Nonostante il 14 febbraio sia una data dedicata alle coppie innamorate, la Supermedia di San Valentino quest’anno non regala troppe gioie alla “coppia” di governo costituita da Lega e Movimento 5 Stelle.
Come accade nelle relazioni sentimentali, quando le cose vanno (molto) bene ad uno dei due partner e male all’altro, lo squilibrio che ne risulta genera spesso tensioni e dissidi. E lo squilibrio registrato dagli ultimi sondaggi è decisamente consistente.
Come ricordiamo spesso, quando guardiamo ai numeri della nostra Supermedia bisogna tener conto di un certo margine incertezza statistica, perché i dati di sondaggio non necessariamente si traducono in voti reali alle elezioni.
Ma le elezioni regionali di domenica scorsa in Abruzzo hanno certificato che quello che stava emergendo da diversi mesi dai sondaggi corrisponde ad un cambiamento che si è effettivamente tradotto in voti nelle urne.
La vittoria netta del centrodestra (trainato da una Lega al 27%) in una regione che meno di un anno fa aveva visto stravincere il Movimento 5 Stelle con quasi il 40% dei voti ci suggerisce che il sorpasso del Carroccio e il progressivo aumento della distanza tra i due partiti che sostengono il Governo Conte non siano una semplice suggestione dei sondaggisti, ma un dato di realtà.
I numeri di oggi sono molto interessanti: innanzitutto, la Lega tocca un nuovo record, il 32,6%. Un dato, curiosamente, quasi identico a quello ottenuto dal Movimento 5 Stelle alle Politiche del 4 marzo. Per contro, proprio il M5S continua il suo calo scendendo al di sotto del 25% (24,8) e accusando un distacco dalla Lega ormai pari quasi a 8 punti.
Dopo alcune settimane di crescita, il Partito Democratico vede invece un “rimbalzo” verso il basso (mezzo punto in meno in 15 giorni) mentre sorprende il dato di Più Europa, che sembra beneficiare del suo primo congresso nazionale – nonostante le polemiche che hanno accompagnato l’elezione a segretario di Della Vedova – salendo addirittura al 3,3%.
Una buona notizia per il neo-partito di Emma Bonino, ma che potrebbe complicare le cose nel centrosinistra: nonostante l’adesione del PD al manifesto europeista dell’ex ministro Carlo Calenda, la lista unica proposta da quest’ultimo per le elezioni europee (che si basa sull’assunto che ad eccezione del PD nessuna lista europeista possa superare la soglia di sbarramento del 4%) potrebbe non includere proprio Più Europa, che potrebbe essere incoraggiata proprio da questi sondaggi a tentare la corsa solitaria.
Sembra in salute anche Forza Italia, che continua a far registrare dati leggermente in crescita (più vicini al 10 che all’8 per cento) forse anche grazie al ritrovato attivismo di Silvio Berlusconi dopo la sua decisione di candidarsi per un seggio a Strasburgo.
Ma è il centrodestra nel suo complesso ad essere in ottima fora: la crescita della Lega non avviene a scapito di quelli che furono i suoi alleati alle Politiche (e che continuano ad esserlo alle Regionali): secondo la Supermedia di questa settimana, la coalizione che lo scorso 4 marzo giunse prima col 37,1% dei voti oggi vale esattamente 10 punti in più (47,1%).
Il nostro grafico mostra anche come, da quando è nato il Governo Conte, la crescita del centrodestra è stata quasi speculare al calo del Movimento 5 Stelle, che in questo periodo ha perso quasi 5 punti e mezzo. Ecco perché aumentano le tensioni tra i “gialli” e i “verdi” nel Governo (sulla TAV ma non solo) ed ecco perché qualcuno – da ultimo un report dell’agenzia Moody’s – torna a parlare di elezioni anticipate, magari dopo le Europee, come di uno scenario probabile.
Ma cosa vogliono gli italiani, in proposito? Nonostante da settimane le tensioni nella maggioranza siano al centro dell’agenda mediatica, a scapito dell’azione di governo vera e propria, la maggior parte degli elettori ritiene che la cosa migliore sia che il Governo Conte vada avanti. Secondo un sondaggio di Demopolis, questo è vero per ben il 55% degli italiani, presumibilmente in modo trasversale rispetto alle preferenze politiche. Solo 1 intervistato su 4 (26%) vorrebbe tornare al voto, e ancora minore (15%) è il numero di chi ritiene che un’altra maggioranza sia possibile anche in questa legislatura.
E del resto gli italiani sono anche piuttosto realisti (o disillusi?) sulle conseguenze delle elezioni in Abruzzo, per quanto clamorose. Secondo una rilevazione dell’istituto EMG, per il 56% degli elettori non cambierà nulla, mentre un terzo del campione prevede una prevalenza, in futuro, della linea della Lega. Solo il 5% ritiene che alla fine si arriverà alla caduta dell’esecutivo, una prospettiva vista come improbabile anche tra gli elettori del PD (tra i quali la indica solo il 14%).
"Secondo lei dopo il voto alle regionali in #Abruzzo, cosa succederà al governo?"
— Agorà (@agorarai) 14 febbraio 2019
Il sondaggio di @FabrizioMasia1 #agorarai pic.twitter.com/21yWg3nwlD