Con l’avvicinarsi del voto (e soprattutto del “blackout” previsto dalla legge che scatterà tra 15 giorni) fioccano i sondaggi. Ma, per ora, da tutte queste inchieste non pare emergere alcuna evoluzione particolare nelle intenzioni di voto. Ma questo è relativamente importante, dal momento che, ora che le varie liste e coalizioni hanno presentato i propri candidati, potrà finalmente iniziare la campagna sul territorio, collegio per collegio, dove si deciderà l’esito delle prossime elezioni. Vediamo quindi, rapidamente, i dati.
Anche questa settimana il Movimento 5 Stelle è la prima lista, con il 27,9%. Il Partito Democratico è sempre secondo, e ben staccato, oltre 4 punti più in basso (23,4%). Forza Italia continua a stare sopra il 16 per cento (16,4%) e a tenere la Lega a distanza di sicurezza (13%). Frena un po’ Fratelli d’Italia, che per la prima volta da molti mesi scende sotto il 5% (4,7% per l’esattezza). Sommando a questi dati il 2,4% della “quarta gamba” di Noi con l’Italia, il centrodestra nel complesso raggiunge il 36,4% – in lieve calo rispetto ai dati di inizio 2018. Con i suoi alleati minori, invece, il PD tocca il 27%, mentre Liberi e Uguali di Grasso cala lievemente, attestandosi al 6,2%.
Ma la notizia di questa settimana è un’altra: la presentazione delle candidature vuol dire che adesso sappiamo da chi saranno rappresentate le varie coalizioni nei collegi uninominali. Viene a cadere un’incognita importante, e cioè il nome (e il partito di appartenenza) dei candidati che saranno eletti più o meno probabilmente nei collegi uninominali, che finora ci ha impedito di proiettare gli equilibri esatti nelle due camere. Grazie alla nostra simulazione collegio per collegio, sviluppata nel portale Rosatellum.info insieme all’agenzia Reti, ora siamo invece in grado di proiettare i “gruppi parlamentari virtuali” secondo la situazione attualmente descritta dai sondaggi. Ecco i risultati:
Nonostante sia di gran lunga la prima coalizione e conquisti il maggior numero di collegi, il centrodestra si ferma a quota 284 seggi alla Camera e 140 al Senato. Nessuna maggioranza quindi? Vediamo: ora che sappiamo a quale partito apparterrebbero gli eletti del centrodestra nei collegi, proviamo a vedere quanti seggi potrebbe raggiungere una “grande coalizione” tra Forza Italia e centristi da un lato e PD e alleati minori dall’altro: il totale, alla Camera, è di 293 seggi; al Senato, di 152. Poiché le maggioranze necessarie sono a quota 316 e 158 rispettivamente, ecco che nemmeno questo scenario consegnerebbe una maggioranza parlamentare. Certo, si potrebbero aggiungere i seggi riservati alle circoscrizioni estere: ma nemmeno se fossero vinti tutti da PD o da Forza Italia (scenario estremamente improbabile) sarebbero sufficienti a raggiungere la maggioranza, perlomeno alla Camera.
Quindi, che scenari si aprono se le cose andranno così? Scartando anche l’ipotesi di una coalizione “sovranista” M5S-Lega-FDI, retto da PD, Forza Italia, centristi e Liberi e Uguali – ammesso che tutti gli eletti che fanno parte di questi soggetti siano disponibili a una simile eventualità. Chi potrebbe guidare un esecutivo del genere? Quasi certamente, solo una figura il più neutra possibile (un tecnico, o forse l’attuale premier Gentiloni); comunque non potrebbe fare molto, e di certo non a lungo. Se lo scenario restasse così, l’esito più probabile sarebbe quello di un ritorno alle urne in tempi molto brevi.