AGI - La politica italiana assomiglia sempre più a una “corsa a 4”, uno strano tetra-polarismo in cui i consensi delle prime quattro forze politiche – due di governo e due di opposizione – tendono a convergere, mantenendo una loro identità ben distinta e un approccio competitivo nonostante le alleanze che li legano (più o meno formalmente).
È questo il quadro disegnato, questa settimana, dalla nostra Supermedia dei sondaggi sulle intenzioni di voto. La Lega è il primo partito, ma perde ancora un po’ di terreno attestandosi al 26,3% (-0,3% in due settimane), mentre il Partito democratico rimane in seconda posizione distanziato di oltre 5 punti, al 20,6%.
Terzo è il Movimento 5 Stelle (15,9%) a cui si riavvicina, anche questa settimana, Fratelli d’Italia, che fa nuovamente segnare il suo nuovo record di sempre con il 14,5% (+0,3%). La distanza tra FDI e la Lega, che a inizio aprile era di oltre 16 punti, si è oggi ridotta a meno di 12.
Se i rapporti tra PD e M5S da un lato e il centrodestra dall’altro sono comprensibilmente ostili (come è lecito aspettarsi in una dialettica tra maggioranza e opposizione), anche all’interno dei due fronti le tensioni tra questi 4 principali protagonisti non mancano: più esplicite quelle tra democratici e pentastellati, alle prese con una difficile convivenza al governo, più latenti quelle tra Matteo Salvini e Giorgia Meloni, che rischiano di sfociare ben presto in una competizione aperta per la leadership del centrodestra. Tutti gli altri partiti sembrano per il momento solo spettatori di questa competizione tra le forze politiche maggiori, a cominciare da Forza Italia, che pure fa segnare un rimbalzo positivo non indifferente (+0,4%) risalendo sopra il 7%.
A livello aggregato, c’è da rilevare come stia tornando ad allargarsi la forbice tra l’opposizione di centrodestra (Lega-FDI-Forza Italia-Cambiamo) e la maggioranza giallo-rossa (PD-M5S-Italia Viva-LeU) che in precedenza si era un po’ ristretta nel corso dell’emergenza coronavirus: il distacco era inferiore ai 5 punti percentuali all’inizio di questo mese, mentre oggi è pari a 6,8 punti.
Secondo una simulazione del nostro Giovanni Forti, basata sulla Supermedia della scorsa settimana, proiettando a livello comunale i dati nazionali questo vantaggio del centrodestra emergerebbe in maniera molto netta: le forze che sostengono l’attuale governo risulterebbero infatti maggioritarie solo in 1.852 comuni su 7.915, poco meno di 1 su 4, accusando un ritardo particolarmente intenso nel Nord del Paese (dove conquisterebbero la maggioranza in soli 306 comuni contro gli oltre 4.000 del centrodestra).
Recovery Plan
La notizia di questi giorni però, ben più che dagli equilibri elettorali delle forze politiche italiane, è costituita dalla proposta di Recovery Plan avanzata dalla Commissione europea di Ursula von der Leyen. Un piano, chiamato ambiziosamente “Next Generation EU” che prevede l’utilizzo di ben 750 miliardi per superare la crisi economica dovuta alla pandemia, di cui oltre 170 miliardi a beneficio dell’Italia, che sarebbe nel complesso il paese destinatario della maggior quantità di aiuti.
Si tratta ancora, per il momento, solo di una proposta, che dovrà essere accettata all’unanimità da tutti e 27 gli Stati membri prima di divenire operativa, e per questo probabilmente subirà modifiche in senso restrittivo – ammesso che venga infine approvata. Tuttavia, è certamente un (ulteriore) segnale di grande impegno da parte delle istituzioni europee, destinato probabilmente a incidere sul modo in cui gli italiani vedono l’Europa.
Una visione non propriamente felice, come confermano i risultati un sondaggio appena svolto dall’istituto Euromedia, secondo cui nel nostro Paese prevalgono nettamente i giudizi critici verso l’Europa e le sue istituzioni: nel complesso, solamente il 26,4% degli italiani (poco più di 1 su 4) si dichiara “europeista convinto” oppure sostenitore della UE, sia pur critico di alcuni suoi aspetti; molto più numerosi sono coloro che si definiscono “euroscettici” o che si sentono “arrabbiati, delusi e traditi” da ciò che hanno visto negli ultimi anni, che nel complesso ammontano a quasi la metà degli intervistati.
A questi ultimi, nel novero degli “anti-Europa”, si devono poi aggiungere quanti dichiarano addirittura di volere che l’Italia esca dall’Unione: si tratta del 17%, una percentuale certo non irrilevante, ma comunque decisamente minoritaria, e che sembra suggerire che l’approccio critico verso l’Europa può ancora pagare, ma a patto di non mettere in discussione l’appartenenza dell’Italia all’UE.
Questa interpretazione è confermata dalle risposte ad un’altra domanda, proveniente da quello stesso sondaggio di Euromedia, in cui è stato chiesto agli italiani di quale “fronte” si sentano maggiormente di appartenere a livello europeo: quello dei sovranisti o quello degli europeisti? Qui, nonostante il sondaggio sia stato effettuato prima dell’annuncio della proposta della Commissione sul Recovery Fund, addirittura prevalgono gli italiani che si riconoscono nel “fronte” degli europeisti, anche se non di molto: 37,1% contro il 32,8% di chi invece parteggia per il “fronte” dei sovranisti.
Molto interessanti, in questo caso, sono le risposte disaggregate per intenzione di voto: solo tra gli elettori del Partito Democratico la visione europeista prevale nettamente, sfiorando l’80%; in tutti gli altri elettorati tale quota è minoritaria, sia pure non irrilevante (38% tra gli elettori M5S, 30% tra quelli di Forza Italia); viceversa, tra gli elettori di Lega e FDI la quota di sovranisti si aggira intorno ai due terzi (65-67%).
Da segnalare come 3 italiani su 10 dichiarano di non schierarsi con nessuno dei due “fronti”, una quota piuttosto presente in tutti gli elettorati, in particolare quello del M5S (dove sfiora il 40%) e in nel “non-elettorato” di indecisi e astenuti, dove è quasi il 50% a non prendere posizione.
Infine, uno sguardo a un tema che ha suscitato diverse polemiche sul piano interno: la proposta, avanzata dal ministro Francesco Boccia, di istituire un bando per circa 60 mila “assistenti civici” con il compito di far rispettare le norme sul distanziamento sociale e sull’utilizzo di mascherine in questa fase di grandi riaperture. A giudicare dal sondaggio settimanale realizzato dall’istituto EMG, gli italiani non sembrano apprezzare questa proposta: ben il 51% ritiene “inutili” gli assistenti civici, contro un 33% che invece ne approva l’istituzione.
#assistenticivici per evitare assembramenti, sono utili? #agorarai #sondaggi a cura di @FabrizioMasia1 pic.twitter.com/5dMcfaf0t7
— Agorà (@agorarai) May 28, 2020
NOTA: La Supermedia YouTrend/Agi è una media ponderata dei sondaggi nazionali sulle intenzioni di voto, realizzati dal 14 al 27 maggio dagli istituti EMG, Euromedia, Ixè, Piepoli, SWG e Tecnè. La ponderazione è stata effettuata il giorno 28 maggio sulla base della consistenza campionaria, della data di realizzazione e del metodo di raccolta dei dati. La nota metodologica dettagliata di ciascun sondaggio considerato è disponibile sul sito ufficiale www.sondaggipoliticoelettorali.it.