Donne incinte e neonati bruciati vivi, ragazze stuprate, una cisterna piena di corpi senza vita: sono strazianti e inimmaginabili le testimonianze raccolte nel rapporto di Save the Children 'Gli orrori che non dimentichero' mai', rilasciate dalle donne e dai bambini Rohingya in fuga dal Myanmar al personale della Ong in Bangladesh. Episodi terribili che nessuno dovrebbe mai vivere, violenze aberranti e sistematiche, difficili anche solo da leggere, che hanno vissuto moltissimi dei 600.000 Rohingya, di cui almeno il 60% bambini, che si sono rifugiati in Bangladesh dal 25 agosto scorso. A pochi giorni dalla riunione dei ministri degli Esteri di Europa, Asia, Australia e Nuova Zelanda, che si terra' lunedi' e martedi' nella capitale del Myanmar Naypyidaw, Save the Children, l'Organizzazione internazionale che dal 1919 lotta per salvare i bambini e garantire loro un futuro, chiede ai leader di agire immediatamente per fermare le violenze contro le comunita' Rohingya. "Alcuni soldati hanno preso me e altre due ragazzine e ci hanno portato in una casa. Mi hanno colpito in faccia con un fucile, mi hanno preso a calci sul petto e mi hanno pestato braccia e gambe. Poi sono stata stuprata da tre soldati. Hanno abusato di me per circa due ore e in alcuni momenti sono svenuta", ha raccontato allo staff di Save the Children in Bangladesh la sedicenne Shadibabiran, il nome è di fantasia, come tutti i nomi dei testimoni presenti nel report. I soldati le hanno spezzato una costola. "Mi faceva molto male e a stento riuscivo a respirare. Anche ora ho difficoltà respiratorie, ma non sono andata da un medico perché provo troppa vergogna", ha raccontato ancora la ragazza.
Poi c'è Hosan, 12 anni, fuggito dal suo villaggio verso il Bangladesh dopo che i militari hanno cominciato ad aggredire le persone con i machete. Durante la fuga, Hosan si è fermato in un villaggio abbandonato nella speranza di trovare cibo e acqua. "A un certo punto mi sono avvicinato a una cisterna e ho visto che dentro c'erano almeno 50 corpi senza vita che vi galleggiavano. Non riesco a togliermi dalla testa la vista di quei corpi gonfi né l'odore di bruciato delle case date alle fiamme. Sono orrori che non dimenticherò mai", è la sua testimonianza. Dal rapporto di Save the Children emerge anche la testimonianza di Rehema, una giovane donna di 24 anni, la quale ha raccontato di aver assistito con i suoi occhi alla scena di una donna e del suo bambino bruciati vivi. "Ho visto un soldato cospargere di benzina una donna incinta di molti mesi e subito dopo darla alle fiamme. Ricordo anche un altro soldato che ha strappato un bambino dalle braccia di sua madre e l'ha scaraventato nel fuoco. Si chiamava Sahab e non aveva nemmeno un anno. Non potrò mai dimenticare le sue grida".