"Sarebbe onere dell'imputato indicare al pm dove indirizzare le ricerche per rinvenire i fondi allo stato non rinvenuti in disponibilità della Lega Nord, ma, secondo il ricorrente, esistenti". Lo scrive la Cassazione nelle motivazioni della sentenza con cui ha confermato il sequestro disposto dai magistrati di Genova nei confronti di Umberto Bossi, dove si legge anche che il sequestro di somme disposto a carico dell'ex leader della Lega, condannato in primo grado a 2 anni e mezzo per il reato di truffa allo Stato relativo a rimborsi elettorali, è "legittimo" e "anzi doveroso".
Nel suo ricorso, riportato nella sentenza della Suprema Corte, l'ex leader del Carroccio metteva in evidenza che "era senz'altro consentita l'aggressione del patrimonio dell'ente Lega Nord per un valore corrispondente al profitto del reato non recuperabile attraverso la confisca diretta, previa effettuazione delle necessarie ricerche". I giudici del 'Palazzaccio' osservano che "sul punto le affermazioni del ricorrente appaiono allo stato del tutto prive della benchè minima specificità"