AGI - “Dalla stabilità degli approvvigionamenti dei beni essenziali all’autonomia strategica al superamento del vincolo dell’unanimità sulla politica estera che paralizza l’azione dell’Unione”. Sono le proposte dei cittadini che hanno preso parte ai lavori della Conferenza sul Futuro dell’Europa che secondo l’eurodeputato del Movimento 5 stelle, Fabio Massimo Castaldo, “hanno colto subito quali sono le sfide esistenziali”. “C’è stata una sensibilità fortissima verso la questione energetica ma anche un riferimento chiaro agli standard commerciali negli accordi di libero commercio, quindi l’importanza di avere standard che vadano verso l’alto sia dal punto di vista etico che ambientale”, spiega Castaldo in un’intervista all’AGI.
E saranno davvero soddisfatte queste loro richieste?
“Non sempre questi percorsi di democrazia partecipativa hanno ottenuto dei risultati proporzionali alle attese. E qui entra in gioco la politica: consultare i cittadini senza poi dare seguito alle loro proposte e conclusioni sarebbe l’errore più grave che potremmo compiere, un vero boomerang. Perché a questo punto svanirebbe il senso di appartenenza all’Ue e, al contrario, alimenteremmo delusione e disillusione in chi ha preso parte a questo processo. Io chiedo a gran voce che le conclusioni della Conferenza sul Futuro dell’Europa debbano essere considerate vincolanti per tutte le istruzioni europee, incluso il Consiglio che, organo della conservazione quale si è dimostrato per via delle resistenze e delle ritrosie di alcuni Paesi, è il soggetto che più spesso ha cercato di paralizzare, bloccare, rallentare la portata dei lavori di questa Conferenza e chiedo quindi che venga superato il tabù principe che è l’idea di non porre in discussione la possibilità di rivedere i trattati.
Non è un'operazione semplice, tanto meno in un momento così complicato
“I cittadini hanno dimostrato con la loro consapevolezza che questo punto è uno steccato per noi inaccettabile. Tant’è vero che anche nelle conclusioni si sta pensando di prevedere tre paragrafi: quello che si può fare con il quadro istituzionale esistente, semplicemente cambiando la legislazione secondaria dell’Unione; quello che si può fare sfruttando delle potenzialità già insite nel diritto primario, ad esempio anche le clausole passerella, per passare alla maggioranza qualificata in quegli ambiti dove possibili; ma un terzo paragrafo delle istanze sarà dedicato a ciò che è possibile solo ed esclusivamente rivedendo i trattati. E tutto questo non può essere accantonato perché si va a ritenere che non sia realistico, che non sia probabile o che non ci si voglia impelagare nelle difficoltà di processo di revisione. Se i cittadini lo chiederanno nelle conclusioni che verremo ad adottare in modo consensuale a quel punto bisogna dare voce assoluta a questa istanza e farlo in modo concreto aprendo anche ad una convenzione per la modifica dei trattati
Alcuni suoi colleghi del Parlamento europeo non sono entusiasti di com'è andata la Conferenza. E' improbabile che si battano per concretizzarne le richieste
Mi ha deluso molto l’atteggiamento di alcuni di loro, specialmente conservatori della destra, dell’estrema destra, che hanno costantemente criticato l’impostazione della Cofoe salvo poi negare la propria partecipazione concreta ai lavori. E’ chiaro che questa conferenza sia stata un pochino posta in secondo piano per via degli avvenimenti che non erano previsti né prevedibili. Da un lato la pandemia che si è trascinata ormai per più di due anni che ha sconvolto il nostro quotidiano imponendo un new normal molto diverso. Dall’altro lato la guerra e la criminale invasione dell’Ucraina da parte della Russia. E' evidente che due fatti di questa magnitudo hanno in parte coperto la visibilità che sarebbe stata dovuta ma paradossalmente hanno reso ancora più urgente e necessario questo cammino di riforme per rilanciare l’integrazione perché l’Unione si è scoperta non dotata di tutti gli strumenti necessari per poter rispondere a delle sfide esistenziali come quelle rappresentante dalla pandemia, dalla guerra, e dalle conseguenze economiche di entrambi.
Torniamo al vincolo di unanimità, è una delle richieste più ricorrenti. Dai cittadini ma anche dai deputati. Non tutti gli Stati potranno essere però d'accordo, l'Ungheria ad esempio
I cittadini hanno insistito molto nelle loro conclusioni perché l’unanimità dell’Ue nella politica estera venga superata. E’ possibile ricorrere ad alcune clausole passerella ma anche loro stessi hanno fatto comprendere come la via maestra sarebbe rivedere i trattati, quindi scrivere un’architettura che sia funzionale ad affrontare anche crisi, come quella ucraina, di fronte alle quali non siamo dotati appunto degli strumenti giusti. Basti pensare che la Russia sta cercando di giocare sulle nostre divisioni, sulla nostra dipendenza da idrocarburi. Così come sulla lentezza del processo decisionale. E al momento è sufficiente comprare il sostegno di un solo Paese per bloccare l’azione degli altri. Che questo sia una realtà lo si vede nelle posizioni di Orban, il premier ungherese, che continua ad assumere una linea di rottura totale rispetto alla maggior parte dei Paesi dell’Unione, con questo ostacolando la credibilità e la tempstività della nostra azione. I cittadini ci chiedono a gran voce di andare avanti su questo cammino e di farlo con tutta l’energia e la determinazione che serve per essere credibili. Un’unione che non è coerente e credibile è un’unione che non è capace di governare questi fenomeni ma purtroppo finisce semplicemente per subirli. E loro ci stanno chiedendo finalmente di fare questo passo in avanti
E se l'Ungheria dovesse mettersi di traverso, come ad esempio sta avvenendo con l'embargo all'energia russa?
Io credo che se dovessimo osservare ulteriori comportamenti ostruzionistici e irragionevolmente ostili da parte dell’Ungheria non sarebbe peregrino ventilare anche l’idea di applicare l’articolo 7 e quindi sospenderle il diritto di voto nel Consiglio. E’ un esito che nessuno di noi auspica ma sta anche al governo di Budapest comprendere che non si può cercare di condizionare la politica di ventisei prevaricandola con le scelte e gli interessi economici commerciali e legami ambigui che l’Ungheria ha intessuto con la Cina e la Russia in questi anni. Io credo che l’Ue in questo momento sia in parte essa stessa vittima del fatto che l’adozione delle sanzioni si fa all’unanimità e l’Ungheria, non solo oppone dei veti, ma cerca di mercanteggiare sulla risposta comune alla Russia. Noi rispettiamo la democrazia in tutti i Paesi europei ma non si può neanche pensare che questi Paesi possano imporre la dittatura della minoranza, Anzi la dittatura del singolo sulla moltitudine. Democrazia vuol dire anche rispetto non solo dei diritti delle minoranze ma soprattutto anche dell’orientamento delle maggioranze. Sulla politica delle sanzioni l’Ungheria deve comprendere che da sola non può ricattare il nostro Continente. Altrimenti ci costringe a scelte drastiche come quelle dell’articolo 7.
Invece c'è spazio per l'ingresso nell'Ue di altri Stati? Nelle ultime settimane sono arrivate le candidature di Ucraina, Georgia e Moldavia
Credo che da, un lato, bisogna tenere conto delle situazione e quindi dare dei gesti politici e concreti, proporre anche un’accelerazione per la concessione di status di Paese candidato all’Ucraina. Dall’altro lato non bisogna cadere nell’errore però di creare dei processi che siano del tutto alternativi o che esulino del tutto dalle regole generali. Questo ci creerebbe poi un risentimento molto forte nell’altra aerea a cui guardiamo per l’allargamento, quella dei Balcani occidentali. Quindi se può essere giustificabile una concessione accelerata dello status di Paese candidato, tenendo conto appunto della situazione, lo sarebbe meno concedere la membership, quindi l’ingresso vero e proprio nell’Unione, bypassando del tutto il processo di allargamento che è molto tecnico e molto impegnativo, costituito da capitoli e cluster negoziali, e che è impensabile che l’Ucraina possa svolgere mentre è impegnata a difendersi da un’invasione criminale, mentre piombano bombe sulle sue principali città. Quindi l’Ue dev’essere saggia e intelligente, accettare appunto la sfida politica, concedere lo status di candidato e poi aiutare e accompagnare l’Ucraina nella ricostruzione e la negoziazione dei singoli capitolo così come aiutare e sostenere la Georgia e la Moldavia.