Sono giorni di gran confusione, come forse non se n’erano mai visti nella storia della Repubblica. In un periodo come questo, in cui ci sono 3-4 “colpi di scena” al giorno, è difficile per gli stessi addetti ai lavori capire esattamente cosa stia succedendo ed assegnare eventuali meriti e responsabilità. Figuriamoci quanto può esserlo per i comuni cittadini, che poi sono quelli la cui opinione viene rilevata dai sondaggi che misurano il “clima” politico del Paese.
Anche la Supermedia di questa settimana tiene conto – per forza di cose – soltanto parzialmente degli eventi “scioccanti” succedutisi a partire da domenica scorsa: lo scontro su Savona e la conseguente rinuncia a formare un Governo da parte di Giuseppe Conte; l’incarico dato a Carlo Cottarelli e la reazione furibonda di Lega e Movimento 5 Stelle, con Di Maio a chiedere addirittura l’impeachment per il Capo dello Stato, salvo tornare sui suoi passi il giorno dopo; lo spread che è schizzato oltre quota 300 per poi ridiscendere, mentre Cottarelli (che doveva consegnare la lista dei ministri al Capo dello Stato “in tempi strettissimi”) si è messo in stand-by, in attesa che possa ricomporsi la possibilità che nasca un esecutivo politico, magari che includa anche Fratelli d’Italia. Tutti questi avvenimenti avranno certamente un impatto sulle intenzioni di voto, che inizieremo a poter quantificare verosimilmente solo dalla prossima settimana.
Quello che possiamo vedere già oggi, però, è comunque importante: perché ci conferma che la tendenza che avevamo intravisto nelle ultime settimane effettivamente esiste, ed è a questo punto innegabile. La Lega continua la sua crescita impetuosa, e il Movimento 5 Stelle perde pian piano consenso, sia pur lentamente.
Come mostra il nostro grafico, sono ormai 6,5 i punti percentuali guadagnati rispetto alle Politiche del 4 marzo dal partito di Matteo Salvini. Per contro, il M5S si conferma per la seconda settimana consecutiva al di sotto del risultato delle Politiche, e – per quanto rimanga ancora nettamente al primo posto tra le liste – vede ridursi ulteriormente il suo vantaggio. Di fronte a cambiamenti così netti, sorprende che il PD resti sostanzialmente immobile, di poco sotto il 18%. Alcuni istituti segnalano una lieve risalita dei democratici rispetto alle scorse settimane, ma nella nostra Supermedia questo aumento è compensato da altre rilevazioni che invece mostrano variazioni assenti – o addirittura lievemente negative. Nel centrodestra continua ad essere in sofferenza Forza Italia (che ormai vale meno della metà della Lega) ma anche Fratelli d’Italia: e forse non è un caso nei giorni appena trascorsi Giorgia Meloni abbia cercato di “sgomitare” per riguadagnare un po’ di visibilità e non rimanere schiacciata dal protagonismo del duo Salvini-Di Maio.
Queste difficoltà sono comunque più che compensate dall’incredibile stato di salute della Lega salviniana, che traina l’area di centrodestra per la prima volta sopra il 40%. Incomincia ad intravedersi la convenienza, per Salvini, a prepararsi ad un “piano B”, ossia delle elezioni anticipate per capitalizzare i consensi crescenti puntando ad ottenere una maggioranza autonoma di centrodestra in entrambe le Camere: come abbiamo dimostrato qualche tempo fa, questo obiettivo al momento non sarebbe troppo irrealistico. Eppure, proprio quando questa sembra l’ipotesi alternativa più allettante (rispetto ai tentativi reiterati di far partire un governo col M5S) iniziano a fioccare altre, ulteriori suggestioni. Per esempio, c’è chi inizia a pensare che se si tornasse a votare in tempi brevi sarebbe più giusto che la “coalizione del contratto” si presentasse insieme davanti agli elettori per misurare il proprio programma di governo con il consenso popolare. Una nostra recente simulazione mostra che una coalizione di questo tipo, che secondo la Supermedia varrebbe oltre il 50% dei voti, potrebbe contare su una maggioranza schiacciante (oltre 400 seggi alla Camera, e ben più di 200 al Senato).
Un’ulteriore ipotesi che abbiamo testato riguarda invece la possibilità che la Lega si presenti al voto da sola, senza alleati. In quel caso il M5S sarebbe comunque ancora il primo gruppo parlamentare (come oggi), ma la Lega potrebbe contare su ben 181 seggi, vincendo quasi tutti i collegi al Nord come mostra la nostra mappa.
Ancora, nell’ipotesi – effettivamente più realistica – che Salvini decida di correre con Fratelli d’Italia come alleato (di fatto, “scaricando” la sola Forza Italia, dopo aver già abbondantemente vampirizzato l’elettorato berlusconiano) i due alfieri della destra italiana resterebbero comunque alle spalle dei 5 Stelle. Ci troviamo quindi ad un punto delicato, in cui ciò che ci aspetta dipenderà dalle valutazioni dei vari leader politici su come capitalizzare al massimo i loro consensi (oppure limitare i danni al minimo). E da questo, in ultima analisi, dipenderà il destino del futuro governo: se la strada delle elezioni dovesse apparire a Salvini come un gioco che non vale la candela, è probabile che si impegnerà davvero a far partire il governo con il M5S. In caso contrario, andremo con tutta probabilità verso nuove elezioni in tempi molto brevi.