Il Partito Democratico sta vivendo una fase di crisi. Non sapremmo in quale altro modo definire il periodo attuale, nel quale il PD fa registrare le sue peggiori percentuali nelle intenzioni di voto non solo con riferimento all’anno in corso, ma da molti anni a questa parte.
A cosa è dovuta questa crisi? Non sappiamo dirlo, e probabilmente si tratta di una domanda a cui 10 diversi osservatori risponderebbero in 10 modi diversi. Quel che è certo, però, è che la china discendente dei democratici risale a circa un mese fa e sembra aver subito una netta accelerazione da due settimane a questa parte, ossia dalle elezioni regionali in Sicilia di inizio novembre. Nell’ultimo mese, oltre alla sconfitta in Sicilia (e nel X Municipio di Roma) il PD è andato allo scontro (anche interno) su diverse questioni, dalla legge elettorale a Bankitalia. Il risultato è il record negativo nella nostra Supermedia: il 24,4%. Valori simili, per dire, non si registravano dal 2010-2011.
Al primo posto continua ad esserci il Movimento 5 stelle, questa settimana con il 27,5%. Un dato non particolarmente brillante (in aumento solo dello 0,3 rispetto a un mese fa) ma che consente ai pentastellati di rafforzare il primato, staccando il PD di oltre tre punti.
Forza Italia allunga sulla Lega
Nel centrodestra si registra un nuovo record per Forza Italia, ancora in salita e per la prima volta quest’anno sopra il 15%. Lentamente, ma in modo costante, il partito di Silvio Berlusconi sembra star recuperando almeno in parte i suoi consensi storici, al punto che il 16% delle ultime Europee (finora il record negativo di FI in un’elezione nazionale) ora è a portata di mano. La Lega Nord rimane sopra il 14% e insieme al buon dato di FDI (4,9%) contribuisce a tenere alto il dato del centrodestra nel suo complesso.
Da oggi e fino al voto monitoreremo anche l’andamento delle coalizioni. Come ormai è noto, infatti, la nuova legge elettorale (il Rosatellum) prevede e incoraggia la formazione di coalizioni nazionali per sostenere i candidati nei collegi uninominali. E sarà proprio l’esito delle sfide nei collegi la chiave per vincere le prossime elezioni. Ad oggi, come si vede nel nostro grafico, il centrodestra è nettamente la prima coalizione, sfiorando il 36%. Gli oltre 6 punti di vantaggio sull’area di centrosinistra (PD, AP ed alleati minori) vogliono dire che nemmeno una – a questo punto impossibile – riappacificazione tra PD e le sigle alla sua sinistra basterebbe a superare il centrodestra. In più, seppur da solo, il M5S resta sempre una presenza ingombrante e competitiva, in grado di vanificare le speranze di chi si illude che possano tornare i tempi del bipolarismo.
Cosa ci dicono i dati di Ostia
A dire il vero, il bipolarismo potrebbe ripresentarsi, seppur in una veste inedita rispetto a quanto visto sino ad oggi nella politica italiana. Il ballottaggio del X Municipio di Roma (quello di Ostia) potrebbe rivelarsi infatti un segnale d’allarme da non sottovalutare per il PD: come ha rivelato l’analisi dei flussi di voto tra il primo e secondo turno, in uno scenario in cui si sono fronteggiati una candidata di centrodestra (Monica Picca) e una del movimento 5 stelle (Giuliana Di Pillo), gli elettori del PD si sono riposizionati per la maggior parte su quest’ultima.
Il rischio per i democratici quindi, a meno di una netta inversione di tendenza nelle prossime settimane, è che una parte dei suoi elettori possa optare per un ‘voto strategico’ in chiave anti-centrodestra, proprio come accaduto a Ostia e dintorni – e, in una certa misura, anche in Sicilia con il voto disgiunto a favore del grillino Cancelleri. In questo caso il PD si troverebbe schiacciato tra centrodestra e M5S, relegato al ruolo di terzo incomodo in un nuovo bipolarismo.