Alla fine, il rimbalzo c’è stato. Come dicemmo nelle scorse settimane, il trend positivo per il Partito Democratico era evidente, ma sulla sua continuazione c’erano diverse incognite: sarebbe continuato ancora o si sarebbe fermato? E in questo secondo caso, i consensi si sarebbero attestati su un dato valore o avrebbero iniziato a scendere?
Non abbiamo (ancora) la risposta alla seconda domanda, ma i dati della Supermedia di questa settimana ci consentono di dire con una certa sicurezza che il trend per il momento si è interrotto. Il PD era risultato in testa nella media dei sondaggi per la prima volta tre settimane fa, e aveva continuato ad esserlo la settimana successiva: ma si trattava di un vantaggio lieve, di circa mezzo punto percentuale, sul Movimento 5 Stelle. Sarebbe bastata un’oscillazione fisiologica a far tornare il Movimento in prima posizione, ed è esattamente quello che è successo questa settimana.
In prima posizione torna ad esserci proprio il M5S, con il 29,1%. Si tratta di un dato rimasto estremamente stabile nelle ultime settimane, anche quando il PD era complessivamente avanti: un mese fa, infatti (l’ultima Supermedia prima che vi fosse il sorpasso dei democratici) il Movimento era al 29,2%. Sarà interessante vedere se nelle prossime settimane le recenti vicende di attualità – tra cui la non brillante performance alle amministrative – avranno effetti sui consensi al M5S.
Anche il PD, pur essendo tornato in seconda posizione, è in realtà molto stabile: tra i sondaggi dell’ultimo periodo, solo quello di Ipsos per il Corriere della Sera registra un calo (di circa un punto). Il che fa si che i dem siano esattamente sugli stessi valori di un mese fa (28,6%).
La grande stabilità del consenso ai partiti non riguarda però solo le due forze maggiori: i valori di tutti gli altri partiti sono cambiati pochissimo nelle ultime 4 settimane, facendo segnare una stabilità che ha quasi dell’incredibile. Con la parziale eccezione della Lega Nord, che guadagna quasi mezzo punto portandosi dal 12,7 al 13,1 per cento. Forza Italia ne perde un decimo (dal 12,9 al 12,8), quanto basta per essere (ri)superata dal partito di Salvini. Fratelli d’Italia si mantiene inalterata al 4,5%, mentre le forze minori (i centristi di Alfano, Art.1 – MDP e Sinistra Italiana) oscillano di uno o due decimali ciascuno.
Come si possono leggere questi dati? Di certo può sembrare strano che in periodo di campagna per le amministrative i consensi rimangano così stabili. C’è però da dire che l’agenda politica nazionale è stata toccata molto poco dalla campagna per queste elezioni comunali, ed è più probabile che, se ci saranno degli effetti, questi saranno dovuti ai loro risultati.
Il motivo per cui le intenzioni di voto politiche dovrebbero cambiare a seconda di quanto si verifica in elezioni amministrative ha a che fare col concetto di “effetto bandwagon”: ossia quella dinamica per cui i consensi tendono più facilmente ad aumentare per chi risulta vincente e altrettanto facilmente ad allontanarsi da chi emerge come sconfitto. Proprio alle comunali di 5 anni fa, per dire, i consensi verso il Movimento 5 Stelle schizzarono verso l’alto nei sondaggi nazionali quando Federico Pizzarotti sconfisse il candidato del PD a Parma. Da partito di protesta semi-clandestino che era, il M5S si affacciò sulla scena come soggetto politico di primo piano, calamitando da quel momento consensi da elettori che in precedenza non lo avevano tenuto in considerazione.
Questa volta però le cose potrebbero andare in modo opposto, e il motivo sta proprio nei risultati del primo turno delle amministrative di domenica scorsa. Come si è notato, i 160 comuni superiori (cioè con più di 15 mila abitanti) andati al voto costituivano un campione quasi perfettamente rappresentativo del voto politico nazionale. Le percentuali in questi 160 comuni, cioè, erano quasi esattamente le stesse riscontrate sul piano nazionale in diverse occasioni: le Politiche 2013 e le Europee 2014, ma anche il referendum costituzionale dello scorso 4 dicembre. Come mostra il nostro grafico interattivo a torta, il dato aggregato delle aree in queste elezioni comunali (calcolato in base ai voti raccolti dai candidati sindaco) fa segnare un forte arretramento del Movimento 5 Stelle, che passa da valori ben superiori al 20% (27% nel 2013, 22% nel 2014) a un più modesto 10%. I candidati sindaco sostenuti dal PD e dagli altri partiti dell’area progressista fanno segnare invece complessivamente il 43% , un dato vicino al 45% raccolto alle Europee dalla somma di PD e lista Tsipras. La crescita più interessante riguarda però il centrodestra, le cui alleanze (in cui erano presenti Forza Italia, la Lega o FDI) raccolgono complessivamente il 33%, in aumento di ben 9 punti rispetto ai voti raccolti dai tre partiti di area nel 2014.
Certo, confrontare i dati di elezioni diverse (politiche, europee e amministrative) è un’operazione che si presta a mille contestazioni. Ma non è tanto per quello che i grillini devono temere un calo dei consensi nelle prossime settimane: se tra dieci giorni il Movimento non riuscirà a vincere bene almeno nei 10 ballottaggi a cui è riuscito ad accedere, l’eco mediatica (e politica) della sconfitta finirà inevitabilmente per avere effetti (negativi) sui consensi verso il M5S.