AGI - Con la nomina dei sottosegretari può dirsi completata la formazione del nuovo Governo guidato da Mario Draghi, dopo oltre un mese dall’apertura della crisi – che a sua volta era stata preceduta da diverse settimane di tensioni all’interno della maggioranza.
Nel corso dell’ultimo mese abbiamo visto più volte come si sono posizionati gli italiani rispetto alla crisi che si stava svolgendo. Ma ora, quando sono ormai passati 10 giorni dal giuramento di Draghi e dei suoi ministri al Quirinale, possiamo finalmente vedere se (e quali) effetti ci sono stati sul consenso ai partiti.
Il bilancio di questi primi 10 giorni appare piuttosto netto, e restituisce un quadro con dei “vincitori” da una parte e degli “sconfitti” dall’altra. Iniziamo da questi ultimi: il Partito Democratico emerge come il più danneggiato da questa primissima fase di vita del Governo Draghi, perdendo quasi un punto in due settimane e scendendo al 19,1%. Per il partito di Nicola Zingaretti si tratta del dato peggiore da oltre un anno: bisogna risalire alla fine del 2019, ben prima dall’inizio della pandemia, per trovare un Pd così in basso.
L’altro sconfitto è il “partner privilegiato” del Pd, ossia il Movimento 5 Stelle, che perde mezzo punto e cala al 14,3%. Ma per il M5S potrebbe essere solo l’inizio: il Movimento si trova nel bel mezzo della tempesta, dopo la spaccatura tra i vertici (da Grillo a Crimi, passando per Di Maio e lo stesso Conte) che hanno dichiarato il loro appoggio al Governo Draghi e i dissidenti che hanno votato no alla fiducia – nonostante l’esito della votazione sulla piattaforma Rousseau – e che per questo sono stati espulsi, “capitanati” virtualmente da Alessandro Di Battista, che non risulta più tra gli iscritti.
I vincitori, invece, sono tutti gli altri. Innanzitutto, l’area di centrodestra, che guadagna terreno sia con i due partiti in maggioranza (Lega e Forza Italia), sia con quello che per ora è l’unico partito di opposizione, cioè Fratelli d’Italia, che fa segnare un ennesimo record salendo al 16,6%. Al momento solo 2 punti e mezzo separano il partito di Giorgia Meloni dalla seconda posizione detenuta dal Pd. Nel complesso, il centrodestra ha guadagnato un punto esatto in una sola settimana.
Gli altri vincitori di questa prima fase sono i partiti di centro. Con questa espressione ci riferiamo a quei tre partiti che sostengono Draghi ma che non fanno parte né dell’area giallo-rossa né del centrodestra: Italia Viva, Azione e Più Europa. Messi insieme, questi tre soggetti oggi valgono il 9% e costituiscono una “terza gamba” dell’attuale maggioranza.
Oltre a valutare il peso delle singole forze politiche (relativamente importanti nella fase politica che stiamo attraversando) è proprio alle diverse “aree” della maggioranza che bisogna guardare per capire gli equilibri che determineranno la direzione di questo nuovo Governo di unità nazionale. E così, scopriamo un’altra cosa interessante: che in questi primi 10 giorni di vita del nuovo esecutivo il distacco tra l’area giallo-rossa (36,8%) e quella del centrodestra di governo (32,9%) si è ridotto di quasi due punti.
In Parlamento, l’asse Pd-M5S-LeU, “orfano” di Giuseppe Conte, è ancora di gran lunga il più consistente in termini di seggi all’interno della maggioranza, anche dopo le espulsioni dei pentastellati che non hanno votato Draghi. Ma, come ci hanno insegnato questi anni, gli equilibri del potere si spostano molto anche in base agli orientamenti “virtuali” registrati dai sondaggi.
La situazione interna al M5S merita senz’altro un approfondimento. Paradossalmente, visto che i numeri di Fratelli d’Italia (che alle elezioni 2018 prese solo il 4,4%) in Parlamento sono piuttosto esigui, se i fuoriusciti del M5S riusciranno a creare un gruppo autonomo in entrambe le camere, potremo avere una situazione in cui sia il primo gruppo di maggioranza, sia quello di opposizione, sono entrambi composti da parlamentari eletti con lo stesso partito, una situazione mai verificatasi nella storia repubblicana.
La spaccatura del M5S però non è solo una questione legata ai diversi orientamenti degli eletti. Al di là del 60-40 con cui si è conclusa la consultazione su Rousseau, infatti, tutti i sondaggi svolti in queste settimane hanno certificato come la base dei 5 stelle fosse decisamente la meno entusiasta del passaggio di consegne da Conte a Draghi. A differenza degli elettori del Pd, dove il consenso verso Giuseppe Conte era altissimo ma quello verso Draghi lo è altrettanto (se non di più), la base M5S non mostra affatto di gradire l’ex presidente della BCE quanto il suo predecessore.
Secondo il 46% degli italiani il Governo Draghi sarà migliore del Conte Bis pic.twitter.com/EqFHBvEIST
— SWG (@swg_research) February 23, 2021
Secondo un sondaggio SWG realizzato la settimana scorsa, gli elettori che oggi voterebbero M5S sono gli unici che ritengono che il Governo Draghi sarà peggiore del Governo Conte (bis). Sono anche quelli che, secondo il sondaggio Euromedia pubblicato su “La Stampa” qualche giorno fa, auspicano maggiormente una continuità rispetto al precedente esecutivo (77,5% contro una media del 31,9% tra tutto il campione).
E se la presentazione della nuova squadra dei ministri ha lasciato gli italiani alquanto insoddisfatti, la cosa è ancor più vera per gli elettori grillini, che secondo una molteplicità di rilevazioni (sia quelli di Euromedia e SWG, sia quelli di EMG e Ipsos) sono quelli che esprimono i giudizi peggiori.
Persino rispetto al premier, sul quale i giudizi in questa fase sono estremamente lusinghieri – in modo anche piuttosto trasversale tra gli elettorati – gli elettori M5S sono più critici della media: secondo Ipsos, i giudizi positivi si dividono esattamente a metà (45% pari) mentre la fiducia rilevata da Demopolis verso Draghi è del 60%, più bassa di tutti i partiti della maggioranza. Solo tra gli elettori di Fratelli d’Italia, che però è all’opposizione, si registrano talvolta valori più bassi e giudizi più severi di quelli dei pentastellati.
Quella dell’opposizione – e del suo spazio politico – in tempi di governo di unità nazionale è una variabile importante, che difficilmente resterà monopolizzata da FDI ancora a lungo. Ecco perché sarà interessante monitorare le evoluzioni dei dissidenti (ex) M5S e le loro eventuali ricadute sui sondaggi, così come i movimenti dei partiti più a sinistra, anch’essi critici rispetto alla figura di Mario Draghi e al suo governo.
NOTA: La Supermedia YouTrend/Agi è una media ponderata dei sondaggi nazionali sulle intenzioni di voto, realizzati dall’11 al 24 febbraio dagli istituti EMG, Noto, Quorum, SWG e Tecnè. La ponderazione è stata effettuata il giorno 25 febbraio sulla base della consistenza campionaria, della data di realizzazione e del metodo di raccolta dei dati. La nota metodologica dettagliata di ciascun sondaggio considerato è disponibile sul sito ufficiale www.sondaggipoliticoelettorali.it.