Le elezioni europee di domenica scorsa hanno rivoluzionato il quadro politico italiano. Non è una novità: dal 2013 ad oggi, tutte le volte che c’è stata un’elezione a livello nazionale (che si trattasse di Politiche o di Europee) si è registrato un cambiamento di grandi proporzioni rispetto alla tornata elettorale precedente.
Anche se molti degli elementi di novità erano stati in qualche modo previsti dai sondaggi – come abbiamo spiegato qui – vedere questi cambiamenti essere “certificati” dal voto di milioni di persone in carne e ossa ha (com’è ovvio) una valenza politica molto superiore rispetto a prima. Il voto di 26 milioni di elettori è senza dubbio più autorevole rispetto alle poche migliaia che compongono il campione di intervistati dei sondaggi nel fotografare i nuovi orientamenti politici degli italiani.
Ecco perché era inevitabile che all’indomani delle Europee ci si chiedesse in che modo la nuova distribuzione del consenso si possa tradurre in un diverso equilibrio dei poteri anche in Italia: non più limitato alla diversa composizione della delegazione italiana al Parlamento europeo, ma ad un’ipotetica composizione di Camera e Senato a seguito di elezioni politiche anticipate.
È stato proprio questo uno dei principali interrogativi a cui noi di YouTrend abbiamo cercato di rispondere nei giorni immediatamente successivi al voto. E il risultato sono le simulazioni realizzate per Cattaneo Zanetto & co. – di cui parliamo diffusamente qui – che ci dicono che in caso di elezioni anticipate il Parlamento (e il Governo) sarebbero molto diversi da quelli odierni.
Pur con tutte le premesse metodologiche (l’affluenza alle Europee è stata quasi 20 punti inferiore a quella delle Politiche; non è detto che gli elettori facciano la stessa scelta in entrambi i tipi di elezione; una chiamata anticipata alle urne e una nuova campagna elettorale inciderebbero nuovamente sulla distribuzione del consenso; eccetera…) è interessante vedere cosa accadrebbe se si votasse di nuovo per il Parlamento nazionale e i numeri fossero quelli delle Europee di domenica scorsa.
La simulazione del nostro primo scenario (coalizioni sostanzialmente identiche a quelle del 2018) ci dice che una coalizione di centrodestra formata da Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia avrebbe una maggioranza quasi schiacciante sia alla Camera (402 seggi su 618) che al Senato (206 su 309).
Scenario A
Ma con i numeri ottenuti domenica scorsa, esiste persino la possibilità che Matteo Salvini sia tentato da una corsa solitaria della Lega. In questo caso, però la nostra simulazione dice che il 34,3% delle Europee, per quanto sia un risultato notevole, non è sufficiente per raggiungere la maggioranza dei seggi, nonostante la grande quota di collegi uninominali che sarebbero vinti dalla Lega sia alla Camera che al Senato.
Scenario B
Il risultato forse più interessante è quello relativo al terzo scenario, in cui è stata ipotizzata un’alleanza tutta “sovranista” tra Lega e FdI (quindi, di fatto, un centrodestra senza Forza Italia). Con il 40,8% dei voti, questa alleanza conquisterebbe la maggioranza in entrambe le Camere (328 seggi a Montecitorio, 162 a Palazzo Madama) senza essere costretta ad allearsi né con Berlusconi né tantomeno con il Movimento 5 Stelle.
Scenario C
Ma, se il terzo scenario si dovesse concretizzare, ciò avverrebbe dopo un divorzio “traumatico” tra Salvini e Berlusconi; al netto delle inevitabili conseguenze sulle tante amministrazioni locali che si reggono sull’alleanza Lega-Forza Italia, diventerebbe possibile a quel punto la formazione di un ampio schieramento “anti-sovranista”, europeista, comprendente PD e alleati ma anche Forza Italia. Se i numeri fossero quelli delle Europee, tale schieramento non avrebbe comunque i numeri per vincere la sfida con il fronte sovranista, ma riuscirebbe quantomeno a impedirgli di ottenere la maggioranza assoluta in Parlamento.
Scenario D
Come sempre accade in queste occasioni (fu così anche nel 2014), le Europee sono destinate a mutare gli equilibri della politica italiana, per il semplice fatto che il voto ha “fotografato” dei nuovi rapporti di forza. Sarà molto interessante, ora, vedere come evolveranno gli orientamenti degli italiani nelle settimane successive al voto: se dovesse esserci addirittura un “effetto bandwagon”, fin dove potrà arrivare la Lega di Salvini?