Dall’atteggiamento di “scontro dialogante” adottato dalla maggioranza sembra però beneficiare solo uno dei due partiti che sostengono l’esecutivo guidato da Giuseppe Conte. Parliamo della Lega, che questa settimana nella nostra Supermedia dei sondaggi fa un balzo di circa un punto rispetto alla scorsa settimana e di oltre un punto e mezzo rispetto a 15 giorni fa.
Per contro, il Movimento 5 Stelle flette di mezzo punto rispetto a due settimane orsono. Il risultato è un nuovo record nella distanza che separa i partiti di Salvini e Di Maio: ora il vantaggio della Lega è infatti di 5,7 punti (31,8% contro 26,1%).
Tra gli altri partiti è da segnalare il Partito Democratico che si attesta al 17,3% e per la terza settimana consecutiva cresce dello 0,2%. È uno scostamento talmente debole, e così poco significativo dal punto di vista statistico, che potrebbe benissimo trattarsi di una fluttuazione casuale. Ma è anche possibile – e non sarebbe da escludere – che la spiegazione risieda nell’apertura ufficiale del dibattito congressuale, che sfocerà nelle primarie fissate per il 3 marzo 2019 e che potrebbe aver già iniziato a incuriosire (se non a coinvolgere) elettori o ex elettori del PD.
L’evoluzione del consenso alle aree politiche “aggregate” mostra una tendenza degna di nota: la differenza tra centrodestra (intesa come coalizione elettorale così come presentatasi agli elettori lo scorso 4 marzo) e Movimento 5 Stelle nell’ultimo mese si è accentuata notevolmente: se prima erano 15,7 punti oggi ne sono quasi 19. Ma se guardiamo alle aree “parlamentari” (maggioranza da un lato, opposizioni dall’altro) non notiamo alcuna variazione. Questo vuol dire che nelle ultime settimane il consenso verso il Governo si è mantenuto su livelli comunque molto alti (quasi il 58%) esclusivamente grazie alla crescita della sua componente di centrodestra, cioè la Lega.
In ogni caso, l’incognita in questo momento è capire come si comporterà l’esecutivo in relazione alla fatidica scelta: cambiare o meno la manovra di bilancio? Finora la maggioranza si è sempre dimostrata molto attenta all’opinione pubblica, il più delle volte assecondando gli orientamenti prevalenti tra gli elettori così come emergevano dai sondaggi. Per questo è molto interessante vedere cosa pensano gli italiani di questa spinosa questione.
Innanzitutto, gli italiani sono preoccupati per questa situazione. Lo rivela un sondaggio di Tecnè, realizzato la scorsa settimana, secondo cui il 62% si dichiara preoccupato per la bocciatura della manovra da parte della Commissione e il 59% (in aumento di 4 punti rispetto al mese precedente) teme che ci possa essere una crisi finanziaria se i mercati e lo spread dovessero surriscaldarsi eccessivamente. Probabile conseguenza sempre secondo lo stesso istituto, calano anche (dal 40% al 38) i giudizi positivo verso la manovra economica, mentre salgono di 3 punti (da 49 a 52%) quelli negativi.
Che fare quindi con la manovra? Nel sondaggio realizzato da Antonio Noto per la trasmissione “Cartabianca”, il 58% degli italiani si dice favorevole a cambiarla per convincere l’Unione Europea (la Commissione e i governi degli altri paesi), mentre solo 2 su 10 sono a favore della linea della fermezza e la lascerebbero così com’è. Numeri confermati dall’istituto EMG di Fabrizio Masia, secondo cui il 63% degli italiani è favorevole a cambiare la manovra “per evitare conseguenze peggiori” (e attenzione: la pensa così anche il 29% degli elettori della Lega e addirittura il 46% di quelli del M5S) contro un 30% secondo cui il Governo deve “tenere il punto”.
Le stesse rilevazioni di EMG dimostrano come nelle ultime settimane il tema della fragilità dei conti pubblici italiani abbia raggiunto un’ampia fetta di italiani. Interrogati su quale debba essere la priorità del Governo, la maggioranza relativa (38%, in aumento rispetto al 35% rilevato una settimana prima) risponde “abbassare il debito pubblico”. Solo al secondo posto (19%) troviamo il superamento della legge Fornero con la quota 100, da sempre rilevato come uno dei provvedimenti più popolari – quando non il più popolare in assoluto – tra quelli annunciati dalla maggioranza giallo-verde. Ancora più esigua – nonché in diminuzione – è la quota di chi pensa che la priorità principale sia il reddito di cittadinanza (14%) e la flat tax (12%).
Insomma, tra gli italiani si è fatta largo una consapevolezza dei rischi che corre l’Italia dal punto di vista del bilancio pubblico. E anche se di questo, almeno per ora, non sembrano in alcun modo beneficiare i partiti di opposizione, si tratta comunque di un orientamento che il Governo difficilmente potrà ignorare.