Sono iniziate le consultazioni del Presidente della Repubblica, che riceve al Quirinale i rappresentanti dei gruppi parlamentari per ricavare le indicazioni necessarie a individuare una figura incaricata di formare il prossimo governo dopo le elezioni “inconcludenti” dello scorso 4 marzo.
Non sarà un rebus di facile soluzione per Mattarella. Nessuno dei tre poli ha ottenuto una maggioranza autosufficiente in Parlamento, e le opzioni per formare un governo politico sono piuttosto ristrette: un accordo del Movimento 5 Stelle con il centrodestra, oppure col Partito Democratico, o ancora un accordo tra quest’ultimo e tutto il centrodestra.
I veti incrociati rendono il tutto più complicato: sulla prima ipotesi pende il veto dei grillini riguardo al coinvolgimento di Berlusconi (e quindi di Forza Italia, primo gruppo parlamentare del centrodestra in Senato); sulla seconda, il veto di Renzi (e della maggior parte dei gruppi parlamentari del PD) sui Cinque stelle; sulla terza, il veto di Salvini (ormai leader in pectore non solo della Lega, ma di tutto il centrodestra) sui democratici.
Per la verità, un’opzione per sbloccare lo stallo ci sarebbe: se la Lega accettasse di staccarsi da Forza Italia escludendo Berlusconi dalla partita per il governo i numeri per una maggioranza vi sarebbero, e sarebbero anche molto consistenti. Ma è un’ipotesi che in teoria converrebbe solo al M5S, che in quel caso dovrebbe rinunciare ad esprimere il Presidente del Consiglio – e di certo dovrebbe rinunciare all’eventualità che il premier sia Di Maio, punto su cui a tutt’oggi c’è un vero e proprio aut-aut da parte del Movimento.
Un’altra ipotesi è quella che tutti facciano un passo indietro e si nomini un governo di transizione (o “del Presidente”) con l’obiettivo di riportare il Paese al voto già ad inizio 2019, dopo la legge di stabilità e magari un ritocchino alla legge elettorale.
Che percentuale di probabilità hanno tutte queste ipotesi? Difficile dirlo, per chiunque. Ad ogni modo, è opinione diffusa tra gli addetti ai lavori che le consultazioni che si aprono oggi non saranno risolutive, e che si renderà necessario – quindi – un altro “giro”. Ma quale sarà, alla fine, l’esito delle consultazioni?
Lo abbiamo chiesto ad un nostro “panel” di addetti ai lavori, selezionando una trentina di esperti cronisti parlamentari delle maggiori testate nazionali (TV, quotidiani, agenzie e siti web di informazione). A ciascuno di loro abbiamo chiesto di assegnare una probabilità – espressa in percentuale – alle varie ipotesi appena menzionate, e abbiamo aggregato le loro stime elaborando una media…
Il risultato? Uno scenario di estrema incertezza. Sono sostanzialmente tre le ipotesi che godono maggiormente dei favori del pronostico secondo gli esperti da noi interpellati, e sono tutte e tre molto ravvicinate: quella più probabile è un governo che tenga insieme tutto il centrodestra e il M5S, stimato al 25,1%; al secondo posto, un governo “istituzionale”, sostenuto da un’ampia maggioranza, accreditato del 24% di probabilità; terzo scenario, secondo il nostro panel, è un accordo soltanto tra M5S e Lega, con circa il 22%. Verrebbe quasi da dire che, come per i risultati delle Politiche del 4 marzo, anche in questo caso siamo di fronte a un “tripolarismo imperfetto”…
E le altre ipotesi? Secondo il nostro panel c’è comunque una probabilità non irrilevante (12%) che le consultazioni si risolvano in un nulla di fatto, e che sia impossibile evitare un ritorno alle urne. Mentre le ipotesi che implicano un coinvolgimento del PD, prese singolarmente, sembrano residuali: un accordo con il M5S avrebbe l’8,7% di probabilità, contro il 7,5% di un accordo con il centrodestra.
Si tratta, come è ovvio, di previsioni fallaci per definizione: nessuno degli esperti interpellati ha capacità divinatorie soprannaturali, e le stime variano davvero molto a seconda del giornalista (e della testata di riferimento). Vi è comunque da rilevare una costante nel fatto di vedere praticamente escluso il PD dalla partita per un governo politico e una percentuale di probabilità piuttosto “robusta” verso una soluzione “tecnica”, mentre le ipotesi che complessivamente sono ritenute più verosimili sono quelle che vedono coinvolto il M5S e il centrodestra, in qualche modo.
Sarà molto interessante vedere non solo quale ipotesi alla fine si concretizzerà, ma anche quanto ci erano andati vicini i nostri panelisti…