Dopo alcune settimane di incertezza, torna a risalire nei sondaggi il consenso verso i partiti di governo. Molti osservatori hanno notato come da un po’ di tempo la comunicazione del Movimento 5 Stelle si sia fatta più aggressiva nei confronti della Lega: ne avevamo parlato già due settimane fa in occasione delle polemiche sul congresso delle Famiglie di Verona. La tendenza è proseguita anche in seguito e – a giudicare dai sondaggi – sembra aver dato i suoi frutti.
La nostra Supermedia vede una crescita per entrambi i partiti di maggioranza: la Lega sale al 32,8% (+0,7% in due settimane) mentre il M5s si riporta al 22%, guadagnando mezzo punto. I pentastellati hanno “rintuzzato” la rimonta del Partito Democratico, che ora è distanziato di 1,3 punti (in lieve calo al 20,7%). Stabili gli altri partiti, con Forza Italia al 9,9% e Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni che tocca quota 5% (il dato più alto dalle elezioni politiche).
Le forze a sinistra del PD sono in corso di riorganizzazione: alle Europee correrà la lista “La Sinistra”, ma non ne farà parte Articolo 1 – MDP, i cui esponenti (o quantomeno alcuni di essi) si candideranno nel PD di Zingaretti. In attesa che gli istituti demoscopici intercettino le intenzioni di voto per questa lista, i soggetti che l’anno scorso formavano “Liberi e Uguali” ad oggi valgono il 2,8% nella nostra Supermedia.
Non sarà presente sulla scheda elettorale, invece, Potere al Popolo: il partito guidato dalla ricercatrice Viola Carofalo, che nei mesi scorsi era arrivato a toccare il 2%, ad oggi è nettamente in flessione, poco sopra il punto percentuale (1,2%). Sarebbe stato troppo poco per ambire ad un buon risultato alle Europee, considerando che per eleggere deputati italiani a Strasburgo è necessario superare una soglia di sbarramento pari al 4% dei voti.
Le tendenze “contraddittorie” che avevamo visto la scorsa settimana oggi ci appaiono quindi come le prime avvisaglie di un’inversione di tendenza. Le forze di maggioranza arrestano la loro discesa e tornano a riavvicinarsi a quel 55% registrato nei giorni della formazione del Governo Conte. Si è invece fermata la crescita del PD, che dopo aver beneficiato di un certo afflusso di elettori – evidentemente poco in sintonia con la precedente gestione del partito – in seguito all’elezione di Nicola Zingaretti a segretario, non sembra esser stato capace di dettare l’agenda: i tentativi di Zingaretti di cavalcare le tensioni tra Lega e M5s per ora non hanno dato molti frutti.
Vedremo se la campagna di comunicazione per le Europee, appena partita, si rivelerà efficace. Di certo è ancora presto per attribuire la mini-flessione dei democratici registrata dalla Supermedia odierna al recente scandalo che ha portato alle dimissioni della presidente dell’Umbria Catiuscia Marini (PD).
Secondo un sondaggio pubblicato mercoledì e realizzato dalla società EMG, per il 72% degli elettori del PD l’inchiesta umbra non condizionerà il loro voto: ma è lecito pensare che quell’8% che invece ha risposto affermativamente (e forse persino quel 20% che ha preferito non rispondere) possano portare ad un’ulteriore perdita di consensi.
"L'ultima inchiesta sulla sanità in #Umbria che ha coinvolto esponenti del #PD condizionerà il suo voto?"
— Agorà (@agorarai) 18 aprile 2019
Il sondaggio di @FabrizioMasia1 #agorarai pic.twitter.com/lbYqLa0lMB
Più che dall’opposizione, però, le insidie per il Governo vengono dall’economia: il recente annuncio del ministro Tria di un possibile, forte aumento dell’IVA nel 2020 – a meno di un intervento dell’esecutivo – hanno fatto scattare l’allarme. Secondo i sondaggi di Euromedia e Piepoli, oltre l’80% degli italiani sarebbe contrario a far aumentare l’IVA (per effetto delle “clausole di salvaguardia”) per finanziare la Flat Tax voluta dalla Lega e da Salvini.
È anche vero, inoltre, che la maggioranza degli italiani appare molto scettica sull’opportunità di questa manovra: interpellati dal sondaggio Quorum/YouTrend per SkyTG24, solo il 22,9% degli intervistati si è detto favorevole ad un livellamento dell’aliquota sui redditi a prescindere dalla dimensione del reddito stesso, e solo tra gli elettori della Lega i favorevoli sono risultati in maggioranza (55,1%).
Dal sondaggio per Sky emergono altre indicazioni poco rassicuranti per Lega e M5s: solo il 38% degli italiani si dichiara molto o abbastanza soddisfatto dell’operato del Governo Conte, e la responsabilità per una crescita che si preannuncia deludente nel 2019 (+0,2%, meno che in qualsiasi altro paese europeo) vengono attribuite all’attuale esecutivo da ben il 64,5% degli intervistati.