampamento dove i soldati guardano ad un cielo stellato, in attesa dell'aurora per dare l'idea di lanciare un messaggio di speranza". Per il professor Schembra, "oggi più che mai c'è bisogno del liceo classico e noi lo stiamo riscontrando nella passione che i docenti e i ragazzi stanno mettendo in campo. Nel nostro liceo abbiamo anche ospitato un convegno con la partecipazione di rappresentanti del Miur ed accademici per mettere insieme proposte su come rinnovare il liceo classico pur non snaturandone le caratteristiche. Abbiamo pronto un documento che consegneremo al ministero perché vogliamo che questo curriculum di eccellenza venga preservato dal momento che ci appartiene rispettando il cambiamento che viene propro dagli studenti. Ci dobbiamo adeguare ai nuovi tipi di studenti che abbiamo davanti e dobbiamo adeguare l'istruzione sia dal punto di vista didattico che pedagogico del latino e greco perché abbiamo davanti un altro tipo di studenti. Ma noi docenti, vogliamo essere parte di questo cambiamento".
Il classico Giovanni Meli di Palermo, "aderisce per la seconda volta all'iniziativa - ha spiegato la professoressa Aurelia Cilluffo, vicepreside - queet'anno speriamo di ripetere il sucesso dello scorso anno. A questo scopo, abbiamo realizzato un programma con attività diversificate che danno spazio alle forme espressive dei ragazzi e abbiamo organizzato seminari con docenti universitari. Noi crediamo fortemente nel valore formativo del liceo classico: ora la nostra scuola va verso un rinnovamento significativo, manteniamo l'impianto classico tradizionale con il latino e greco ben insegnati, ma recepiamo le nuove linee del ministero con aule 2.0. didattica digitale ecc. Siamo aperti all'innovazione senza dimenticare la tradizione del nostro patrimonio umanistico". Al "Luciano Manara" di Roma, la festa inizierà puntuale alle 18, una festa che, dirigente scolastico, il professor Fabio Foddai, tiene a precisare non è fatta per "salvare il liceo classico: "il liceo si salva da sè - spiega - noi aderiamo a questa iniativa per sottolineare la sua importanza. Quello che vogliamo spiegare è che il liceo classico non è 'vecchiò ma è estremamente utile per fornire strumenti critici necessari per interpretare la società contemporanea. Non è vero che quello che si studia al classico è superato. Al contrario è un tipo di studio irrinunciabile per comprendere il contemporaneo. In generale - sottolinea il dirigente - non si può rinunciare all'offerta culturale del liceo. E in ogni caso, anche il classico negli utlimi 25 anni è cambiato. Oggi cerchiamo di coinvolgere il più possibile i ragazzi nella comprensione dei testi. Oggi si cerca di insegnare ai ragazzi il lessico a comunciare dalla radici affinché lo studio delle lingue non sia fine a se stesso. E questa è una capacità che serve sempre, diventa un'abitudine a capire le cose andando a vedere i significati delle perole. In più, è giunto il momento di superare la dicotomia tra cultura scientifica e umanistica, ormai non è possibile pensare di non fornire agli studenti i fondamenti delle materie scientifiche per affrontare ogni problema ma il meccanismo per fare una versione di latino o greco non è lontano da quello per risolvere il prblema di geometria".
Si prepara alla notte bianca anche il liceo Socrate, altro noto istituto romano che però, come spiega il dirigente Milena Nari, "non sarà da noi solo notte del classico, visto che siamo diventati anche scientifico ma notte del liceo in generale. Lo scopo è quello di valorizzare certamente la cultura classica e il fatto che attraverso la classicità si possa creare un clima che aiuti a vivere meglio anche il moderno. Lingue morte il latino e greco? Non lo sono affatto - spiega- ma dipende dal modo con cui si insegnano e dipende da come si fanno vivere: tutto cioè che è patrimonio artistico e culturale nazionale resta tale in base all'uso che se ne fa". Notte bianca anche al famosissimo "Parini" di Milano: "Abbiamo aderito - spiega Giuseppe Soddu, dirigente scolastico - anche se non abbiamo fatto in tempo a proporre manifestazioni e iniziative ma lo faremo sicuramente il prossimo anno. Qui, come erroneamente si crede, non si tratta di 'salvarè il liceo classico, cosa che non ci riguarda visto l'alto numero di iscrizioni che abbiamo, quanto piuttosto, di ribadire l'importanza di qusti studi che sono insostituibili nella tadizione culturale italiana. Si pensi che oltre la metà dei nostri studenti si iscrive in facoltà scienfitiche, pochissimi a quelle umanistiche: vanno tutti a ingegneria, fisica, matematica, economia.. un decimo degli iscritti di quest'anno alla facoltà di fisica della Statale di Milano, viene dal Parini".
"Il liceo classico non è affatto inutile - spiega Leopoldo Gamberale, professore emerito dell'Università La Sapienza di Roma, che ha insegnato lingua e cultura latina - ma, a mio avviso, ciò che ha nuociuto nel tempo al classico, è stata la concezione che fosse la scuola dove doveva formarsi la classe dirigente e quindi una sorta di elite. Il tempo poi, ha dato torto a questa concezione, e si è visto che becerume c'è in giro... Non dico che la classe dirigente debba formarsi solo con il latino e greco ma con una buona formazione liceale sì. Detto questo - ha spiegato ancora - il discorso delle lingue classiche va affrontato in una cornice diversa a partire dal biennio, in un discorso di laboratorio linguisico dal momento che siamo in una società multietnica e quindi, latino e greco funzionano in parallelo o in contrasto con altre lingue. La scelta dell'inglese come lingua franca è a mio avviso una scelta miopie: nell'ottocento era il francese finché c'era l'egemonia culturale francese. Ora rischiamo di fare un'operazione dello stesso tipo, inglese per tutti ma quando poi, negli Usa, prevarrà l'elemento ispanofono, l'inglese scenderà dal suo piedistallo e avremo formato gente che sa tanto bene l' inglese ma che non servirà più. Ecco, in questo senso, questa è una politica miope e di rinuncia alla tradizione culturale di un paese che ha bisogno per arricchimento, di confrontarsi con le sue origini e non solo per stabilire un contrasto con le altre civiltà. E' nel contatto e nel contrasto che si formano le cose migliori. Se pensiamo a cosa è stato per la Sicilia, il contatto fra arabi nomanni e bizantini e alla meravigliosa produzione cultruale che ne è derivata, capiamo il senso. Se noi non mettiamo in crogiuolo tutto questo, comprese quindi le nostre tradizioni abbiamo rinunciato ipso facto a costruire una cultura fatta di qualcosa che invece ha costituito la piattaforma della nostra vita per tanti secoli e questo, è ancora più strano quando sappiamo che i primo veicolo di una cività è la sua lingua e che più del 50% del lessico ingelse ha origine latina....Certo, sono consapevole che l'Italia abbia un grosso deficit per quanto riguarda la scuola, nell'istuzione scientifica a partire dal poco rilievo che si dà alla scoperte scientifiche nella storia e che abbiamo perso una scuola di elite come era quella per l'artigianato, utilissima alla nostra economia...non sono affatto dell'idea che tutto debba girare intorno al liceo classico ma nemmeno che la scuola abbia solo un'opzione per le lingue classiche: se togliamo quella, facciamo si' un gesto di lbertà ma anche di eliminazione. Siamo stati per tanti secoli il paese dove si parlava il latino e il greco e allora perché dobbiamo rinunciare al nostro patrimonio? E' la cosa che contraddistingue...quando leggiamo Viriglio, leggiamo lo stesso libro che leggeva Dante, Petrarca Ariosto... Sarà un patrimonio questo come lo è il Colosseo? Certamente si e dobbiamo buttarlo via proprio noi?".
(15 gennaio 2016)