Anche la politica sembra essere definitivamente entrata nella Fase 2. La pubblicazione (annunciata mercoledì sera) dell’atteso e più volte rinviato decreto Rilancio è avvenuta in un clima di tensione, sia per i dissidi all’interno della maggioranza di Governo sia per le critiche dell’opposizione.
Questo clima di tensione, che in verità si registra da diverse settimane, si riflette anche sulle intenzioni di voto, tanto che le tendenze di medio periodo che si erano registrate (ormai da due mesi) sembrano in procinto di entrare in una nuova fase.
Nella Supermedia dei sondaggi di oggi, ad esempio, la Lega continua a scendere (-0,6% in due settimane) ma il dato è pressoché identico a quello della settimana scorsa. Stesso discorso, ma all’inverso, per il Movimento 5 Stelle, che sale dello 0,2% ma senza eguagliare il dato registrato 7 giorni fa. Indizi, questi, che la discesa leghista e la risalita dei pentastellati potrebbero essere giunti a un punto di frenata.
Con il Pd in lieve calo al 21,0% e Fratelli d’Italia che riprende la sua crescita – confermandosi sopra il 14% e stabilendo un nuovo record “personale” – i primi 4 partiti si ritrovano tutti compresi in un intervallo di 12,4 punti percentuali (a tanto ammonta ad oggi il vantaggio del partito di Matteo Salvini su quello di Giorgia Meloni): il più ridotto che si sia mai registrato.
Forza Italia conosce invece un piccolo rimbalzo verso il basso, dopo il leggero “picco” delle scorse settimane, e torna sotto il 7%. Tra i partiti minori le variazioni sono più contenute: da segnalare il dato di Azione, il partito di Carlo Calenda, che fa un piccolo balzo in avanti nella nostra Supermedia (+0,3%) e che nelle rilevazioni alcuni istituti avrebbe raggiunto o persino sopravanzato Italia viva di Matteo Renzi.
È presto per dire se su questi numeri abbiano influito il forte presenzialismo mediatico di Calenda e la scelta di posizionare Azione come soggetto di opposizione “responsabile” e propositivo – scelta che sembrava aver premiato Forza Italia nel recente passato – ma non è da escludere che questa ipotesi possa trovare conferma nelle prossime settimane.
Con la presentazione del decreto Rilancio, è verosimile che – almeno per qualche tempo – la politica discuta sui contenuti delle tante misure previste dal provvedimento. Misure di cui diversi osservatori hanno già evidenziato un’impostazione “a pioggia”, ossia rivolte a un gran numero di soggetti (imprese, lavoratori, famiglie) e che potrebbe in qualche modo sanare la percezione, piuttosto diffusa tra i cittadini, che il Governo non avesse finora preso delle misure adatte alle proprie esigenze.
Secondo sondaggio di EMG, realizzato proprio nelle ore immediatamente che hanno preceduto l’annuncio del decreto, solo il 18% degli italiani si riteneva soddisfatto delle misure prese fino a quel momento.
Tra le misure di sostegno economico predisposte dal governo ce ne è almeno una che risponde alle sue esigenze?
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Un altro fronte aperto, i cui nodi sono venuti al pettine proprio nei giorni scorsi, è quello delle riaperture differenziate. Su questo punto, la strategia della prudenza adottata dal Governo centrale si è scontrata con le richieste di diverse Regioni, desiderose (o bisognose) di riaprire molte attività il prima possibile.
Su questo tema, gli italiani che si schierano sulla linea della cautela prevalgono (55%) rispetto a quanti condividono la fretta delle Regioni (42%) secondo il sondaggio dell’istituto Ixè. Ma, allo stesso tempo, prevale un senso di sfiducia verso i propri concittadini: il 62% ritiene che nella Fase 2 siano necessari più controlli da parte delle forze dell’ordine, a fronte di un 35% che condivide l’idea che bisogni fidarsi del senso di responsabilità degli italiani.
Ma, al netto dei comportamenti individuali (e collettivi) quand’è che saranno consentiti ulteriori riaperture e maggiori libertà di spostamento? Da questo punto di vista, il campione intervistato da Ixè appare piuttosto ottimista: secondo il 47% tutto ciò sarà reso possibile entro la fine di questo mese, mentre un terzo (33%) prevede che ciò possa avvenire nel corso dell’estate e solo una piccola minoranza (13%) è dell’opinione che sia necessario attendere almeno settembre.
Maggiori riaperture e libertà, però, non significa ritorno alla normalità: di questo gli italiani si mostrano ben consapevoli, secondo un sondaggio condotto da Demopolis in cui ben il 51% degli intervistati afferma che per tornare alla normalità sarà necessario attendere l’arrivo dei vaccini. Decisamente meno numerosi coloro che ritengono che tale ritorno possa avvenire entro la fine dell’anno (18%), se non addirittura in estate (15%) o persino entro giugno (6%).
Una polemica che sembra essersi sgonfiata un po’ (almeno per il momento) è invece quella sul MES, dopo che la Commissione Europea ha “certificato” che non vi saranno condizionalità per le erogazioni destinate alle spese sanitarie. Oggi, secondo il sondaggio EMG, gli italiani favorevoli alla richiesta di questo tipo di finanziamenti MES da parte del nostro Paese sarebbero addirittura la maggioranza relativa, ossia un terzo (33%), mentre poco più di uno su cinque (22%) rimarrebbe contrario. Significativo è anche il fatto che ben il 27% (più di uno su 4) abbia affermato di non avere ancora capito cosa sia il MES, nonostante molte settimane di dibattito politico, anche molto radicalizzato.
Il MES - Meccanismo Europeo di Stabilità.
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1 italiano su 4 non ha capito cosa sia.#sondaggi #agorarai a cura di @FabrizioMasia1 pic.twitter.com/zNN59X9Bmq
NOTA: La Supermedia YouTrend/Agi è una media ponderata dei sondaggi nazionali sulle intenzioni di voto, realizzati dal 30 aprile al 13 maggio dagli istituti Demopolis, Demos, EMG, Euromedia, Ixè, SWG, Tecnè. La ponderazione è stata effettuata il giorno 14 maggio sulla base della consistenza campionaria, della data di realizzazione e del metodo di raccolta dei dati. La nota metodologica dettagliata di ciascun sondaggio considerato è disponibile sul sito ufficiale www.sondaggipoliticoelettorali.it.