Il 2018 si apre con il botto. Non un “botto” di Capodanno, ma uno molto più simbolico, eppure con conseguenze potenzialmente dirompenti: il centrodestra è ormai la prima area politica con circa 10 punti di vantaggio. È quello che emerge dalla nostra Supermedia dei sondaggi, la prima di questo 2018.
Chi pensava che le tendenze emerse negli ultimi mesi del 2017 si potessero invertire (o quantomeno arrestare) con l’inizio del nuovo anno, deve ricredersi. Se il PD aveva chiuso il 2017 con il suo record negativo da diversi anni, il 2018 inizia ancora peggio, con i democratici che precipitano ulteriormente al 23,6%. Per contro, il Movimento 5 stelle rialza la testa e sfonda – seppure di un soffio – quel “soffitto di vetro” di cui avevamo parlato proprio su queste colonne (il 28 per cento).
Sono dunque i Cinquestelle i favoriti per le prossime elezioni, che si terranno ormai tra meno di due mesi? In realtà no, poiché come detto, è il centrodestra – inteso come coalizione tra Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia e “quarto polo” – ad essere largamente in testa, con 9 e 10 punti di vantaggio rispettivamente sul M5S e sulla coalizione di centrosinistra.
Sempre a proposito di tendenze che si rafforzano con l’avvento del nuovo anno: nel centrodestra Forza Italia si rafforza ancora, sfiorando il 16%, e stacca la Lega (non più Nord) di Salvini ormai di due punti e mezzo. Ne giova comunque la coalizione nel suo complesso, anche visto il dato – incredibilmente stabile nel tempo – di Fratelli d’Italia, sopra il 5%. Con l’avvicinarsi del voto, inoltre, i sondaggisti cominciano anche a rilevare le formazioni minori, ossia quelle liste che si presenteranno alleate dei partiti maggiori, di sicuro per “portare acqua” alle coalizioni in cambio di qualche candidatura nei collegi uninominali, e sperando magari di raggiungere persino la fatidica soglia del 3% per eleggere membri anche nel proporzionale. Per ora la “quarta gamba” del centrodestra (Noi con l’Italia) si aggira intorno al 2%, si tratta quindi di un obiettivo non irraggiungibile.
Nel centrosinistra, infine, detto della crisi del PD che continua ad essere certificata dai numeri, l’implosione di Alternativa Popolare del ministro degli Esteri uscente Angelino Alfano ha prodotto una nuova “creatura”: la lista Civica Popolare, guidata da un altro ministro, quello della Salute Beatrice Lorenzin e che mette insieme vari soggetti più o meno centristi (ci sono persino gli ex dipietristi dell’IDV guidati dal nuovo leader, Ignazio Messina). Va ad affiancarsi alla lista Insieme, che mette insieme – appunto – i socialisti di Nencini e i Verdi di Bonelli. E potrebbe aggiungersi ancora, anche se manca l’ufficialità, la lista europeista di Emma Bonino, +Europa, che ha potuto essere esentata da un’impegnativa (e in caso di alleanza col PD, impossibile) raccolta delle firme da un gesto di generosità di Bruno Tabacci.
Nel complesso, questi tre soggetti che dovrebbero far parte della coalizione guidata dal PD valgono ad oggi poco più del 4% dei voti. Non abbastanza per rendere competitivi i democratici nella sfida col centrodestra nei collegi, ma nemmeno – e questo è il vero problema per Renzi – con il Movimento 5 stelle nella quota proporzionale. Nelle prossime settimane, con l’uscita di nuovi sondaggi sempre più precisi nel conteggio delle liste (incluse quindi quelle minori) potremo stimare il valore di ciascuna di queste liste, pur con tutti i caveat del caso.