In questi giorni, se non in queste ore – salvo clamorosi colpi di scena – dovrebbe essere chiuso l’ormai famoso “contratto di governo”, l’accordo con cui Movimento 5 Stelle e Lega hanno messo per iscritto i punti del programma comune.
Accordo giunto dopo molte settimane di trattative andate a vuoto e una perdurante condizione di stallo che si è sbloccato solo la scorsa settimana, con il via libera arrivato da Forza Italia al tentativo di Salvini di confrontarsi con Di Maio da solo, senza “vincoli” di coalizione.
Come avevamo anticipato la scorsa settimana sarebbe stato illusorio aspettarsi delle ricadute immediate sulle intenzioni di voto. Eppure, la nostra Supermedia di questa settimana – come anche quella precedente – ci induce a pensare che vi sia effettivamente una tendenza in atto. Debole, ma evidente.
Il dato delle liste ci dice che il M5S è il primo partito, ma in lieve calo (-0,3%) rispetto alla settimana scorsa e soprattutto (per la prima volta dal dopo elezioni) rispetto alle Politiche del 4 marzo. Il calo è particolarmente evidente se si considerano alcuni istituti singolarmente: ad esempio, secondo Ixè il M5S è sceso dal 34% al 31,5% in un mese; per la EMG, il Movimento ha perso addirittura quasi 4 punti in 2 settimane (dal 34,5% al 30,8%).
Nessuno dei 9 istituti su cui si basa la nostra Supermedia di questa settimana vede il M5S in rialzo rispetto alla rilevazione precedente, e questo ci consente certamente – pur con tutte le cautele del caso – di dire che vi sia un trend in atto.
Discorso di segno opposto per la Lega, che tutti gli istituti vedono stabile o in aumento, e che questa settimana vale il 22,6%, oltre 5 punti in più rispetto alle Politiche. Il partito di Salvini è virtualmente, in questo momento, l’unico partito a guadagnare voti rispetto al 4 marzo. Il Partito Democratico (17,8%) e Forza Italia (11,9%) sono in calo rispetto al risultato elettorale, ma mostrano comunque una stabilità per certi versi sorprendente. In particolare, il partito di Berlusconi sembra non aver beneficiato – per il momento – della “riabilitazione” del suo fondatore e leader storico: ma il suo è senz’altro da tenere d’occhio nelle prossime settimane, sia per questo motivo che per le (inevitabili) ripercussioni che avrà l’esito – positivo o negativo che sia – delle trattative tra Di Maio e Salvini per il governo.
Secondo una ricerca di Demopolis, tra chi ha votato Forza Italia alle ultime Politiche ben il 26% oggi sceglierebbe la Lega di Salvini. Se l’accordo Lega-M5S dovesse incontrare l’opposizione dura da parte degli altri partiti di centrodestra, è possibile che almeno una parte di questi elettori “tornino all’ovile”.
Per il momento, la coalizione di centrodestra ad oggi sarebbe ancora l’area politica più votata con il 39% (2 punti in più delle Politiche). Se l’accordo Di Maio-Salvini dovesse rompersi e si andasse al voto, questa sarebbe comunque una percentuale insufficiente ad ottenere la maggioranza dei seggi. Ma per ora l’accordo regge.
Con sollievo degli elettori, a giudicare da un recente sondaggio della SWG, secondo cui il 45% degli italiani auspica che si formi un governo politico M5S-Lega, mentre solo il 26% avrebbe preferito il governo “neutro” proposto dal Presidente Mattarella. Del resto, che tra i due elettorati (e non solo tra i due leader, Di Maio e Salvini) vi fosse una sorta di “idem sentire” su molti punti non è più un segreto: secondo una nostra recente analisi qualitativa basata sui risultati del sondaggio pre-elettorale di Quorum (pubblicati nell’instant book “Una nuova Italia”, editore Castelvecchi), tra gli elettori di Lega e M5S c’è molta meno distanza “ideologica” di quanta ve ne sia, ad esempio, tra quelli di M5S e PD.
Ma tra i punti di disaccordo ve ne potrebbero essere di importanti: i due terzi degli elettori della Lega, ad esempio, sarebbero favorevoli alla famosa Flat Tax, mentre lo sarebbe solo il 30% degli elettori M5S (fonte: sondaggio Ixè); mentre il blocco dei flussi migratori è visto come una priorità dal 55% degli elettori leghisti ma solo da un elettore del M5S su quattro (fonte: sondaggio SWG).
Insomma, se la scelta dell’alleanza nel suo complesso non incontrerà particolari resistenze, le singole scelte in termini di programma di governo potrebbero scontentare non poco una delle due basi elettorali (o persino entrambe). Su Di Maio e Salvini l’incognita maggiore, nelle prossime settimane, sarà costituita proprio da questo aspetto.