È stato licenziato di venerdì sera, con effetto immediato, a 48 ore da raggiungimento dei requisiti per la pensione. Praticamente “un massacro del venerdì sera” la cacciata dell’ex numero due dell’Fbi, Andrew McCabe, voluta dal presidente Donald Trump e che ha richiamato alla memoria, e non è la prima volta, il ‘Saturday night massacre’ di Richard Nixon che il 20 ottobre del 1973 licenziò lo speciale procuratore che indagava sul Watergate, Archibald Cox.
Certo, McCabe non è Robert Mueller, l’autorevole titolare del dossier sul Russiagate, ma ha accusato Trump di averlo screditato proprio per minare l’inchiesta sulle presunte collusioni con Mosca. "Questo attacco alla mia credibilità rientra in uno sforzo più ampio non solo per colpire me personalmente ma per macchiare l'Fbi, le forze dell'ordine, e più in generale i professionisti dell'intelligence. Rientra nella guerra dell'amministrazione contro l'Fbi e l'indagine dello speciale procuratore", ha tuonato l’ex vice capo del Bureau, da oltre un anno nel mirino del miliardario per il suo ruolo giudicato di parte nelle indagini sul Russiagate e sull’Emailgate, cioè a dire l’utilizzo di un server di posta privato da parte di Hillary Clinton quando era segretario di Stato.
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La moglie di McCabe ha corso come democratica per il posto in Senato della Virginia e ha accettato 500 mila dollari in donazioni per la sua campagna dall'organizzazione politica di Terry McAuliffe, amico di vecchia data di Bill e Hillary Clinton. Così come il capo della diplomazia Usa Rex Tillerson, anche McCabe non era stato avvertito del licenziamento. Anche lui, come Tillerson, si era pubblicamente dissociato da Trump dichiarando, in diretta tv, che l’ex capo dell’Fbi James Comey non aveva affatto perso la fiducia degli agenti quando è stato licenziato in tronco. “Un grande giorno per la democrazia”, ha esultato Trump dopo aver ottenuto la testa di McCabe.
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Il massacro del sabato sera si rivelò un letale boomerang per Nixon, dando vigore al movimento per l’impeachment che costrinse alle dimissioni l’ex presidente. “Così si comportano solo i colpevoli. Dobbiamo lottare contro”, ha twittato il deputato democratico Eric Swalwell mentre il collega di partito Joaquin Castro prevede “giorni bui” all’orizzonte con 'purghe’ ai danni di tutti coloro che si rifiutano di essere degli ‘yes-man’. Chi sarà il prossimo? Trump non ha esitato a scherzare sul fatto che sarà la first lady Melania, quasi confermando i rapporti gelidi con la moglie che non nasconde il suo malumore nei riguardi del fedifrago marito.