La politica italiana sembra trattenere il fiato, in attesa di eventi che potrebbero rivoluzionare la geografia del consenso e di conseguenza i rapporti di forza. Come già avvenuto quest’anno, questi eventi sono sia interni che esteri: le recenti elezioni in Germania non sono state una “scossa” paragonabile all’elezione di Trump o alla vittoria di Macron contro Le Pen, ma hanno comunque richiamato alla realtà i partiti italiani sul fatto che le “grandi coalizioni” alla lunga logorano chi ne fa parte. Non esattamente un dettaglio, in un paese in cui da quasi 6 anni (quando Mario Monti sostituì Silvio Berlusconi a Palazzo Chigi) i governi sono sostenuti da maggioranze “trasversali”.
Le prossime settimane saranno "caldissime"
E davanti ci sono settimane “caldissime”, politicamente parlando. Nell’ordine, abbiamo la legge di stabilità che inizia il suo iter, con un preliminare non privo di incognite: il voto in Aula al Senato sulla nota di aggiornamento al DEF 2017; il 10 ottobre sarà la legge elettorale (il cd “Rosatellum bis”) ad approvare in Aula, stavolta alla Camera, con l’incognita dei tanti voti segreti; il 22 ottobre si voterà in Lombardia e Veneto su dei referendum per chiedere maggiore autonomia: referendum consultivi, certo, ma politicamente molto delicati, soprattutto perché questa domenica si dovrebbe votare (il condizionale è d’obbligo) un referendum sull’autonomia della Catalogna a cui il governo di Madrid sta tentando di opporsi in ogni modo, ed è probabile che lo scontro conquisterà ampio spazio nella cronaca nelle prossime settimane; infine, questo climax giungerà al suo apice con le elezioni regionali in Sicilia, il 5 novembre.
Consenso partiti: M5s e Pd appaiati in testa
Ma andiamo con ordine, e vediamo come si distribuisce oggi il consenso ai partiti. La situazione di stasi che abbiamo descritto si traduce nel perdurare del testa-a-testa serratissimo tra Partito Democratico e Movimento 5 stelle, con quest’ultimo avanti di un solo decimale (27,3 per cento contro 27,2). Il centrodestra è in leggera crescita rispetto a due settimane fa e nel complesso i tre partiti conquistano esattamente un terzo dei consensi (33,4%). La Lega si mantiene su valori prossimi al 15%, ma anche Forza Italia sembra piuttosto tonica e segue a esattamente un punto di distanza.
Il crollo dei partiti minori
Questa settimana si possono fare essenzialmente due osservazioni: la prima riguarda i partiti minori, apparsi mai così in difficoltà: MDP scende al 3,3% allontanandosi dal 4%, soglia “psicologica” che pure aveva toccato frequentemente nei mesi scorsi; peggio ancora va ad Alternativa Popolare e Sinistra Italiana, entrambi poco sopra il 2% e che non mostrano da tempo alcuna tendenza al rialzo. La seconda osservazione riguarda il M5S, “osservato speciale” di quest’ultima settimana: le primarie online del Movimento per la scelta del candidato premier hanno “incoronato” Luigi Di Maio, con i risultati presentati ufficialmente nel raduno a 5 stelle di Rimini. Ma, a differenza di quanto avvenuto analogamente in passato con le primarie del PD (o del centrosinistra), questa competizione non sembra aver avvantaggiato in alcun modo i pentastellati, che nelle intenzioni di voto sono rimasti sostanzialmente al palo. Anzi, due dei sondaggi più recenti – EMG e Tecnè – segnalano un calo intorno al punto percentuale in una sola settimana.
Elezioni regionali in Sicilia
Ma il vero “test” per tutti questi partiti potrebbe essere (come fu già 5 anni fa) quello delle regionali in Sicilia. La travagliata presidenza di Rosario Crocetta volge al termine, e dal momento che il presidente uscente non si ricandiderà c’è grande fermento per l’elezione con cui si deciderà il nome del suo successore. Quattro i candidati principali: Nello Musumeci per il centrodestra (già candidato e sconfitto da Crocetta nel 2012), Fabrizio Micari per il PD (alleato con Alternativa Popolare), Claudio Fava per la sinistra (compreso Art. 1 – MDP) e Giancarlo Cancelleri del Movimento 5 stelle. Su quest’ultimo pesa la grossa incognita della sentenza del Tribunale di Palermo, che ha annullato [LINK] le votazioni online con cui il M5S lo ha indicato come candidato presidente.
Sondaggi uniformi
Che cosa dicono i sondaggi? Fare una “Supermedia” siciliana non ha molto senso, per vari motivi. Nel nostro grafico interattivo abbiamo però raccolto tutti i sondaggi pubblicati da agosto in poi, che dipingono tutti – più o meno – uno scenario analogo.
Musumeci è il grande favorito
Nello Musumeci è dato come il favorito da tutte le rilevazioni effettuate finora. La scelta di presentare un candidato unitario (dopo settimane di negoziazione tra Berlusconi e Salvini) per il momento sembra pagare. Musumeci potrà contare – a differenza di quello che sembra essere il suo primo sfidante, Cancelleri – sull’apporto delle liste, e sul peso (rilevante, in Sicilia) che avranno i candidati consiglieri a caccia di preferenze. Più complessa la situazione a sinistra: il PD ha scelto di candidare il rettore dell’università di Palermo Fabrizio Micari, ottenendo l’appoggio di Alfano e anche di Crocetta, ma questa candidatura non ha convinto la sinistra, che candida invece Claudio Fava. Proprio la candidatura di Fava è stata oggetto di un curioso episodio qualche settimana fa, quando è stato diffuso un sondaggio che lo indicava come favorito dal 25% degli elettori siciliani – unico sondaggio a darlo in terza posizione e in netto vantaggio su Micari. Si è poi “scoperto” che il sondaggio era stato commissionato dallo stesso comitato di Fava e che, dato il risultato così difforme da quello degli altri sondaggi (persino quelli realizzati dallo stesso istituto), si spiega probabilmente con quelle che in gergo si chiamano “spinning operations”.
Questo vuol dire che le regionali in Sicilia hanno un esito già deciso? Tutt’altro. E nelle prossime settimane assisteremo quasi certamente a nuove sorprese e colpi di scena.