La politica italiana dà segni di insofferenza sempre più evidenti. È insofferente il Governo italiano nei confronti dei partner europei, con cui sembra ancora troppo lontano un accordo sulle misure comuni da adottare per contrastare l’epidemia. È insofferente anche l’opposizione, nei confronti del Governo: il centrodestra non vota la conversione del decreto Cura Italia – su cui l’esecutivo aveva posto, peraltro, la fiducia.
La nostra odierna Supermedia dei sondaggi sulle intenzioni di voto disegna uno scenario non troppo dissimile da quello già visto la settimana scorsa. Prese singolarmente, le variazioni di ciascun partito sembrano tutte poco rilevanti da un punto di vista strettamente statistico. Con un’eccezione: quella del Movimento 5 Stelle, che guadagna lo 0,6% su base quindicinale e risale al 15%. Al primo posto tra i partiti c’è sempre la Lega (29,1%) davanti al Partito Democratico (21,3%). Dietro il M5S, terzo, cresce anche Fratelli d’Italia, anche questa settimana sopra il 13%.
Il centrosinistra perde terreno
Uno sguardo più di insieme, però, ci consente di intravedere una “logica” generale (la stessa, peraltro, che si era vista già la scorsa settimana) e cioè il calo delle forze di (centro)sinistra e la crescita di quelle che sono ritenute più credibili nell’interpretare una contrapposizione (o comunque un atteggiamento critico) nei confronti dell’Europa: Movimento 5 Stelle e centrodestra. Il grafico dello storico, del resto, mostra bene come nelle ultime settimane le forze più “euro-critiche” (Lega, FdI, M5S) siano in crescita, o quantomeno abbiano interrotto un trend che prima era negativo, mentre quelle più europeiste (il PD, ma anche Forza Italia e la “galassia” di partiti minori di centrosinistra) appaiono ora stabili o persino in calo.
La popolarità del premier Giuseppe Conte, secondo tutti gli istituti che misurano il consenso dei vari leader politici, continua ad essere in crescita e alta come non mai. Eppure, questo non sembra incidere granché sugli orientamenti di voto degli italiani. In parte perché Conte è – parafrasando il grande scrittore Alberto Arbasino, recentemente scomparso – un “leader senza”: senza una militanza, o quantomeno una chiara affiliazione politica alle spalle, e soprattutto senza un partito.
Può darsi che la recente “ripresina” del Movimento 5 Stelle (partito che per primo lo propose come capo del Governo ormai due anni or sono) sia dovuta a questa crescente popolarità del premier, che però ha anche – diremmo: soprattutto – delle controindicazioni evidenti. Innanzitutto, spinge l’opposizione ad attaccare lui e il Governo, per evitare che un clima di unità nazionale finisca solo col portare ulteriore acqua al mulino del premier.
Del resto, al momento non sembrano esserci alternative concrete all’attuale Governo. La lettera al Financial Times con cui, due settimane fa, Mario Draghi si è rivolto all’Europa chiedendo uno scatto d’orgoglio per fronteggiare la crisi, aveva fatto sperare (o temere?) che fosse imminente un ruolo politico nazionale per l’ex presidente della BCE. Politici e giornalisti nel nostro Paese avevano conosciuto qualche giorno di fibrillazione, paventando un possibile, futuro governo di unità nazionale guidato da Draghi. Ma ben presto l’ipotesi, così rapidamente affiorata, altrettanto rapidamente è sfumata – anche per via di una oggettivamente scarsa percorribilità sul piano dei numeri parlamentari, oltre che su quello strettamente politico, come sottolineato da Roberto D’Alimonte sul Sole 24 ore.
Il governo si sta facendo valere in Europa?
A “duellare” con i partner europei resta quindi, più saldo che mai, l’attuale premier. Un compito che però sembra non aver sortito effetti degni di nota. Almeno questa è l’opinione della maggioranza degli italiani intervistati dall’istituto EMG, secondo cui solo il 38% ritiene che il Governo italiano si stia facendo valere in Europa.
Il Governo si sta facendo valere in Europa?#sondaggi #agorarai a cura di @FabrizioMasia1 pic.twitter.com/wVGrxlSKTG
— Agorà (@agorarai) April 9, 2020
Sul fronte “interno” invece per l’esecutivo le cose sembrano – almeno per il momento – più semplici. La dialettica politica intorno ai provvedimenti comincia a ruotare principalmente attorno ai tempi e alle modalità di riapertura delle attività, una volta che sia passata l’emergenza. Al momento però questo dibattito non sembra appassionare gli italiani, che in netta maggioranza (il 62% secondo l’istituto Ixè) sono tuttora più preoccupati degli aspetti sanitari (su cui l’operato del Governo è largamente apprezzato) che di quelli economici (33%).
Da segnalare, a questo proposito, è l’orientamento rispetto alla proposta del leader della Lega Matteo Salvini di consentire l’ingresso in chiesa dei fedeli in occasione della Pasqua. Proposta che però, sempre secondo l’istituto Ixè, viene ampiamente bocciata: l’81% degli italiani è contrario, contro un 12% di favorevoli.
NOTA: La Supermedia YouTrend/Agi è una media ponderata dei sondaggi nazionali sulle intenzioni di voto, realizzati dal 26 marzo all’8 aprile dagli istituti EMG, Ipsos, Ixè, SWG e Tecnè. La ponderazione è stata effettuata il giorno 9 aprile sulla base della consistenza campionaria, della data di realizzazione e del metodo di raccolta dei dati. La nota metodologica dettagliata di ciascun sondaggio considerato è disponibile sul sito ufficiale www.sondaggipoliticoelettorali.it.