Chi si aspettava che il caso “Russiagate” avesse già prodotto degli effetti misurabili sull’opinione pubblica – e in particolare sul consenso nei confronti della Lega – è destinato a rimanere deluso. Almeno per adesso. Stando a quanto emerge dalla nostra Supermedia dei sondaggi, infatti, lo scandalo che ha coinvolto il partito di Salvini non sembra ancora avere ripercussioni sulle preferenze degli elettori. Anzi, questa settimana si verifica una situazione abbastanza insolita: c’è un solo partito che mostra un incremento dei consensi, peraltro non indifferente (+1,3%) rispetto a quindici giorni fa, ed è proprio la Lega. Tutti gli altri partiti fanno segnare variazioni di segno negativo, sia pure per pochi decimali. Il calo più rilevante lo fa segnare Forza Italia (-0,7%), un indizio – già rilevato la scorsa settimana – che potrebbe essere in corso un ulteriore spostamento di elettori dal partito di Berlusconi a quello di Salvini.
Cosa dobbiamo dedurre da questi numeri? Che il “Russiagate” non solo non ha fatto perdere consensi alla Lega ma li ha, al contrario, aumentati? Non proprio. Il motivo sta, molto banalmente, nel fatto che tale scandalo è ancora relativamente recente: la pubblicazione degli audio di BuzzFeed (in cui si sente l’ormai noto Savoini trattare con funzionari russi una transazione milionaria in favore della Lega) risale al 10 luglio scorso.
Complice la stagione estiva, solo due istituti hanno pubblicato dei sondaggi sulle intenzioni di voto a cavallo di questa vicenda: si tratta di Tecné (due rilevazioni a distanza di pochi giorni, la prima l’8 luglio e la seconda l’11 luglio) e di SWG (8 e 15 luglio). Nel primo caso si registra per la Lega una flessione dello 0,7 per cento (in tre giorni); nel secondo, un lieve aumento (+0,2%) in una settimana.
Sono dati troppo esigui – oltre a contraddirsi tra loro – per poterne trarre conclusioni. Gli altri due istituti presenti nel nostro “paniere” di questa settimana non ci aiutano: sia la rilevazione di Noto (che ha registrato per la Lega un 38%) sia quella di Demos (Lega 35,3%) risalgono ai giorni immediatamente precedenti lo scandalo (5 e 10 luglio rispettivamente).
L’aumento fatto registrare dalla Lega si deve, più probabilmente, agli effetti della vicenda “Sea Watch” che – come abbiamo avuto modo di sottolineare ancora la scorsa settimana – ha visto gli italiani schierarsi in netta maggioranza a favore delle posizioni di Salvini.
Ma anche se i dati sulle intenzioni di voto non ci aiutano, ve ne sono altri che danno indicazioni interessanti. A cominciare proprio da quelli di Demos, che – proprio in concomitanza con la Supermedia della scorsa settimana, in cui avevamo ripreso una sua rilevazione dell’aprile 2018 – ha pubblicato un nuovo, aggiornato sondaggio sul gradimento dei leader stranieri in Italia. I risultati, soprattutto se confrontati con i dati precedenti, sono piuttosto eloquenti.
Il gradimento del presidente russo Vladimir Putin, in Italia, sarebbe cresciuto di 4 punti in un anno (dal 39 al 43 per cento). Soprattutto, si nota una crescita impetuosa tra gli elettori della Lega: se lo scorso anno Putin riceveva l’apprezzamento di “solo” 53 leghisti su 100, quest’anno sarebbero ben 65 su 100, praticamente due su tre. Il consenso di Putin è rimasto stabile (e molto basso) tra gli elettori del PD, mentre sarebbe aumentato di 10 punti (dal 39 al 49 per cento) tra chi vota Movimento 5 Stelle.
A – ulteriore – conferma di un travaso di elettori da Forza Italia alla Lega, nel bacino di FI del 2018 i giudizi positivi verso Putin erano molto superiori: 61% contro il 48% odierno. Insomma, con una parte consistente di italiani (e soprattutto di leghisti) che mostra apprezzamento nei confronti del presidente russo, quanto può incidere negativamente sul consenso alla Lega l’emergere di un eventuale legame occulto – sia pure nelle forme di una sospetta corruzione internazionale – tra Putin e Salvini?
Se i numeri visti sin qui potrebbero far pensare che tutto sommato la Lega possa superare indenne questa vicenda, il sondaggio realizzato da Ipsos e pubblicato la scorsa settimana sul Corriere della sera sembra invece indicare tutt’altro. Secondo l’istituto di Nando Pagnoncelli, tra gli italiani interpellati nei giorni immediatamente successivi alla pubblicazione dello scandalo (10-12 luglio) solo una minoranza riteneva che si trattasse di una vicenda “poco” (12%) o “per nulla” (13%) grave: ben più numerosi coloro che invece hanno risposto che il “Russiagate” rappresentasse un episodio “abbastanza” (23%) o “molto” (35%) grave.
Lo stesso sondaggio mostrava come il campione non fosse a priori sbilanciato contro Putin: ad esempio, sul tema delle sanzioni contro la Russia (di recente confermate dai capi di governo della UE) il 38% riteneva che si trattasse di una decisione giusta, contro il 39% che invece la reputava sbagliata.
Insomma, la vicenda è ancora ai suoi inizi, e nel frattempo l’esecutivo si vede attraversato da nuove tensioni dopo la controversa elezione di Ursula con der Leyen che ha visto Lega e M5s su fronti opposti in Europa, siamo ancora in attesa di registrare l’orientamento dell’opinione pubblica in un frangente politico che appare delicato come non accadeva da molti mesi.