Gli ultimi giorni sono stati piuttosto “movimentati” dal punto di vista politico. Nell’arco di una sola settimana ci sono state delle notizie non da poco, che hanno coinvolto quasi tutte le forze politiche:
- la convention fondativa del nuovo soggetto di sinistra, “Liberi e Uguali”, che ha incoronato come proprio leader de facto il presidente del Senato, Pietro Grasso;
- il congresso di Fratelli d’Italia, con Giorgia Meloni riconfermata alla guida del partito, di cui è stato presentato anche un nuovo simbolo;
- la notizia di una nuova indagine a carico del padre del sottosegretario Maria Elena Boschi, che nel frattempo ha fatto causa (civile) all’ex direttore del Corriere Ferruccio De Bortoli;
- il “ritiro”, nello stesso giorno, da parte di Giuliano Pisapia (che ha annunciato la fine del progetto di Campo Progressista dopo la calendarizzazione al Senato della legge sul biotestamento ma non di quella sullo ius soli) e di Angelino Alfano: nessuno dei due sarà presente nel parlamento della prossima legislatura.
Scopriremo ben presto se, e in che misura, questi avvenimenti avranno un impatto sulle intenzioni di voto, è solo questione di tempo. Per ora, continuiamo a registrare quella che è ormai una tendenza piuttosto netta: nelle ultime settimane il quadro politico si è messo nettamente in moto, e le intenzioni di voto iniziano a spostarsi verso l’alto o verso il basso come non facevano da molti mesi. Niente più immobilismo, quindi: siamo entrati in campagna elettorale (e chissà quanto ancora cambieranno le cose da qui alle elezioni).
Vediamo quindi i dati di questa settimana: il Movimento 5 stelle è ancora la prima lista, ma scende sotto il 27% - non capitava da un bel po’ di tempo. Il PD resta comunque in seconda posizione con il 24,9%, in calo rispetto a un mese fa nonostante il dato sia leggermente migliorato (+0,5%) rispetto alla settimana scorsa.
Continua l’ottimo stato di salute di Forza Italia, al 15,4% e nettamente terza forza davanti alla Lega Nord (13,6%, il peggior dato da giugno). In attesa di misurare gli effetti della convention fondativa di “Liberi e Uguali”, la lista unitaria che riunisce MDP, Sinistra Italiana e Possibile è stimata intorno al 6% e con un trend in crescita. Anche Fratelli d’Italia appare in crescita, tornando sopra il 5%. Alternativa Popolare, i cui membri – pare – ora andranno in ordine sparso (chi col PD, chi col centrodestra) si ritrova ad un poco entusiasmante 1,9%.
Secondo le proiezioni sui seggi realizzate nell’ambito del Dossier Rosatellum sviluppato con la società Reti, senza Alternativa Popolare di Alfano il Pd rischierebbe di perdere 9 collegi alla Camera, in favore di centrodestra e 5 Stelle. Solo 5 sarebbero invece i collegi 'persi' sottraendo al totale della coalizione di centrosinistra il valore che abbiamo stimato per Campo Progressista di Pisapia (0,8%).
Altri 11 seggi, attualmente stimati nel Dossier con un vantaggio Pd superiore ai 5 punti, senza il partito di Alfano finirebbero nella colonna dei contendibili, pur mantenendo un lieve margine a favore del centrosinistra. La cifra è pari invece a 8 conteggiando l'uscita di Pisapia e di Campo Progressista (in questo caso gli equilibri cambierebbero anche in due importanti collegi urbani).
Il consenso di Alternativa Popolare infatti, seppur modesto sul piano nazionale (come abbiamo visto, anche questa settimana), è infatti superiore a quello finora registrato dal movimento di Pisapia, ed è localizzato nel Centro-Sud, dove si trova una parte rilevante dei collegi contendibili. Da un punto di vista “quantitativo” prima ancora che politico, quindi, il “forfait” dell’attuale ministro degli Esteri potrebbe avere conseguenze negative per il PD più pesanti di quelle derivanti dal fallimento – per la verità annunciato – dell’esperimento di Pisapia…