Se la scorsa settimana avevamo percepito solo le primissime avvisaglie di cambiamento nell’opinione pubblica all’indomani delle elezioni regionali, nella Supermedia di oggi l’impatto del voto – e in particolare della non scontata vittoria di Stefano Bonaccini e del PD in Emilia-Romagna – emerge in modo molto più evidente. Come accade all’indomani di ogni appuntamento elettorale rilevante su cui si concentrano le attese e l’attenzione dei politici e dei media, anche in questo caso stiamo assistendo infatti al ben noto effetto “bandwagon” nei confronti del vincitore percepito e, all’opposto, di un certo scoramento nel campo di chi invece dalla competizione è uscito sconfitto.
A livello nazionale, la Lega rimane sostanzialmente immobile, in prima posizione con poco meno del 31% dei consensi. Risale il Partito Democratico, forza politica più votata sia in Emilia-Romagna che in Calabria, che guadagna esattamente un punto in due settimane e torna sopra la soglia “psicologica” del 20% sotto la quale era sceso ormai da quattro mesi. Crolla invece il Movimento 5 Stelle, uscito con le ossa rotte dal voto del 26 gennaio e che scende al 14,4%, in assoluto il peggior dato da molti anni.
Continua la crescita di Fratelli d’Italia – così come accadeva da ben prima delle Regionali – che si portano a 3 punti percentuali esatti di ritardo dal M5S. Quello che soltanto meno di un anno fa pareva impossibile, ossia il sorpasso del partito di Giorgia Meloni sul Movimento fondato da Beppe Grillo, potrebbe verificarsi tra non molto tempo anche a livello nazionale (mentre a livello locale il sorpasso si è già verificato in ben tre regioni solo negli ultimi mesi: Calabria, Emilia-Romagna e Umbria).
Dietro ai 4 partiti maggiori la situazione è piuttosto stabile. Si conferma una tendenza al calo per Italia Viva, che è ormai tornata a situarsi intorno al 4% dopo aver sfiorato il 5% nei mesi immediatamente successivi al suo lancio. In generale, i partiti dell’area “liberal” da qualche settimana sembrano soffrire un po’ il buono stato di salute del PD.
Nel complesso, come mostra il nostro grafico, l’area di centrosinistra sta pian piano riprendendo quota e guadagnando punti. Una crescita avvenuta quasi interamente ai danni del Movimento 5 Stelle: ad oggi, le forze riconducibili alla coalizione che si era costruita intorno al PD alle Politiche 2018 (quindi senza la sinistra di LeU) valgono il doppio del M5S, che solo due anni fa su quella stessa coalizione aveva 10 punti di vantaggio.
Nel panorama italiano, però, la prima area politica resta – e di gran lunga – quella del centrodestra, che continua a valere poco meno del 50% dei consensi totali. La competitività della coalizione conservatrice (sia quella “virtuale” che emerge dai sondaggi sia quella che si manifesta in occasione delle varie tornate di elezioni regionali) è certamente un fattore che mette pressione all’attuale maggioranza di governo. Paradossalmente, però, esso contribuisce anche a “stabilizzare” il sistema, poiché rende sempre meno appetibile, per i tanti parlamentari incerti della rielezione nella prossima legislatura, la prospettiva di un ritorno alle urne anticipato.
Le fotografie che emergono da sondaggi ed elezioni creano comunque delle difficoltà per l’esecutivo, ma queste ultime sono causate per lo più dalle fibrillazioni interne alla maggioranza, con il Movimento 5 Stelle da un lato e Italia Viva dall’altro che provano a riconquistare i consensi perduti (o mai arrivati) alzando quotidianamente l’asticella dello scontro sui temi al centro dell’agenda. Lo conferma del resto anche l’ultima ricerca dell’istituto Ixè, secondo cui il 40% degli italiani vede nelle difficoltà del M5S la principale minaccia alla tenuta del governo, mentre un altro 19% lo ritrova nelle posizioni di Italia Viva e di Renzi e solo il 18% nell’opposizione della Lega e del centrodestra.
La prescrizione divide l'elettorato
Uno dei temi su cui si dibatte di più è quello della riforma della prescrizione, che la norma voluta dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede (M5S) ha bloccato dopo la sentenza di primo grado a partire dal 1 gennaio di quest’anno. Si tratta, secondo molti osservatori, di un provvedimento problematico. Non da ultimo, lo è sul piano del consenso, dal momento che non è particolarmente condiviso tra gli elettori.
Secondo un sondaggio Ipsos di metà gennaio, gli italiani sarebbero divisi a metà, con un 40% contrario e un 38% favorevole all’abolizione della prescrizione. Un’altra rilevazione più recente, effettuata da Eumetra, “smonta” una delle tesi su cui si basa la riforma di Bonafede, e cioè la responsabilità degli avvocati sui tempi lunghi della giustizia: solo per il 31% i processi lunghi sarebbero colpa delle strategie dilatorie dei difensori, mentre quasi il doppio (il 58%) non condivide questa ipotesi.
La risposta del governo al coronavirus secondo gli italiani
L’argomento di gran lunga più di attualità, però, è ben poco “politico”: si tratta dell’emergenza Coronavirus, che ha scatenato una sorta di psicosi nella popolazione italiana e su cui hanno cominciato a nascere delle polemiche anche di natura politica. Su questo tema molti sondaggi confermano che vi è una forte preoccupazione tra gli italiani, con più della metà dei cittadini che teme il contagio per sé o per i propri cari e che dichiara di aver assunto particolari comportamenti a scopo precauzionale. Ma sulla risposta delle istituzioni prevale la soddisfazione, con ben l’85% che promuove la risposta del Governo italiano. Percentuali di approvazione molto alte si riscontrano anche tra gli elettori della Lega, a sottolineare come si tratti di un’opinione piuttosto trasversale.
Dati in tutto e per tutto simili a quelli di Ixè sono quelli rilevati da EMG, secondo cui l’84% degli italiani ritiene che il Governo italiano si sia mosso bene sul Coronavirus. L’istituto di Fabrizio Masia segnala però anche una nota negativa per l’esecutivo: sulla questione del rientro a scuola di alunni provenienti dalla Cina due terzi degli intervistati danno ragione ai presidenti leghisti delle regioni del Nord (ma anche al virologo Roberto Burioni, che ne ha appoggiato la richiesta) di tenerli a casa per precauzione.
#coronavirus Alcuni presidenti di Regione della Lega chiedono che alunni di rientro dalla Cina non tornino a scuola. Abbiamo chiesto opinione agli intervistati nei nostri #sondaggi a cura di @FabrizioMasia1 #agorarai pic.twitter.com/xFUWPFURED
— Agorà (@agorarai) February 6, 2020
Una linea, quest’ultima, condivisa dagli elettori della Lega (78%) ma che trova consensi anche tra gli elettori di PD e M5S, che sul tema si dividono più o meno a metà. Anche questo è un segno di come in generale le questioni relative al Coronavirus abbiano ben poco di “politico” (almeno in prima battuta) e suscitino reazioni che risentono ben poco dell’affiliazione partitica (in gergo “partizanship”) degli italiani intervistati dai sondaggi.
NOTA: La Supermedia YouTrend/Agi è una media ponderata dei sondaggi nazionali sulle intenzioni di voto, realizzati dal 23 gennaio al 5 febbraio dagli istituti EMG, Ipsos, Ixè, Piepoli, SWG e Tecnè. La ponderazione è stata effettuata il giorno 6 febbraio sulla base della consistenza campionaria, della data di realizzazione e del metodo di raccolta dei dati. La nota metodologica dettagliata di ciascun sondaggio considerato è disponibile sul sito ufficiale www.sondaggipoliticoelettorali.it.