AGI - Qualcosa si muove nei sondaggi, nei giorni che hanno portato all’ufficializzazione della crisi di governo – con le dimissioni di Giuseppe Conte e l’avvio delle consultazioni da parte del Presidente della Repubblica. Nella nostra Supermedia settimanale, infatti, notiamo delle variazioni pressoché in tutti i partiti (tranne uno, come vedremo).
Alcune variazioni sono minime: la Lega, ad esempio, si conferma con un dato quasi identico a quello di due settimane fa (23,6%) restando saldamente al primo posto tra le liste. Altre sono più significative: il PD (19,9%) riguadagna lo 0,3%, e anche il Movimento 5 Stelle fa registrare un +0,6% che lo riporta poco sotto il 15%. In generale, rispetto a 15 giorni fa – quando gli istituti demoscopici che avevano pubblicato sondaggi nei primi giorni dell’anno erano stati solo 4 – sembrano perdere terreno i partiti minori, mentre crescono i partiti medio-grandi.
Oggi, con una Supermedia ben più “solida” (basata su 7 istituti diversi) il dato che salta all’occhio è quello di Forza Italia: con un +0,8% il partito di Silvio Berlusconi si riporta ben sopra l’8%, beneficiando – probabilmente – di una ritrovata centralità nello scenario politico. FI è infatti l’unico partito che, con le dimissioni di Conte, sembra in grado di provocare un esito diverso rispetto all’opzione Conte-ter (chiesta da PD e M5S) e al voto anticipato (opzione preferita da Lega e FDI): e cioè una maggioranza “europeista”, allargata a Forza Italia ma con un premier diverso da Conte, per una cosiddetta “opzione Ursula”.
L’altro dato da tenere d’occhio è quello dell’unico partito che rimane immobile: Fratelli d’Italia si conferma al terzo posto, ma il valore odierno – 16,3% – è esattamente identico da tre settimane a questa parte; in generale, la crescita impetuosa del partito di Giorgia Meloni sembra essersi interrotta, visto che la soglia del 16% era stata raggiunta (e oltrepassata) già a ottobre scorso.
Lo squilibrio tra maggioranza e opposizione è comunque evidente: anche grazie al recupero di Forza Italia, il centrodestra tocca il 49% dei consensi, quasi 8 punti in più della maggioranza di governo, ferma al 41,2% (dato che, per la cronaca, include ancora Italia Viva: senza il 3,1% dei renziani, il divario tra giallo-rossi e centrodestra supererebbe i 10 punti).
Al netto del dato sulle intenzioni di voto ai partiti, è interessante vedere come la crisi abbia inciso sulla popolarità dei suoi principali protagonisti, ossia Conte e Renzi. Nessuno dei due sembra aver fatto passi avanti (né passi indietro) nei rispettivi indici di fiducia: come a dire che se, da un lato, Renzi non ha guadagnato consensi nel far cadere il Governo, dall’altro Conte non ha beneficiato di un “effetto solidarietà”: i suoi consensi rimangono piuttosto alti (tra il 40 e il 50 per cento a seconda degli istituti), mentre quelli di Renzi restano poco sopra il 10%, tra i più bassi in assoluto per quanto riguarda i leader politici.
Non stupisce, quindi, che gli italiani non abbiano apprezzato la scelta di aprire una crisi: lo abbiamo visto già nelle scorse settimane, e lo confermano ulteriormente i dati più recenti degli istituti Demopolis (il 56% definisce “inopportuna” l’apertura della crisi) e Ipsos (il 65% dice che Renzi ha fatto male ad aprirla). E ancora meno, alla luce di questi numeri, può sorprendere che tra Conte e Renzi gli italiani si siano schierati in maggioranza in difesa del primo.
Sondaggio @IpsosItalia per @diMartedi
— YouTrend (@you_trend) January 27, 2021
Il 47% degli italiani vorrebbe ancora #Conte come Presidente del Consiglio, il 40% no
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Ma ora che sono aperte le consultazioni, che fare? Nelle risposte a questa domanda, il dato che colpisce – e che forse può spiegare come mai il centrodestra non sia compatto nel chiedere nuove elezioni subito – è la difformità rispetto agli orientamenti di voto. Infatti, a domanda diretta (posta da Ipsos) il 48% degli italiani vorrebbe che Conte rimanesse Presidente del Consiglio, mentre il 40% preferirebbe di no. Anche dai dati SWG emerge una prevalenza (56%) di elettori che vorrebbero che il premier rimanesse al suo posto, provando a formare una maggioranza più ampia dopo essersi dimesso (10%) o persino con una maggioranza risicata al Senato, senza un appoggio certo da parte di IV (46%); la prosecuzione dell’esperienza di Conte a Palazzo Chigi è anche l’opzione che fa registrare la maggioranza relativa (40%) nei dati di Demopolis, laddove solo il 33% vorrebbe che si andasse a nuove elezioni (un dato che scende addirittura al 23% nel sondaggio SWG).
In ogni caso, nella percezione degli italiani è davvero improbabile (nonché poco auspicabile) un rientro di Renzi nella maggioranza che sostiene Conte. Il 69% degli elettori intervistati da Ipsos vorrebbero infatti che Italia Viva restasse fuori da un (eventuale) nuovo esecutivo guidato dal premier dimissionario. Degno di nota è il fatto che, secondo SWG, tra gli elettori del PD meno di uno su cinque (19%) è favorevole a un rientro di IV nella maggioranza, e meno di uno su 10 (9%) tra quelli del Movimento 5 Stelle.
Fin qui i dati sui leader, sui partiti e sulle loro mosse (passate e future). Ma è bene anche fare un passo indietro e guardare ai motivi “ufficiali” che hanno portato a questa crisi. Se è vero, come abbiamo visto, che Renzi e IV non hanno guadagnato consensi nelle ultime settimane, a che pro uscire dal Governo (e dalla maggioranza) per dei contrasti sulla gestione del Recovery Fund? Da questo punto di vista, i dati di EMG ci dicono che qualcosa si è mosso nella percezione dell’opinione pubblica: in una sola settimana, la quota di italiani che ritengono questo tema una priorità per il nuovo esecutivo è balzata dal 50 al 61 per cento. Se tra gli obiettivi di Italia Viva c’era una maggiore sensibilizzazione su questo tema, possiamo dire che almeno questo sia stato raggiunto.
Sondaggio EMG per @agorarai
— YouTrend (@you_trend) January 28, 2021
Rispetto a una settimana fa, aumenta di 11 punti la % di italiani che indica il #RecoveryFund tra le priorità della nuova maggioranza di governo pic.twitter.com/yGL9dpF5hV
In conclusione, all’indomani della Giornata della Memoria [LINK https://www.agi.it/cronaca/news/2021-01-27/giorno-memoria-mattarella-shoah-ricordare-dovere-civilta-11174671/ ] ci sembra doveroso dar conto dell’ultima rilevazione di SWG, che ogni anno chiede agli italiani se ritengono che nel nostro Paese vi siano sentimenti antisemiti. I dati di oggi ci dicono che a gennaio il 55% dei nostri concittadini ritiene che in Italia l’antisemitismo sia ancora molto o abbastanza diffuso, una percentuale in aumento rispetto agli scorsi anni (era il 49% due anni fa, e solo il 39% nel 2015). Questo aumento potrebbe essere indice di una crescente sensibilità su questo tema; ma è anche probabile che si tratti di una conseguenza degli episodi di intolleranza nei confronti degli ebrei che si sono manifestati negli ultimi anni. Un dato che sottolinea quindi, ancora una volta, l’importanza della ricorrenza del 27 gennaio.
NOTA: La Supermedia YouTrend/Agi è una media ponderata dei sondaggi nazionali sulle intenzioni di voto, realizzati dal 14 al 27 gennaio dagli istituti Demopolis, EMG, Euromedia, Ipsos, Noto, SWG e Tecnè. La ponderazione è stata effettuata il giorno 28 gennaio sulla base della consistenza campionaria, della data di realizzazione e del metodo di raccolta dei dati. La nota metodologica dettagliata di ciascun sondaggio considerato è disponibile sul sito ufficiale www.sondaggipoliticoelettorali.it.