Continua il trend di crescita dei due partiti di maggioranza: in base alla Supermedia settimanale elaborata da YouTrend per Agi, M5s e Lega raggiungono insieme il 58,9% dei consensi degli italiani. Al primo posto si confermano i 5 stelle con il 29,8%, segnando un aumento di 0,7 punti percentuali rispetto a due settimane fa. Poco più in basso il partito di Salvini che raccoglie il 29,1% dei consensi (+0,8). Da considerare, comunque, che, complice il periodo estivo, negli ultimi 15 giorni sono state diffuse le rilevazioni di due soli istituti: SWG e Demopolis.
Il buon andamento dei due partiti di maggioranza viene confermato dai dati sulla fiducia: sia il premier Giuseppe Conte, sia i due vicepremier Di Maio e Salvini raccolgono oltre il 50% di giudizi positivi, secondo le rilevazioni di luglio degli istituti Lorien e Ipsos. Secondo l'istituto di Nando Pagnoncelli, il premier e il governo avrebbero addirittura un tasso di gradimento del 61%.
Inoltre, in base a una rilevazione effettuata da SWG lo scorso 20 luglio, il 67% degli elettori ritiene che sia possibile abbassare le tasse. Addirittura, il 24% pensa che sia possibile abbassarle "di molto". Solo il 23% ritiene che non ci siano i margini per una simile manovra. Da questo punto di vista, il governo per ora non può contare su una "disillusione", magari dettata dal realismo, degli italiani per rinviare i provvedimenti promessi all'anno successivo. Non solo gli elettori sono favorevoli a ridurre le tasse, ma sono anche in buona parte convinti che si possa farlo.
Ma veniamo agli altri partiti. La Supermedia segnala il trend decrescente del Pd che in due settimane flette di mezzo punto, al 17,3%. Stesso discorso per Forza Italia che non va oltre l'8,9%, perdendo addirittura 1,6 punti. Male anche Fratelli d'Italia (dal 3,9% al 3,5%) e Leu (dal 2,9% al 2,5%). In crescita marginale gli altri partiti di centrosinistra, dal 2,6% al 2,8%.
Il 'congelamento' del clima demoscopico italiano
Nonostante il clima politico italiano sia piuttosto arroventato quindi, quello demoscopico mostra dei segnali di raffreddamento, se non addirittura di “congelamento”. Fuor di metafora, mentre la dialettica tra maggioranza e opposizione continua piuttosto vivace e su tutta una serie di questioni (la presidenza Rai, le trattative sull’ILVA, la conversione del decreto dignità, solo per citarne alcune) i sondaggisti sembrano essere già andati in ferie, riducendo il monitoraggio dell’opinione pubblica – probabilmente nella convinzione che poco o nulla potrà cambiare di qui alle prossime settimane e che solo alla riapertura delle ostilità, in settembre, qualcosa potrà succedere.
Non è una previsione azzardata. Negli scorsi anni, in effetti, di rado vi sono state evoluzioni significative nelle settimane tradizionalmente dedicate alle vacanze estive. Per gli stessi lavori parlamentari è previsto un lungo periodo di pausa dopo l’approvazione della legge di conversione del Decreto Dignità (ossia il provvedimento legislativo politicamente più importante in questo momento). Per la nostra Supermedia, questo vuol dire poche rilevazioni su cui basarsi per individuare le tendenze di medio periodo.
In particolare, per quanto riguarda le intenzioni di voto, negli ultimi 15 giorni disponiamo delle rilevazioni (settimanali) di SWG e di un sondaggio dell’istituto Demopolis. Anche se due sondaggi sono pochi, vi si può comunque leggere lo stato di salute dei partiti. Rispetto alle precedenti rilevazioni degli stessi istituti, infatti, vediamo come nel PD vi sia una tendenza gradualmente decrescente e una tendenza di segno opposto per il Movimento 5 Stelle (che, come abbiamo visto la settimana scorsa, continua ad essere in prima posizione grazie ad una ripresa nell’agenda mediatico-politica).
La situazione nel centrodestra
Più “altalenante” la situazione del centrodestra: i numeri della Lega confermano l’impressione che il partito di Salvini abbia “fatto il pieno” nei mesi scorsi, e che la sua crescita fin qui sorprendente abbia perlomeno rallentato; dall’altra parte, Forza Italia alterna dà talvolta segni di ripresa, ma il trend complessivo è calante, e ci dice che il partito di Silvio Berlusconi vale oggi verosimilmente meno del 10% dei voti. Forse si deve anche per questo il tentativo degli azzurri di smarcarsi da Salvini sulla designazione di Foa come presidente della Rai.
I due partiti di governo dunque (M5s e Lega) continuano nella loro “luna di miele”, raccogliendo insieme quasi il 60% delle intenzioni di voto. I dati sono ottimi anche con riferimento alla fiducia: sia il premier Giuseppe Conte, sia i due vicepremier Di Maio e Salvini raccolgono oltre il 50% di giudizi positivi, secondo le rilevazioni di luglio degli istituti Lorien e Ipsos. Secondo l’istituto di Nando Pagnoncelli, il premier e il governo avrebbero addirittura un tasso di gradimento del 61%.
Perché la luna di miele M5s Lega potrebbe finire con l'autunno
Ma tutte le lune di miele, prima o poi, finiscono. Ed è molto probabile che il clima autunnale si rivelerà molto meno favorevole per il nuovo esecutivo. I primi atti del governo infatti (sia in materia di immigrazione, sia per quanto riguarda il Decreto Dignità) hanno incontrato un consenso ampio e soprattutto trasversale – cioè anche tra ampie fette di elettori dei partiti di opposizione.
In autunno però bisognerà fare i conti con la legge di bilancio. Un ostacolo non da poco, per ragioni oggettive: la necessità di “disinnescare” l’aumento dell’IVA previsto dalle clausole di salvaguardia (obiettivo condiviso da tutte le forze politiche) costa circa 15 miliardi di euro; le stime sulla crescita per il 2018, complice il rallentamento dell’economia mondiale, sono state riviste al ribasso; e il costo del debito pubblico è salito (ieri lo spread ha toccato i 250 punti base e gli interessi sui BTP a 10 anni il tasso del 3%).
Tutto questo avrà conseguenze sugli equilibri di bilancio impossibili da ignorare. Come se non bastasse, l’esecutivo si è già impegnato ad implementare alcune delle misure promesse nel “contratto di governo” già per il 2019. Fondamentalmente, questo vorrà dire più spese (se si vorrà cominciare a introdurre un “reddito di cittadinanza”) oppure meno tasse (se invece si punterà su una qualche forma di “flat tax”). Ma sarà molto difficile conciliare queste promesse con la dura realtà del bilancio dello Stato.
Per il momento, comunque, sembra che gli italiani abbiano una visione piuttosto rosea della situazione. Secondo una rilevazione effettuata da SWG lo scorso 20 luglio, il 67% degli elettori (due su tre) ritiene che sia possibile abbassare le tasse. Addirittura, il 24% pensa che sia possibile abbassarle “di molto”. Solo il 23% ritiene che non ci siano i margini per una simile manovra. Da questo punto di vista, il governo per ora non può contare su una “disillusione”, magari dettata dal realismo, degli italiani per rinviare i provvedimenti promessi all’anno successivo. Non solo gli elettori sono favorevoli a ridurre le tasse, ma sono anche in buona parte convinti che si possa farlo. Anche per questo motivo in autunno rischierà di incrinarsi l’armonia tra il governo e i cittadini.