AGI - Guy Verhofstadt, eurodeputato liberale del gruppo Renew Europe, ex premier del Belgio, è stato tra i più convinti sostenitori della Conferenza sul Futuro dell'Europa, l'iniziativa di partecipazione diretta voluta dalle Istituzioni Ue per coinvolgere i cittadini nella progettazione dell'Europa dell'avvenire. E' co-presidente del comitato direttivo, insieme ai rappresentanti delle altre due istituzioni (la vice presidente Dubravka Suica per la Commissione e il sottosegretario francese agli Affari europei Clément Beaune, per il Consiglio). Inizialmente doveva essere unico presidente ma ovviamente non è stato possibile trovare un accordo, tutti hanno voluto mettere il proprio cappello. Non è un caso quindi che Verhofstadt sia il partecipante più attivo e il frequentatore più assiduo degli appuntamenti della Conferenza.
A Varsavia, dove questo weekend sono riuniti i duecento cittadini del terzo panel (Salute e clima) è l'unico esponente dell'Ue a girare tra le sale del Palazzo della Cultura e le aule del Collegio d'Europa di Natolin tra i "semplici" cittadini. A dicembre aveva fatto lo stesso a Firenze, quando si riunì il secondo panel per presentare le proprie raccomandazioni.
"All'inizio c'era scetticismo e un po' di opposizione alla Conferenza sul Futuro dell'Europa. Oltre a quella naturale, se così la vogliamo definire, degli Stati c'era anche quella di una parte del Parlamento europeo. Ora le cose stanno cambiando, pure i tedeschi lo ammettono", ha confidato ai giornalisti che gli chiedevano sul coinvolgimento delle altre Istituzioni dell'Ue in questo processo dal basso. "Con la presidenza francese del Consiglio Ue ci sarà sicuramente più attenzione", confida. D'altronde il presidente francese Emmanuel Macron aveva insistito che si tenesse la Cofoe e soprattutto che gli esiti venissero pubblicati durante la sua presidenza dell'Unione, probabilmente anche per inserirla nella campagna elettorale per l'Eliseo dove europeismo ed euroscetticismo sono ai ferri corti.
E' tuttavia troppo presto per cantare vittoria. "Il successo della Conferenza dipenderà da quanto e come saranno accolte le sue raccomandazioni", spiega l'eurodeputato. In sostanza, l'entusiasmo dei cittadini nella partecipazione, nel voler dire la propria, non solo degli ottocento sorteggiati per fare parte dei quattro panel (che finora hanno insistito per essere presenti, nonostante i tempi difficili della pandemia) ma anche delle migliaia che sono attivi sulla piattaforma multilingue, è solo un buon punto di partenza.
"Ciò che distingue la Cofoe dagli altri esperimenti di partecipazione diretta, oltre al fatto che è paneuropea, è che i cittadini saranno presenti anche alla plenaria in cui verranno esaminate le loro raccomandazioni. Quindi non solo diranno la propria ma vigileranno anche su quanto saranno ascoltati, su come verranno prese in considerazione le loro proposte", evidenzia Verhofstadt. "Siamo onesti, non sarà facile convincere le Istituzioni a mettere in pratica la volontà dei cittadini ma servirà pressione. Di certo non potranno dire che non sapevamo, perché ora i cittadini glielo stanno dicendo chiaramente", aggiunge.
E per obbedire alla volontà dei cittadini, l'Unione non dovrebbe escludere nulla, compresa la modifica dei trattati. "Nella nostra dichiarazione comune iniziale non ne abbiamo parlato perché altrimenti per sei mesi la discussione sarebbe stato solo su quello. Ma questa per me è una domanda secondaria. Prima dobbiamo vedere che cosa chiedono i cittadini e poi valutare se per rispondere alle loro richieste sarà necessario modificare i trattati", chiarisce Verhofstadt.
Non è tutto. Se dovesse avere successo questa prima edizione della Cofoe, è probabile che diventi permanente. "I cittadini lo stanno chiedendo, lo hanno anche inserito nelle loro raccomandazioni", conferma l'ex premier belga. "Si potrebbe organizzare, ad esempio, una a legislatura, magari nel mid-term". Ogni cinque anni, insomma, gli europei avrebbero l'occasione di fare abbozzare qualche schizzo nel grande disegno dell'Ue.