Si chiude un’altra settimana impegnativa per il Governo italiano, che ha chiuso un accordo con la Commissione europea di Bruxelles indicando infine un rapporto deficit/Pil di circa il 2% e un sostanziale ridimensionamento delle misure più impegnative (pensioni con quota 100 e reddito di cittadinanza).
I tempi stringono, ma velocizzando i tempi parlamentari – cioè ponendo la fiducia – l’esecutivo dovrebbe riuscire a far approvare la legge di bilancio entro il 31 dicembre, scongiurando così il rischio di un esercizio provvisorio che con l’approssimarsi della fine dell’anno si faceva di giorno in giorno più “ingombrante”.
Anche se la pausa natalizia non coinciderà necessariamente con una pausa nel dibattito politico, sembra che almeno fino a inizio gennaio non vi saranno altri scossoni che possano incidere sul consenso ai partiti. Vediamo quindi qual è lo stato di salute delle varie forze politiche dopo oltre un mese di dibattito pressoché monopolizzato dalla discussione sulla legge di Bilancio.
Questa settimana la nostra Supermedia è piuttosto “robusta”, dal momento che prende in considerazione ben 8 rilevazioni pubblicate negli ultimi 15 giorni da altrettanti istituti (ben 5 solo nell’ultima settimana). E ci consente di dire che la Lega non ha risentito negativamente delle difficoltà incontrate dal Governo nelle negoziazioni con Bruxelles, dal momento che risulta nettamente il primo partito con il 31,4% e un trend in lieve crescita. Risale un po’ (e non succedeva da molte settimane) anche il Movimento 5 Stelle, che però rimane staccato di oltre 5 punti dal partito di Matteo Salvini.
Nonostante le posizioni del Governo assunte di volta in volta sulla manovra abbiano destato molte perplessità tra gli italiani e vi sia ormai anche una certa disillusione rispetto alle misure più volte promesse in campagna elettorale (e dopo), l’area di governo non sembra averne risentito granché. Anzi, nell’ultimo mese è persino leggermente cresciuta (+0,3%).
Il calo dello 0,8% dovrebbe invece preoccupare le opposizioni di ispirazione progressista (PD e alleati + l’area ex LeU) che fa fatica ad attrarre gli elettori ostili all’impostazione fortemente salviniana fatta propria dal Governo su molte materie. Naturalmente, la situazione potrebbe cambiare nelle prossime settimane: con lo svolgimento del congresso del Partito Democratico, il partito che fu di Renzi potrebbe darsi una linea politica piuttosto diversa dal passato.
Secondo una recente indagine di Ipsos, gli elettori del PD sono piuttosto divisi sulla nuova linea (se il 51% vorrebbe un partito più “di sinistra”, il 47% preferirebbe invece continuare sulla strada “liberal” degli ultimi anni) ma sulle alleanze le divisioni sono meno nette: il 60% degli elettori di centrosinistra respinge convergenze o alleanze con il Movimento 5 Stelle. Tra le candidature per la leadership, quella di Nicola Zingaretti si conferma la più forte: lo preferisce come prossimo segretario il 39% degli elettori democratici, contro il 17% dell’inseguitore più prossimo (Maurizio Martina); ma circa un terzo (32%) si dichiara ancora indeciso.
#Sondaggio Ipsos:
— YouTrend (@you_trend) 15 dicembre 2018
• Zingaretti in netto vantaggio su Martina nella corsa alla segreteria PD
• Elettori dem divisi sulla nuova linea: il 51% vuole un PD più a sinistra
• Solo il 37% degli elettori csx vede bene un accordo col M5s
• Un ipotetico partito di Renzi varrebbe il 6% pic.twitter.com/93I9ErkW7w
L’ostilità ad un’alleanza con il M5s emerge anche da un sondaggio realizzato dall’istituto EMG, secondo cui due terzi degli elettori del PD vorrebbero un partito in grado di rifondare il centrosinistra, e solo uno su cinque vorrebbe un’alleanza con i pentastellati in chiave anti-centrodestra.
"Secondo lei il #PD, dopo il congresso, cosa dovrebbe fare?"
— Agorà (@agorarai) 20 dicembre 2018
I sondaggi di @FabrizioMasia1 #agorarai pic.twitter.com/QXeRNqs5kY
L’immobilismo (o addirittura l’arretramento) dei partiti di opposizione nei sondaggi è però particolarmente allarmante se si considera che – nonostante il consenso verso i partiti di maggioranza siano tuttora lusinghiere – non mancano nell’opinione pubblica segnali di insoddisfazione verso il Governo. Secondo il sondaggio realizzato da Quorum per Sky TG24, i primi sei mesi di attività dell’esecutivo guidato da Giuseppe Conte sono promossi solo dal 39% degli italiani. Se – comprensibilmente – il tasso di approvazione è molto più alto tra gli elettori di Lega e M5s, è evidente che tra i tanti (38%) che sono indecisi, o comunque non dichiarano un’intenzione di voto, l’insoddisfazione prevale rispetto ai giudizi positivi.
La soddisfazione per i primi 6 mesi del #GovernoConte fra gli elettori dei due partiti di maggioranza si avvicina al 90%, ma sul totale della popolazione si ferma al 39%.#Sondaggio Quorum/Youtrend per @skytg24 #IlConfine pic.twitter.com/rY6siqH7mT
— YouTrend (@you_trend) 19 dicembre 2018
Più nello specifico: la maggioranza degli elettori ritiene che il compromesso raggiunto dal Governo con la Commissione europea sulla manovra rappresenti una sconfitta. Che la battaglia di Salvini e Di Maio contro Bruxelles fosse condivisa o meno, si tratta di una battuta d’arresto che non è piaciuta anche a una parte non insignificante dei loro elettori: il 25% degli elettori leghisti e il 18% di quelli M5s ritiene che a uscirne sconfitto in questa situazione sia stato il Governo italiano.
Il 58% degli italiani ritiene l’accordo con l’Europa una sconfitta. Per Il 75,1% degli elettori @legasalvini e l’81,6% degli elettori @mov5stelle si tratta di una vittoria#Sondaggio Quorum/YouTrend per @skytg24 #ilconfine pic.twitter.com/CykE7kSfCi
— YouTrend (@you_trend) 19 dicembre 2018
Nel sondaggio, Quorum ha chiesto agli elettori anche un pronostico sulla durata dell’esecutivo. Notevole, a questo proposito, è la percentuale di chi pensa che il Governo Conte abbia vita breve: quasi 6 intervistati su 10 (58%) pensa che l’esecutivo cadrà entro il prossimo anno. Se la previsione di questi elettori dovesse avverarsi, il 2019 potrebbe rivelarsi non molto più stabile del 2018 che si avvia a concludersi dopo aver rivoluzionato lo scenario politico italiano.