Sono giorni decisivi per la politica italiana. Il Consiglio Ue è stato chiamato a discutere le proposte concordate dall’Eurogruppo due settimane orsono, concernenti le misure da adottare per sostenere finanziariamente gli stati nella lotta all’epidemia di coronavirus. Ma sono anche i giorni in cui si definiscono sempre più in dettaglio tempi e soprattutto modi della cosiddetta “Fase 2”, quella della riapertura dopo un lockdown che dura ormai da un mese e mezzo.
Raramente l’Italia si è trovata in una fase in cui era tanto necessaria una chiara linea politica e una forte compattezza istituzionale. Sia per essere più autorevole in sede europea, dove le prove di forza dialettiche lasciano il tempo che trovano, e i risultati si ottengono con pazienza costruendo alleanze ampie contemperando i vari interessi in gioco; sia, soprattutto, per trovare la miglior formula possibile che facesse gradualmente ripartire un intero Paese, scongiurando il rischio di “riaccendere” l’epidemia, senza indugiare in divisioni dettate dalla tattica politica e dalla ricerca del consenso di breve periodo.
Una tale unità politica e istituzionale, come sappiamo, è rimasta sulla carta. E i risultati di queste divisioni emergono con chiarezza dall’analisi sui sondaggi dell’ultima settimana. A cominciare dalle intenzioni di voto: la nostra Supermedia delle intenzioni di voto su base quindicinale vede ancora una volta una flessione della Lega, che resta al primo posto con il 28,1% dei consensi ma perde un punto in due settimane. Una perdita parzialmente compensata, nel centrodestra, dalla crescita di Fratelli d’Italia (che guadagna mezzo punto salendo al 13,6%) e di Forza Italia (6,6%, in crescita del +0,3%).
Si conferma una caratteristica di questa fase di “congelamento” dell’opinione pubblica italiana che stiamo registrando da diverso tempo: ossia la sostanziale immutabilità dei rapporti di forza tra maggioranza giallo-rossa e opposizione di centrodestra. I consensi ai partiti non sono del tutto assenti, come abbiamo visto: ma si tratta di movimenti puramente infra-coalizionali, tanto è vero che le variazioni più significative si verificano tra i partiti dell’area di centrodestra, mentre tutti i partiti di maggioranza (PD, M5S, sinistra e Italia Viva) sono molto più stabili.
Un’altra tendenza che si conferma è quella che riguarda la Lega: il calo del partito di Matteo Salvini non è episodico, ma strutturale, e va avanti ormai da diversi mesi. Soltanto da inizio 2020 la Lega ha peso tre punti, e anche se in gran parte questa perdita è stata “assorbita” dalla crescita di FDI è comunque un segnale preoccupante per quello che alle ultime Europee è stato di gran lunga il primo partito italiano.
La partita europea, che ha visto Salvini e Meloni schierati dalla stessa parte, in posizione di netta contrapposizione al Governo, ha dato l’opportunità anche a Forza Italia di smarcarsi e assumere un profilo più “responsabile”, che potrebbe (ri)portare a Silvio Berlusconi una parte di elettori moderati in precedenza migrati verso le sponde leghiste. Le ultimissime rilevazioni sembrerebbero suggerire che questa ipotesi sia valida, ma – come spesso avviene – per averne conferma sarà necessario attendere le prossime settimane.
Dicevamo della partita europea. L’argomento più spinoso sembra essere l’adesione dell’Italia al Meccanismo Europeo di Stabilità (il cosiddetto MES) o per meglio dire il via libera ad una sua modifica per consentire di accedere a una linea di credito incondizionata per le spese sanitarie. Su questo tema gli italiani si mostrano divisi, esattamente come le forze politiche fra loro.
Secondo un sondaggio SWG, la maggioranza relativa (35%) degli elettori vorrebbe che l’Italia si battesse per l’istituzione degli Eurobond rifiutando il MES. Una posizione che però raggiunge la maggioranza assoluta tra gli elettori della Lega (61%) e del Movimento 5 Stelle (53%), ossia del primo partito d’opposizione e del primo partito di governo – in termini di seggi parlamentari.
Di poco inferiore è la quota di chi vorrebbe gli Eurobond ma si farebbe andar bene anche il MES: secondo SWG tale quota è pari al 30%, e raggiungerebbe il 67% (due su tre) tra gli elettori del Pd. Infine, una quota minoritaria seppur non irrilevante sostiene che l’Italia possa e debba fare da sola, gestendo la crisi senza alcun tipo di supporto da parte dell’Europa: la pensa così il 17% degli elettori, e più di uno su tre (36%) di quelli orientati a votare Lega.
Posta in questi termini, sembra che gli italiani siano nettamente contrari al MES. Un sondaggio di Ixè, però, ci restituisce un’altra lettura: citando espressamente le nuove caratteristiche che il “nuovo” MES di cui si discute dovrebbe avere (fondi destinati a spese sanitarie e nessuna condizionalità) il 49% degli intervistati si dice favorevole, contro un 31% di contrari (il restante 20% non si esprime).
Sempre secondo Ixè, gli italiani sono in netta maggioranza (60%) ottimisti circa il fatto che il Governo Conte riesca a ottenere un sostegno economico da parte dell’Europa; la fiducia nell’Unione Europea, però, rimane molto bassa: sarebbe calata dal 40% registrato nel 2019 al 28% di oggi, un dato sostanzialmente confermato dall’istituto Demopolis, che vede un calo di 13 punti (dal 38% al 25%) rispetto a gennaio 2019.
L’altro tema “caldo” come detto è la Fase 2, ossia la riapertura. Gli italiani intervistati da Demopolis hanno visto di buon occhio il prolungamento del lockdown fino al 3 maggio (giusto secondo l’81% del campione), mentre per Ixè il 66% degli italiani è favorevole alla ripartenza “graduale” prevista a partire dal giorno successivo (4 maggio). La principale motivazione alla base di questo sentimento sembra essere di natura economica: secondo Ixè gli italiani disponibili a correre qualche rischio pur di “riavviare le attività economiche” sono il 61%, una quota che scende al 47% quando si parla invece di “consentire gli spostamenti delle persone”.
Un tema di cui si è discusso è quello della “asimmetria” geografica della riapertura: secondo il sondaggio dell’istituto EMG, il 58% degli italiani è favorevole a una riapertura differenziata a seconda della diffusione del contagio registrata nelle diverse regioni, nonostante il Governo abbia chiarito che le tappe della Fase 2 riguarderanno il modo omogeneo tutto il territorio nazionale.
Riaperture differenziate tra Regioni, cosa ne pensate?#sondaggi #agorarai a cura di @FabrizioMasia1 pic.twitter.com/5J2sZ9NThK
— Agorà (@agorarai) April 23, 2020
Tra gli strumenti che dovrebbero “accompagnare” la riapertura – oltre a una diffusione capillare dei dispositivi di protezione individuale – c’è l’utilizzo della app di tracciamento “Immuni”. Anche questo è un tema su cui non è mancato il confronto (anche piuttosto aspro) tra le forze politiche, e su cui gli italiani si sono divisi, secondo EMG, esattamente in tre: il 33% afferma che la scaricherà, il 33% che non lo farà, e il restante terzo (34%) di dichiara tutt’ora incerto.
NOTA: La Supermedia YouTrend/Agi è una media ponderata dei sondaggi nazionali sulle intenzioni di voto, realizzati dal 9 al 22 aprile dagli istituti EMG, Euromedia, Ipsos, Ixè, SWG e Tecnè. La ponderazione è stata effettuata il giorno 23 aprile sulla base della consistenza campionaria, della data di realizzazione e del metodo di raccolta dei dati. La nota metodologica dettagliata di ciascun sondaggio considerato è disponibile sul sito ufficiale www.sondaggipoliticoelettorali.it.