AGI - La Supermedia di questa settimana è cruciale. È infatti la prima a misurare il consenso ai partiti dopo l’annuncio che Mario Draghi ha ricevuto dal Quirinale l’incarico di formare un nuovo governo. Solo nei prossimi giorni, dopo le consultazioni del premier incaricato con le delegazioni dei gruppi parlamentari, sapremo se un Governo Draghi nascerà davvero. Ma sappiamo già che i numeri odierni fungeranno da “benchmark”: cioè saranno quelli a cui, da oggi, le varie forze politiche dovranno fare riferimento per capire se avranno fatto le scelte giuste oppure no. È sotto questa lente, e non altre, che andranno lette le mosse dei partiti e le (conseguenti) evoluzioni del consenso nella nuova fase in cui sta entrando la politica italiana.
Con l’arrivo di Draghi a Palazzo Chigi, infatti, i partiti entrano in una “terra di nessuno”. Si esce da un contesto (quello del governo Conte II) che aveva, complice la pandemia, pressoché congelato i rapporti di forza,. Un congelamento reso evidente soprattutto negli ultimi mesi: dallo scorso ottobre, ormai, i rapporti di forza si sono mantenuti in tutto e per tutto analoghi a quelli di oggi. La Lega è il primo partito con il 23,5% dei consensi, in lieve rialzo (+0,4%) rispetto a due settimane fa. Il Partito Democratico è stabile al 20% in seconda posizione. Attenzione al dato di Fratelli d’Italia, terzo partito con il 16,1%: è infatti la prima volta, nella nostra Supermedia, che il partito di Giorgia Meloni fa registrare un arretramento, sia pure di lieve entità (-0,2%). A conferma del fatto che, come avevamo ipotizzato la scorsa settimana, FDI si sia ormai stabilizzato su questi valori, e la sua crescita si sia interrotta.
Tutte le altre forze politiche sono stabili, con variazioni – del tutto fisiologiche – nell’ordine di uno o due decimali. È da segnalare però il dato di Italia Viva: nelle scorse settimane le azioni di Matteo Renzi, che hanno infine condotto alle dimissioni di Conte, sono state viste in modo negativo dall’opinione pubblica e dagli stessi cittadini, come hanno confermato innumerevoli sondaggi. Eppure, i consensi a IV non sembrano averne sofferto, e anzi mostrano perfino una variazione positiva (+0,3%).
Ma, come si sa, non esistono solo i partiti intesi singolarmente. Esistono anche i raggruppamenti e le coalizioni. E anche se il Governo Conte non c’è più, è utile sapere se la maggioranza che lo sosteneva sarebbe competitiva in un ipotetico ritorno anticipato alle urne in tempi brevi (eventualità che non può ancora essere esclusa al 100%). I dati di oggi ci dicono però che il centrodestra ha tuttora un forte vantaggio sull’area giallo-rossa: ben 7 punti (48,5% contro 41,5%). Se poi togliamo anche Italia Viva dal computo della (ex) maggioranza, i punti di distacco diventano più di 10. E questo spiega perché è lecito aspettarsi che PD, M5S e sinistra non si impegnino a sabotare la nascita dell’esecutivo guidato da Draghi, e a correre verso lo scioglimento anticipato.
Un altro fattore decisivo per indurre i partiti ad appoggiare – o a non appoggiare – Draghi risiede nella popolarità dell’ex presidente della BCE. Qui i dati si fanno decisamente interessanti. Da molto tempo Mario Draghi è una figura piuttosto conosciuta e apprezzata dagli elettori. L’atlante politico di Demos dello scorso ottobre registrava per Draghi un tasso di apprezzamento pari al 53%, nonostante un 16% che dichiarava di non conoscerlo. In un sondaggio Quorum/YouTrend per Sky, già a maggio 2020, un governo tecnico guidato da Draghi era visto come l’opzione più probabile dal 17,6% degli intervistati, seconda soltanto alla prospettiva di elezioni anticipate (35%), che però sono state espressamente escluse dal Presidente Mattarella.
Più di recente, a dicembre, un sondaggio di Tecnè aveva chiesto agli italiani chi fosse più adatto a gestire i 209 miliardi del Recovery Fund spettanti al nostro Paese: il premier Conte oppure “una figura terza come Draghi”? Le risposte erano nettamente a favore di quest’ultimo, scelto dal 55,6% – contro il 28,9% che indicava Conte. Significativo, in quel caso, era il fatto che Draghi venisse scelto da quasi il 30% degli elettori della maggioranza giallo-rossa. Negli stessi giorni, in un sondaggio di SWG, Draghi emergeva come il più citato (26%) non più come figura terza “prestata” alla gestione del Recovery Fund, ma proprio come possibile capo dell’esecutivo in una “fase di rilancio” dell’Italia, davanti a Conte (21%) e al duo Salvini e Meloni (entrambi con il 10%).
Arriviamo ai giorni nostri: la scorsa settimana, soltanto pochi giorni prima di essere convocato del Quirinale, Draghi era ritenuto (a pari merito con Conte) la figura più adatta a guidare un nuovo esecutivo, con il 51% delle citazioni totali.
Sondaggio @swg_research
— YouTrend (@you_trend) February 2, 2021
Il 23% degli italiani vorrebbe un #Conte ter senza IV, il 22% le elezioni anticipate e il 20% un governo tecnico a termine. Più basse le % di italiani che chiedono un Conte ter con IV (10%) e un governo politico non guidato da Conte (8%)
1/ pic.twitter.com/7TDP7YEEmj
Sempre nelle ore che hanno preceduto la chiamata di Mattarella, in un sondaggio Euromedia, il 45% degli italiani aveva dichiarato di apprezzare l’ipotesi di un governo Draghi, a fronte di un 36,6% di contrari; mentre Ipsos vedeva prevalere, sia pure di poco, gli italiani che avrebbero preferito Draghi come premier (41%). al posto di Conte (39%).
Ma il dato più interessante è l’imponente “shift” a favore di Draghi quando, da ipotesi puramente accademica, il suo insediamento a Palazzo Chigi è diventato una possibilità concreta: ed è un dato che è stato raccolto negli ultimissimi giorni dalla EMG di Fabrizio Masia. Quasi 7 italiani su 10, secondo questo sondaggio, ritengono che Draghi sia “la figura giusta per guidare il Paese”.
Sondaggio EMG per @agorarai
— YouTrend (@you_trend) February 4, 2021
Per quasi 7 italiani su 10 (69%) #Draghi è la figura giusta per guidare l'Italia. La pensa all'opposto il 18%.
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Una percentuale simile (67%) è quella che, potendo scegliere, preferirebbe un esecutivo guidato dall’ex capo della BCE piuttosto che le elezioni anticipate (scelte solo dal 20%). Uno smottamento di questo tipo può sorprendere, ma non è una novità: molto spesso gli eventi, soprattutto quelli che segnano una forte discontinuità, generano un forte mutamento nell’atteggiamento dell’opinione pubblica e negli elettori. In questo caso specifico, sembra che il materializzarsi di una terza opzione concreta rispetto a quelle intorno a cui la politica (e l’informazione) ha girato per molte settimane – e cioè l’alternativa secca tra governo Conte e nuove elezioni – abbia “scongelato” una grossa fetta di elettori che in questi giorni stanno manifestando un’apertura di credito rispetto al tentativo fatto dal Presidente della Repubblica.
NOTA: La Supermedia YouTrend/Agi è una media ponderata dei sondaggi nazionali sulle intenzioni di voto, realizzati dal 21 gennaio al 3 febbraio dagli istituti Demopolis, EMG, Euromedia, Ixè, Noto, SWG e Tecnè. La ponderazione è stata effettuata il giorno 4 febbraio sulla base della consistenza campionaria, della data di realizzazione e del metodo di raccolta dei dati. La nota metodologica dettagliata di ciascun sondaggio considerato è disponibile sul sito ufficiale www.sondaggipoliticoelettorali.it.