La politica italiana sta (finalmente) iniziando a ragionare sulla cosiddetta “fase 2” dell’emergenza coronavirus, ossia sui tempi e modi della ripartenza delle attività non appena i numeri sulla diffusione del contagio lo consentiranno. Non sembra, però, che questa fase 2 sia destinata ad essere affrontata dalle forze politiche con uno spirito di unità nazionale come quello visto (sia pure per poco) all’inizio dell’emergenza. Anzi, nelle ultime settimane i fronti dello scontro sono aumentati, di numero e intensità.
L’apice della contrapposizione si è avuto probabilmente venerdì scorso, quando il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, in una conferenza stampa ripresa in diretta da quasi tutte le reti televisive, ha replicato duramente alle gravi accuse lanciategli dall’opposizione sulla vicenda Mes, rivolgendosi direttamente a Matteo Salvini e Giorgia Meloni.
Nel caso specifico, è probabile che la replica di Conte non abbia convinto la maggioranza degli elettori: secondo un sondaggio SWG svolto durante lo scorso fine settimana, il 40% degli italiani considera l’accordo raggiunto giovedì scorso dall’Eurogruppo come “un grave cedimento” per il nostro Paese, contro un 30% che lo considera un “compromesso accettabile” e solo il 4% che lo considera invece “un successo”.
Per quanto riguarda le intenzioni di voto ai partiti, la fotografia scattata dalla nostra Supermedia dei sondaggi vede la Lega in netto calo nelle ultime due settimane: il partito di Salvini scende di quasi un punto attestandosi al 28,5%, una perdita solo in parte compensata dalla crescita di Fratelli d’Italia (che fa registrare un nuovo record: 13,5%). Resta immobile il Partito Democratico, poco sopra il 21%, mentre il Movimento 5 Stelle fa un altro piccolo passo in avanti, risalendo anche questa settimana sopra il 15%.
Sarà interessante vedere come evolverà, nelle prossime settimane, il dato di Forza Italia: attualmente il partito di Silvio Berlusconi resta in quinta posizione, stabilmente sopra il 6%, ma il suo leader sembra aver intravisto, nell’atteggiamento poco “istituzionale” tenuto da Salvini e dalla Lega negli ultimi tempi, uno spazio politico in cui infilarsi. Può essere (anche) questo il motivo per cui Berlusconi ha aperto all’utilizzo del Mes, contrariamente agli altri partiti di centrodestra, impegnati in una competizione all’insegna dell’anti-europeismo a cui prende parte anche l’ala più “movimentista” del M5S. Resta invece al 3,3% – pressoché immobile – Italia Viva, nonostante Matteo Renzi sia stato tra i primi a parlare di ripresa delle attività dopo la crisi (arrivando perfino a ipotizzare delle date).
Intenzioni di voto a parte, gli istituti di sondaggio rendono pubblici ormai solo rilevazioni relative all’atteggiamento degli italiani verso l’emergenza e verso le misure prese dalle istituzioni politiche (locali, nazionali o sovranazionali). Vale la pena, in questa sede, di ripercorrere le principali tendenze e gli elementi comuni emersi nelle ultime settimane, confermate di volta in volta da sondaggisti diversi nonostante ciascuno di essi utilizzi un diverso modo di porre le domande sui medesimi argomenti.
- La gestione dell’emergenza: la gestione del Governo dell’emergenza è tendenzialmente promossa da un’ampia maggioranza dei cittadini. Bisogna però distinguere tra le misure a carattere sanitario e quelle a sfondo economico. Sulle prime, i giudizi sono largamente positivi, anche in modo trasversale agli elettorati. Sui provvedimenti economici invece (bonus, sussidi, misure per il sostegno e il rilancio delle attività produttive) il giudizio è tendenzialmente ben più severo.
- In generale, comunque, i giudizi verso l’esecutivo migliorano. Anche se ciò non si riflette sulle intenzioni di voto (dove, come abbiamo visto, i partiti di maggioranza continuano ad accusare un ritardo di circa 7 punti rispetto all’opposizione di centrodestra) cresce la quota di italiani che nutrono fiducia nel Governo Conte, o comunque ne promuovono l’operato. In particolare, il Presidente del Consiglio ha conosciuto un vero e proprio “boom” di popolarità nelle settimane immediatamente successive all’inizio dell’emergenza, che dura ancora oggi.
- Per contro, è fortemente calata la sfiducia verso l’Europa e le istituzioni comunitarie. Non sappiamo se le recenti scuse di Ursula von der Leyen all’Italia e una progressiva consapevolezza delle misure (oggettivamente imponenti) effettivamente prese dalle istituzioni europee attenueranno l’attuale severità dei giudizi da parte degli italiani. Di certo c’è la sensazione che l’emergenza coronavirus costituisca una sfida di enorme portata alla solidità del progetto europeo (secondo un sondaggio dell’istituto Piepoli, per il 71% degli italiani il coronavirus sta “distruggendo” la UE) ed è aumentata la quota di chi ritiene che sia auspicabile un’uscita dell’Italia dalla UE (il 42% secondo un recente sondaggio Tecnè).
- Le restrizioni decise dal governo e dagli enti locali sono approvate da una vasta maggioranza dei cittadini: quasi fin dall’inizio dell’emergenza, l’approvazione verso le misure restrittive si è mantenuta su livelli superiori all’80%. A dispetto delle voci su una (presunta) inosservanza diffusa delle disposizioni precauzionali, nell’ultimo sondaggio di SWG ben il 91% degli italiani dichiara di indossare la mascherina protettiva quando esce di casa.
- La previsione sulla durata del “lockdown” diventa sempre più pessimista: la quota di italiani convinta che la quarantena sarebbe durata solo poche settimane si è rapidamente ridotta, e sono sempre di più coloro che ritengono che la situazione resterà critica ancora per molti mesi. Ancora una volta è la ricerca SWG a rivelare come gli italiani che ipotizzavano una durata del “lockdown” superiore a tre mesi è drasticamente aumentata dal 19% di inizio marzo al 50% di oggi, mentre sono calati dal 72% al 43% quelli convinti che in totale la crisi durerà complessivamente di meno.
Queste le tendenze di quella che possiamo chiamare “fase 1” dell’emergenza, quella che si sta provando a lasciarsi alle spalle. Ma davvero i tempi sono ormai maturi per una “fase 2”? Cosa ne pensano gli italiani? Da questo punto di vista, degno di nota è l’ultimo sondaggio realizzato da EMG: secondo l’istituto diretto da Fabrizio Masia, circa la metà degli italiani (49%) ritiene che sia ormai “urgente” ripartire, sia pure con le necessarie precauzioni, mentre una quota non insignificante, ma ormai minoritaria (36%) la ritiene una scelta “imprudente”.
Ripartire con le necessarie precauzioni è:#sondaggi #agorarai a cura di @FabrizioMasia1 pic.twitter.com/Yz1ocoxK94
— Agorà (@agorarai) April 16, 2020
NOTA: La Supermedia YouTrend/Agi è una media ponderata dei sondaggi nazionali sulle intenzioni di voto, realizzati dal 2 al 15 aprile dagli istituti EMG, Ipsos, Ixè, SWG e Tecnè. La ponderazione è stata effettuata il giorno 9 aprile sulla base della consistenza campionaria, della data di realizzazione e del metodo di raccolta dei dati. La nota metodologica dettagliata di ciascun sondaggio considerato è disponibile sul sito ufficiale www.sondaggipoliticoelettorali.it.