Mentre si chiude quella che doveva essere l’ennesima “settimana decisiva” per sciogliere il nodo del futuro governo, la situazione politica sembra pian piano mostrare segni di evoluzione.
Non solo per quanto riguarda gli atteggiamenti dei vari leader di partito, con gli ultimi sviluppi che sembrano archiviare definitivamente (?) la possibilità di un’alleanza tra Movimento 5 Stelle e la Lega di Salvini e i conseguenti primi, timidi segnali di “scongelamento” da parte del PD.
Ma anche per quanto riguarda gli elettori, si assiste ad una certa evoluzione che gli attori politici (financo il capo dello Stato) non potranno ignorare del tutto.
L’analisi della nostra Supermedia settimanale dei sondaggi parte, come di consueto, dalle intenzioni di voto. Anche questa settimana si confermano, e per certi versi si rafforzano, le tendenze emerse nell’ultimo mese. Con un Movimento 5 Stelle in aumento rispetto alle elezioni politiche, ma stabile in prima posizione tra le liste, un pelo sotto il 34%. La Lega si rafforza ulteriormente, e dopo aver superato quota 20% questa settimana vale addirittura il 21,2% facendo registrare il saldo positivo più consistente rispetto al 4 marzo tra tutti i partiti.
Il PD è ancora in difficoltà, ma continua a mantenersi stabile non lontano dai valori delle Politiche. Mentre Forza Italia scende di nuovo sotto la soglia del 12%, e nelle prossime settimane (chissà, forse anche in conseguenza del voto in Friuli Venezia Giulia dove il candidato leghista Fedriga parte favorito) potrebbe vedersi “doppiata” dalle percentuali della Lega.
Cosa cambierebbe oggi, con questi numeri? Non molto in verità, come già abbiamo visto la settimana scorsa. Secondo le nostre simulazioni, basate sulle proiezioni collegio per collegio della distribuzione di voto emersa lo scorso 4 marzo, alla Camera si sarebbe ancora ben lontani da una maggioranza purchessia, anche se Lega e M5S aumenterebbero i seggi a loro disposizione.
Le evoluzioni più interessanti, però, riguardano le preferenze degli elettori rispetto a quello che definiamo “lo scenario preferito”. Come era ovvio che fosse, sin dal giorno successivo al voto diversi istituti di sondaggio hanno cominciato a chiedere agli intervistati quale fosse la loro opzione preferita in ordine all’esito delle consultazioni per la formazione di un governo. E, come già facciamo per le intenzioni di voto, abbiamo catalogato tutte queste rilevazioni per fornire una vera e propria “Supermedia degli scenari”. Il risultato è molto interessante, e lo vediamo riassunto nel grafico seguente:
L’opzione preferita dalla maggioranza relativa degli elettori è un accordo tra i “due vincitori” delle elezioni, ossia il M5S di Di Maio e la Lega di Salvini: ben il 30% si augura che questo sia l’esito finale delle (infinite) contrattazioni di queste settimane. Ma attenzion: si tratta di un dato che mostra un trend discendente rispetto alle ultime settimane. Un ruolo può averlo avuto, in questo, la presa di posizione del leader leghista a favore di una soluzione che tenesse unita la coalizione di centrodestra, e quindi di un allargamento al M5S che non escludesse Forza Italia dal patto per un governo.
E quindi potrebbe non essere un caso che l’opzione “alleanza M5S-centrodestra” abbia guadagnato punti nelle ultime settimane. Da tenere d’occhio, però, c’è un’altra opzione: quella del “governo del Presidente”. Non perché sia ancora l’opzione “maggioritaria”, beninteso (ad oggi “solo” il 17,5% la vede come best option), ma per il trend di crescita che sta facendo registrare dall’indomani delle elezioni.
E il PD? L’opzione su cui ieri il presidente della Camera Fico ha lavorato nel suo mandato esplorativa non sembra godere di vasti consensi: se nei giorni successivi al 4 marzo raccoglieva quasi un quinto dei consensi (18,8%) ad oggi il dato è in netta discesa, forse anche a causa dell’insistenza con cui i vertici del PD (da Renzi in poi) hanno sin da subito messo dei paletti per scongiurare tale evenienza.
Qualunque sia l’esito delle trattative che andranno avanti anche nei prossimi giorni, bisognerà dare un occhio anche agli orientamenti dell’elettorato. Noi continueremo a monitorarli e a darne conto.