Nei giorni in cui Giuseppe Conte, su incarico del Presidente della Repubblica, si accinge a formare il suo primo governo, le forze politiche che lo sostengono raccolgono, secondo i sondaggi, quasi il 55% dei consensi.
Questo è il primo dato rilevante della Supermedia delle intenzioni di voto di questa settimana. In sé, questa può sembrare una “non-notizia”. Perché è evidente che un governo può nascere senza una maggioranza parlamentare, che a sua volta si poggia sulla maggioranza dei consensi degli elettori. Ma quella che può sembrare una tautologia in realtà non lo è affatto: non solo perché sono passati ormai due mesi e mezzo dalle elezioni, e non era scontato che in questo lasso di tempo i consensi rimanessero sostanzialmente invariati; non solo perché non sempre una maggioranza in Parlamento – per effetto della legge elettorale – riflette necessariamente le effettive proporzioni del voto popolare; ma soprattutto perché per formare un governo si è passati attraverso una scomposizione degli schieramenti che si erano presentati davanti agli elettori lo scorso 4 marzo. Il centrodestra si è spaccato: di qui la Lega a fare il governo con il Movimento 5 Stelle, di là Forza Italia a fare opposizione da posizione “centrista” e Fratelli d’Italia a fare altrettanto “da destra”. Non era scontato quindi che i partiti che hanno “tradito” il mandato elettorale per raggiungere un accordo di governo mantenessero i consensi su livelli alti.
Di poco, ma il M5s frena ancora
Vediamo nel dettaglio quanto alti sono questi livelli: il M5S si mantiene in prima posizione tra le liste, ma prosegue nel suo trend leggermente calante che abbiamo visto nelle ultime due settimane. Oggi vale il 31,7%, ossia un punto in meno rispetto al voto delle Politiche. La Lega continua a salire, sia pur in misura meno “impetuosa” rispetto alla settimana scorsa, piazzandosi a un soffio dal 23%. Tutti gli altri rimangono sorprendentemente stabili, sia rispetto alla media delle rilevazioni di 7 giorni fa sia soprattutto al voto del 4 marzo (con l’unica parziale eccezione di Forza Italia, che ormai da tempo vale circa due punti in meno dello score conseguito in sede elettorale).
Prosegue la lenta crescita del centrodestra
Per contro, se consideriamo le aree politiche, si consolida la tendenza di medio periodo che abbiamo già avuto modo di riconoscere: una lenta crescita dell’area del centrodestra, che vale poco meno del 40% (oggi è il 39,4%), crescita ottenuta a scapito soprattutto del Movimento 5 Stelle. Il problema è che quest’area, da oggi, forse non sarà più tanto considerabile come tale: con Salvini al governo e Berlusconi e Meloni all’opposizione, sarà difficile continuare a considerarla una coalizione, perlomeno sul piano nazionale. Secondo un recente sondaggio di Euromedia, quasi il 44% degli elettori ritiene che l’alleanza di centrodestra, con la formazione del governo Conte, sia a rischio sfaldamento, mentre un altro 16% crede che sia addirittura “morta, finita”.
Dalle prossime settimane, quindi, sarà probabilmente interessante monitorare un altro tipo di area: la potremmo definire “area Conte”, ossia la somma di Lega e M5S, i partiti della nuova maggioranza di governo.
A questo proposito, qui dobbiamo dar conto di un’altra “notizia”: se consideriamo infatti la somma dei due partiti che hanno siglato il “contratto di governo”, è la prima volta che si nota una flessione. Un calo dello 0,4% per la precisione. Potrebbe certamente essere solo un “rumore di fondo”, ma potrebbe anche essere l’inizio di un’inversione di tendenza: dopo quasi un mese di tenuta del M5S e di crescita impetuosa della Lega, nelle ultime settimane questa crescita di era attenuata, e adesso è il M5S che inizia a calare più di quanto cresca il partito di Salvini.
La Supermedia della prossima settimana sarà particolarmente interessante: perché potremo misurare i primi effetti “tangibili” della chiusura definitiva dell’accordo tra Salvini e Di Maio, dell’incarico dato a Giuseppe Conte e anche – probabilmente – della fiducia che ispira quello che al 90% sarà il nuovo premier, al suo primissimo incarico politico nazionale.