La crisi iraniana ha visto per la prima volta l'intervento del presidente moderato, Harran Rohani, da quando sono scoppiate giovedì le proteste per il malcontento legato alla situazione economica del Paese, represse nel sangue e con arresti arbitrari. Rohani ha cercato, come un equilibrista, di condannare la repressione dei manifestanti e di condannare il tentativo del presidente Usa Donald Trump, di cavalcare la protesta. Il presidente ha quindi ordinato alle diverse branche del governo, a partire dalle forze dell'ordine (inclusi i paramilitari Basiji ai Pasdaran) di lasciare "spazio al dissenso": "Le critiche sono diverse alla violenza e alla distruzione delle proprietà pubbliche. Gli uffici governativi dovrebbero fornire spazio per l'espressione legale del dissenso e le proteste", ha sostenuto Rohani che però ha replicato a Trump accusandolo di non aver interesse nel destino del popolo iraniano ma di puntare solo che sfruttare i problemi di Teheran. Trump "non ha alcun diritto" di simpatizzare con quegli iraniani che prima ha chiamato "terroristi", ha detto, "quest'uomo oggi vuole simpatizzare con la nostra gente dimenticando che pochi mesi fa ha chiamato l'Iran nazione di terroristi. Questa persona che è totalmente contro l'Iran come nazione non ha alcun diritto di sentirsi di provare compassione per il popolo iraniano".