Le elezioni europee sono ormai alle spalle, ma il loro carico di conseguenze politiche non si è ancora dispiegato del tutto. Tante sono le questioni aperte che riguardano il futuro del governo, le scelte dei partiti, o più in generale i temi al centro dell’agenda politica.
Effetto bandwagon?
La settimana scorsa ci eravamo chiesti se il 34% della Lega alle Europee avrebbe causato quello che in gergo si definisce “effetto bandwagon”, ossia un incremento delle percentuali in sostegno della parte politica che viene percepita come “vincente” – a scapito di quelle percepite come “perdenti”. È troppo presto per dare una risposta, anche se i primissimi sondaggi sulle intenzioni di voto effettuati all’indomani del voto europeo sembrano dare almeno qualche indizio.
I sondaggi degli istituti SWG e Tecnè, realizzati circa una settimana dopo il voto, mostrano un consenso per la Lega, in ulteriore crescita sopra il 35% (addirittura 36,5% per SWG). Un buon risultato si registra anche per il Partito Democratico, che in entrambe le rilevazioni sarebbe sopra il 23%, circa un punto in più di quanto ottenuto nelle urne il 26 maggio scorso. Anche il dato di Fratelli d’Italia (6,6-6,8%) è leggermente superiore al suo recente risultato elettorale (6,5%).
Segnali contrastanti invece per il Movimento 5 Stelle e per Forza Italia: SWG vede i pentastellati in leggero rialzo rispetto alle Europee (17,5%) e un netto calo per gli azzurri (6,9%), mentre per Tecnè è il contrario: FI farebbe un po’ meglio (9,2%) e M5s un po’ peggio (16,8%) di quanto avvenuto il 26 maggio.
In generale, anche se i dati non sono ancora abbastanza numerosi per elaborare la nostra consueta “Supermedia”, le prime indicazioni sembrano dirci che i partiti che hanno ottenuto – rispetto alle attese della vigilia – un risultato positivo o comunque soddisfacente sembrano anche quelli con il trend più promettente in vista di un eventuale ritorno alle urne.
Nuove elezioni?
Quella del voto anticipato è una suggestione che si è diffusa parecchio nei primi giorni successivi al voto: di fronte a un risultato migliore del previsto per la Lega (e soprattutto a quello molto peggiore del previsto per il M5s) non è irragionevole pensare che Matteo Salvini abbia quantomeno considerato una simile possibilità.
Secondo le nostre simulazioni , con i risultati delle Europee una coalizione di centrodestra formata da Lega e Fratelli d’Italia potrebbe ottenere la maggioranza assoluta dei seggi sia alla Camera che al Senato anche senza includere Forza Italia nella coalizione. Ma il ritorno alle urne sarebbe, per gli italiani, uno scenario auspicabile? Diversi istituti demoscopici, sia pure in modi diversi, hanno provato a rispondere: e la risposta, nel complesso, è più “no” che “sì”.
La maggioranza assoluta degli intervistati, secondo ben 4 diversi sondaggi, non vuole le elezioni anticipate. Le esclude esplicitamente il 54% degli intervistati dall’istituto Noto, mentre il 58% degli intervistati da EMG dichiara di preferire che il Governo vada avanti (in quest’ultimo sondaggio è significativo che la pensi così anche la netta maggioranza – il 76% – degli elettori della Lega).
Demopolis e Tecnè hanno offerto due opzioni di risposta diverse per i contrari al voto anticipato: nel complesso, gli italiani che vorrebbero che il Governo andasse avanti senza modifiche sono leggermente più numerosi di quelli che invece auspicano una “redifinizione della squadra” (Demopolis) o un “maggiore spazio alle posizioni della Lega” (Tecnè). In entrambi i casi, la somma dei “continuisti” è superiore alla percentuale di chi è favorevole ad elezioni anticipate.
L’ipotesi rimpasto
Senza arrivare a ipotizzare una crisi, alcuni osservatori hanno però descritto come “inevitabile” un riequilibrio nel Governo: sicuramente nei temi da affrontare, ma anche – si dice – nella composizione stessa dell’esecutivo (uno dei più citati quando si parla di “sacrificabili” è il Ministro dei Trasporti del M5s, Danilo Toninelli. Il sondaggio EMG più recente mostra come la netta maggioranza degli italiani (quasi 8 su 10) sia d’accordo con l’idea che il Governo debba cambiare alcuni ministri. È d’accordo con questa idea il 74% degli elettori della Lega e – dato non da sottovalutare – il 52% di quelli del M5s.
"Secondo lei il #governo avrebbe bisogno di cambiare alcuni ministri?"
— Agorà (@agorarai) 6 giugno 2019
Il sondaggio di @FabrizioMasia1 #agorarai pic.twitter.com/nbKmyxhM8d
Di Maio, il M5s e Conte
I giorni del post-elezioni sono stati anche quelli in cui sono state messe – più o meno esplicitamente – in discussione due leadership: quella di Luigi Di Maio (capo politico del M5s, oltre che vicepremier e ministro) e quella dello stesso Presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Il primo ha sottoposto la sua posizione al voto degli iscritti alla piattaforma online Rousseau. La votazione ha confermato la fiducia a Di Maio (nonostante il M5s abbia perso ben 6 milioni di voti rispetto alle Politiche 2018) con circa l’80% dei voti espressi.
Non si tratta di un risultato “bugiardo”, o comunque poco rappresentativo della base elettorale del Movimento: secondo un sondaggio di EMG svolto pochi giorni dopo le Europee, il 69% degli elettori del M5s pensava che Di Maio non doveva dimettersi da capo politico. Secondo un sondaggio di Tecnè, più recente, solo l’8% di chi ha votato M5s alle Europee ritiene necessario un cambiamento di leadership, anche se complessivamente più di metà (53%) chiede di “tornare ai valori fondanti” del Movimento creato da Beppe Grillo.
E Conte? Il 48% degli italiani – secondo un sondaggio Demopolis – dichiara di aver apprezzato il suo discorso in conferenza stampa di lunedì scorso, contro un 33% che ne dà invece un giudizio negativo.
In attesa che dai vicepremier (Di Maio, ma soprattutto Salvini) giungano segnali concreti in risposta alla richiesta di “chiarezza e lealtà” da parte di Conte, il Presidente del Consiglio sembra per ora avere dalla sua, se non altro, almeno un buon apprezzamento da parte degli elettori. Se questo si riveli sufficiente a far prolungare la sua esperienza a Palazzo Chigi e – soprattutto – a superare indenne le prove che attendono l’esecutivo, è ancora da vedersi.