C’è un nuovo colpo di scena nel Russiagate, l’indagine sulle interferenze di Mosca nelle presidenziali Usa e sulle possibili collusioni tra la campagna elettorale di Donald Trump e il Cremlino. Robert Mueller, lo speciale procuratore che guida l’inchiesta, è arrivato alla Trump Organization, l’impero d’affari privato del presidente degli Stati Uniti che ha affidato ai figli Donald Jr. e Eric da quando è alla Casa Bianca.
Gli uomini di Mueller hanno ordinato alla Trump Organization la consegna di documenti, solo alcuni relativi alla Russia, secondo il New York Times. Lo speciale procuratore ha il potere di contestare tutti i reati che scopre durante l’inchiesta, anche se esulano dal suo ambito. Non è dato di sapere cosa Mueller stia cercando esattamente ma colpisce il fatto che abbia emesso un ordine ‘subpoena’ anziché semplicemente richiederli. E se la Trump Organization ha cercato di gettare acqua sul fuoco del colpo di scena definendo la notizia “vecchia” e confermando la disponibilità a collaborare, incombe il monito di Trump a Mueller dello scorso luglio quando, in un’intervista al Nyt, definì “una linea rossa” invalicabile tutto ciò che lo riguarda prima della sua corsa per la Casa Bianca.
Il presidente ha ripetutamente bollato l’indagine sul Russiagate come “una caccia alle streghe”. “Non c’è stata alcuna collusione”, ha rimarcato la portavoce della Casa Bianca, Sarah Sanders, incalzata sull’ordine di consegna di documenti inviato alla Trump Organization mentre Wall Street ha mostrato segni di nervosismo. Prevedere la prossima mossa di Trump è praticamente impossibile. Potrebbe cogliere l’occasione per licenziare il suo ministro di Giustizia, Jeff Sessions, reo di essersi astenuto dalle indagini sul Russiagate. Potrebbe anche andare oltre, licenziando Mueller: una mossa che viene considerata un vero e proprio suicidio politico. Riuscirà a mantenere la calma? Per ora non ha cinguettato.