(Notizia aggiornata alle ore 12.44 del 27 marzo 2018)
Nell’ambito di una indagine finalizzata al contrasto del terrorismo internazionale di matrice islamica riconducibile all’Isis, coordinata dalla Procura distrettuale di Bari, la Digos della Questura di Bari e di Foggia, in collaborazione con la Direzione centrale della Polizia di prevenzione, ha arrestato a Foggia un cittadino di origine egiziana, con la cittadinanza italiana, presidente dell’associazione culturale “Al Dawa”, nel capoluogo dauno, accusato di partecipazione all’associazione terroristica denominata Isis/Daesh e apologia di terrorismo aggravata dall’uso di mezzi informatici. La Polizia di Stato ha inoltre eseguito tre perquisizioni personali e domiciliari.
Il Gico della Guardia di Finanza di Bari ha proceduto all’esecuzione del decreto di sequestro preventivo urgente della sede dell’associazione oltre ai conti correnti dell’arrestato. I particolari dell’operazione denominata “Bad teacher” saranno illustrati nel corso di una conferenza stampa in programma alle ore 11.15 di oggi presso gli Uffici della Procura Distrettuale.
Secondo l'accusa l'egiziano, con cittadinanza italiana, avrebbe svolto attività di apologia al terrorismo sui social network. Inoltre, è stata ampiamente documentata la disponibilità di numeroso materiale di propaganda proveniente dagli organismi ufficiali di informazione dell'Isis, a dimostrazione della sua adesione al gruppo terroristico, tra cui un video degli appelli di Al-Baghdadi ed alcuni filmati contenti immagini di bambini, arruolati dall'Isis, mentre compiono azioni violente.
Gli agenti della Digos hanno inoltre evidenziato che l'azione di indottrinamento da parte dell'egiziano si sarebbe rivolta anche nei confronti di giovanissimi di seconda generazione, finalizzata a suscitare la loro adesione all'Isis, che lo stesso teneva all'interno dell'associazione.
Le indagini che hanno portato al sequestro sono partite dopo una segnalazione di operazioni sospette che sarebbero state compiute dall'egiziano e dalla moglie, una italiana di 39 anni, che hanno consentito di rilevare una disponibilità economica del 60 enne di origini egiziane sproporzionata rispetto ai redditi dichiarati, nel periodo dal 2011 al 2017.
Gli inquirenti non escludono che possa essersi procurato le disponibilità attraverso la "zakat", una specie di di raccolta fondi, operata tra i frequentatori della moschea gestendo il denaro accumulato in maniera poco trasparente. L'attività della Guardia di finanza si inserisce nel più ampio contesto operativo che nel luglio 2017 ha portato all'esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di militante ceceno dell'ISIS, anch'esso indagato per associazione a delinquere con finalità di terrorismo internazionale.