(AGI) - Roma - Quarantacinquemila euro di risarcimento dei danni morali subiti dalle vittime delle violenze di Bolzaneto che hanno presentato ricorso alla Corte europea per i diritti dell'uomo. E' la proposta di "conciliazione amichevole" presentata formalmente, in nome del governo italiano, dal ministero degli Esteri, competente per le cause davanti alla Corte di Strasburgo. La cifra e' la stessa ottenuta da Arnaldo Cestaro, il manifestante vicentino che nel 2001, a 61 anni, venne picchiato durante l'irruzione della polizia alla Diaz. La richiesta di "conciliazione" riguarda, per ora, il primo dei due ricorsi ancora pendenti per gli abusi commessi all'interno della caserma: i firmatari sono 31, per oltre la meta' stranieri. Il secondo ricorso e' stato presentato da altri 32 manifestanti.
La lettera, scritta in inglese, e' arrivata a Strasburgo ai primi di dicembre e nei giorni scorsi e' stata resa nota ai diretti interessati, chiamati ora a decidere se accettare o meno e, quindi, se portare avanti o ritirare il ricorso. Prematuro indicarne l'orientamento, ma molti sarebbero decisi a dire 'no'. Nel testo, il governo riconosce di non voler in nessun modo sminuire la "serieta' e l'importanza degli episodi accaduti" a Bolzaneto e ammette gli abusi "gravissimi e deplorabili" commessi dagli operatori di polizia, che pure sarebbero stati condannati ad "effettive sanzioni": ma una nuova condanna del nostro Paese appare altamente probabile, visto che la Corte europea non decide sul risarcimento ma giudica se c'e' stata tortura e se c'e' stata poi una punizione effettiva dei responsabili da parte dello Stato. Con la sentenza Cestaro, Strasburgo aveva gia' riconosciuto l'esistenza di "un problema strutturale della legislazione italiana", che continua a mancare oggi come allora della previsione del reato di tortura e che comunque applica una prescrizione troppo breve a quello di lesioni. Ne' aiuta che molti dei condannati per i fatti di Bolzaneto siano tuttora in servizio. Entrambi i ricorsi sono stati presentati per la violazione dell'articolo 3 della Convenzione europea per i diritti dell'uomo che impone una punizione effettiva per i responsabili di "tortura" o "trattamenti inumani e degradanti".
(9 gennaio 2016)