Nelle corse motoristiche si parla spesso di una cosa chiamata “effetto scia”. L’effetto scia si verifica quando un pilota segue molto da vicino l’auto (o la moto) dell’avversario: quest’ultima deve contrastare la resistenza dell’aria, tanto più forte quanto più alta è la velocità; chi è dietro invece beneficia dell’assenza di questo “muro” (perché davanti a sé c’è l’avversario) e può sfruttare l’aumento di velocità per affiancarsi e compiere il sorpasso.
Un fenomeno simile si sta verificando negli ultimi giorni nella “gara” per la prima posizione nella classifica delle intenzioni di voto degli italiani tra Movimento 5 Stelle e Lega. Dopo aver ridotto – gradualmente ma inesorabilmente – il distacco nei mesi successivi alle elezioni, ora i consensi al partito di Salvini sembrano aver improvvisamente accelerato, mentre quelli al M5S continuano a calare, e più rapidamente di quanto avvenuto finora. Ora i due partiti, nella nostra Supermedia dei sondaggi, sono separati da un punto: il M5S è ancora in prima posizione, ma questa dinamica sembra preludere chiaramente a un sorpasso di quelli compiuti sfruttando l’effetto scia. Potrebbe essere solo questione di tempo, forse di giorni.
E, a dirla tutta, non sarebbe nemmeno una sorpresa. Come sottolineato dal nostro Lorenzo Pregliasco sull’Espresso meno di due settimane fa, Matteo Salvini ha saputo sfruttare molto meglio di Luigi Di Maio le delicate fasi che hanno portato, dopo ben tre mesi dalle elezioni politiche, alla nascita del nuovo governo. Sia sul piano strettamente comunicativo che su quello poltico. Al punto che oggi, secondo un parere pressoché unanime, il M5S avrebbe ben poca convenienza ad un – ipotetico – ritorno anticipato alle urne, mentre la Lega avrebbe tutto da guadagnare.
Vediamo i numeri: questa settimana possiamo contare su un campione di ben 9 rilevazioni effettuate da altrettanti istituti negli ultimi 15 giorni. Come detto, il M5S continua nel suo trend calante, ma questa settimana questo calo subisce un’accelerazione: il Movimento scende per la prima volta sotto quota 30 per cento, piazzandosi addirittura al 28,4%. Tutti gli istituti sono concordi nel segnalare una flessione pari ad almeno un punto rispetto alla loro rilevazione precedente. Discorso inverso per la Lega, che nella nostra Supermedia è al 27,4% (ben 10 punti sopra il dato delle Politiche) e sulla quale tutti i sondaggisti vedono invece una tendenza al rialzo.
In verità, alcuni istituti hanno già “certificato” il sorpasso: lo ha fatto per prima SWG, nel sondaggio presentato lunedì sera al TG di Enrico Mentana. Nei giorni successivi lo hanno anunciato anche Nando Pagnoncelli (Ipsos) sul Corriere della Sera, Antonio Noto a “Cartabianca” su Rai 3 ed Alessandra Ghisleri (Euromedia) a “Porta a Porta”.
Va detto che, in quasi tutti i casi, il margine di vantaggio della Lega è stato quantificato in pochi decimi di punto percentuale: troppo poco per essere un dato statisticamente solido. Per contro, Piepoli e Demopolis continuano a vedere il M5S davanti, anche se di 1-2 punti.
La verità – sempre tenendo presente che questi dati vanno presi con molta cautela – sta probabilmente nel mezzo: è verosimile che in questi giorni i due partiti siano sostanzialmente appaiati. Ciò che conta, come ripetiamo spesso, è la tendenza di medio periodo. E questa ci dice che oggi il vento è favorevole alla Lega e sfavorevole al M5S.
Con questi numeri, non sorprende che il centrodestra, inteso come area politica, si rafforzi. Come abbiamo dimostrato qualche giorno fa, simulando la distribuzione dei seggi sulla base del sondaggio di SWG, se oggi si rivotasse e le coalizioni fossero di nuovo quelle del 4 marzo il centrodestra (Lega-FI-FDI) avrebbe quasi certamente la maggioranza assoluta, nonostante la coesistenza di due poli avversari di grandezza consistente.
Eppure ad oggi il centrodestra è un oggetto misterioso, sospeso in una sorta di limbo: è ancora una coalizione, perlomeno a livello locale (come dimostrano anche le elezioni comunali, che si concluderanno dopodomani con i ballottaggi in oltre 70 comuni superiori e dove il centrodestra si è presentato perlopiù con la sua formazione “classica”); ma le fortune della sua componente di governo – la Lega – vanno di pari passo con le sfortune di chi invece è rimasto all’opposizione.
A cominciare da Forza Italia, che complice la quasi totale scomparsa di Silvio Berlusconi dalla scena (mediatica e non solo) continua a scendere nei sondaggi, perdendo mediamente mezzo punto a settimana e rischiando di finire sotto la soglia psicologica del 10%, sotto cui sarebbe già scesa, secondo alcuni istituti (ad esempio Ipsos, SWG e Ixè).
Come si spiegano queste tendenze? Cosa ha gonfiato le vele di Salvini e messo piombo nelle ali dei 5 Stelle? Se ci limitiamo alle ultime due settimane, la risposta non può che essere una: l’immigrazione. La vicenda della nave Aquarius, che tiene banco da quasi due settimane e ch Salvini nella sua nuova veste di ministro dell’Interno ha sfruttato senza esitazione (anche sul piano internazionale) ha avuto delle ricadute evidenti sulle intenzioni di voto. Né poteva essere diversamente, visto quello che hanno riportato pressochè tutte le indagini che si sono focalizzate sulla questione.
Tutti gli istituti – da Demos di Ilvo Diamanti a Euromedia di Alessandra Ghisleri, passando per Ipsos, Piepoli, Ixè e SWG – nelle ultime settimane hanno concordato su un punto: alzare la voce sull’immigrazione, chiudendo i porti alle navi dei migranti e facendo la “voce grossa” in Europa sull’argomento ha incontrato il favore di una netta maggioranza dei cittadini. Per di più, si è trattato di una maggioranza trasversale.
Come mostra molto bene il sondaggio Ixè pubblicato sull’Huffington Post, la “linea Salvini” non solo ha raggiunto consensi elevatissimi tra gli elettorati dei partiti di centrodestra (e del Movimento 5 Stelle) ma ha anche spaccato gli elettori più progressisti, quelli che oggi voterebbero per il PD o per LeU.
Salvini ha quindi messo in pratica una strategia da manuale, cavalcando con successo un tema “ponte”: cioè una questione su cui la sua posizione era non solo condivisa tra il suo bacino elettorale tradizionale, ma che riscuoteva consensi anche in altri bacini elettorali, normalmente poco “aggredibili” (come possono essere per l’appunto gli elettori più di sinistra per un leader della Lega).