Si avvicina il momento in cui la politica italiana andrà in vacanza, con la tradizionale sospensione dei lavori parlamentari e la conseguente pausa estiva dal quotidiano dibattito sui temi – più o meno rilevanti – di carattere politico. Naturalmente, ciò non vuol dire che andranno in vacanza anche le opinioni degli italiani: anche se non vi saranno più molti sondaggi sui quali testarlo, l’orientamento degli elettori potrebbe evolversi anche durante il mese di agosto.
Nel 2018, ad esempio, la pausa estiva “nascose” il sorpasso della Lega ai danni del Movimento 5 Stelle: esattamente un anno fa il partito di Matteo Salvini tallonava il M5S da più di un mese, ma solo i primi sondaggi di settembre certificarono l’avvenuto cambio al vertice. Le cose quest’anno sono però molto diverse.
Anche questa settimana nella nostra Supermedia la Lega è saldamente al primo posto nelle intenzioni di voto ai partiti con il 36,8% dei consensi, un dato ormai stabile da alcune settimane. Perde invece quasi un punto in 15 giorni il Partito Democratico, che probabilmente soffre (come avevamo ipotizzato già la scorsa settimana) la martellante campagna con cui Lega e M5S hanno tirato in causa il partito di Nicola Zingaretti nei fatti di cronaca di Bibbiano. Tutti gli altri partiti sono sostanzialmente stabili, con il M5S al 17,6%, Forza Italia che riallunga leggermente su Fratelli d’Italia (7,3% contro 6,4%) e tutti gli altri partiti (Più Europa, Verdi e La Sinistra) sotto il 3%.
Se guardiamo all’indietro, possiamo notare come le tendenze rilevate dai sondaggi da inizio legislatura siano state, per adesso, sostanzialmente univoche. Nella politica – specialmente quella italiana – le cose cambiano in fretta, e potremmo sempre assistere ad una brusca inversione di tendenza. Ma per ora, in poco meno di un anno e mezzo, abbiamo visto una Lega salire sempre più, portandosi a quasi +20 rispetto a quanto ottenuto nelle urne alle Politiche del 4 marzo 2018.
Per contro, il M5S ha mostrato un andamento quasi sempre al ribasso, fino a ritrovarsi con un consenso quasi dimezzato (dal 32,7% del 2018 al 17% di oggi). Il PD ha invece mostrato un andamento stagnante, che negli ultimi mesi ha dato segnali di ripresa dopo l’elezione a segretario di Zingaretti ma che ultimamente sta conoscendo un nuovo momento di difficoltà. Mentre scriviamo non si intravedono all’orizzonte motivi per ipotizzare che dopo la pausa agostana le cose cambino significativamente rispetto all’attuale situazione.
Anche quello che sembrava uno scandalo potenzialmente in grado di assumere proporzioni preoccupanti per la Lega (cioè il caso “Russiagate”) non ha intaccato i consensi verso il partito di Salvini. Ben diversa la situazione per il Movimento 5 Stelle, che periodicamente si è trovato ad assumere posizioni che hanno in gran parte scontentato la sua stessa base e che ne hanno fortemente danneggiato il potenziale in termini di consenso.
L’ultimo e più recente esempio si è avuto con il via libera alla TAV da parte del premier Giuseppe Conte. È certamente possibile che la strategia di scaricare la responsabilità sugli altri partiti facendo votare delle mozioni sulla TAV in Parlamento (dove tutti i gruppi – a eccezione del M5S e della sinistra radicale – sono a favore dell’opera in questione) riesca a limitare i danni di immagine del Movimento. Per avere un’idea dei possibili effetti negativi della vicenda sui consensi al partito di Di Maio non va però dimenticato che gli italiani, in netta maggioranza, si sono sempre detti a favore della TAV.
I dati che abbiamo riportato più volte sono piuttosto netti, e variano di poco tra i diversi istituti demoscopici che realizzano le indagini. La scorsa settimana l’istituto Tecnè è tornato a chiedere agli italiani cosa pensassero della questione, scoprendo che è cambiato ben poco rispetto ai primi mesi dell’anno: il 60,1% si dice favorevole alla TAV, contro il 29,9% che si dice contrario.
Lo stesso sondaggio di Tecnè è però degno di nota per un motivo diverso. Finora, tutti i sondaggi avevano indicato una maggioranza degli italiani a favore della stabilità e sostanzialmente contrari a nuove elezioni. Ma, probabilmente a causa dell’immobilismo in cui sembra precipitato l’esecutivo a causa delle tensioni tra Lega e M5S (nonché tra i due partiti e le figure “tecniche” come il premier Conte e il ministro Tria) ora una maggioranza relativa degli intervistati ritiene che sia meglio andare ad elezioni anticipate: la pensa così – secondo Tecnè – il 40,5% degli elettori, contro il 38,4% che invece ritiene sia meglio che il governo vada avanti, nonostante le divergenze.