Quando lo scorso 8 dicembre si fece strada l'ipotesi che in legge di bilancio si sarebbe potuto destinare il 3% dei Piani individuali di risparmio (Pir) alle casse dei venture capital nazionale, la notizia fu presa con un misto di gioia e speranza trasversale dal mondo delle startup italiane e degli operatori istituzionali. Basta andare a rileggersi i post di qualche settimana fa per capire quanto era attesa con questa misura, che avrebbe potuto dare un contributo determinante ai finanziamenti all'innovazione.
Che la norma non avrebbe trovato spazio nella legge di Bilancio 2018, lo avevano già anticipato all'Agi fonti parlamentari in queste settimane. La conferma che si è trattato di un nulla di fatto è arrivata con la votazione alla Camera di ieri, e quindi tramonta definitivamente l'ipotesi di accendere un meccanismo che avrebbe traghettato una parte del cospicuo risparmio italiano verso il flebile mondo degli investimenti in startup. La norma, va ricordato, non è stata nemmeno discussa.
Update. Si resta ad anno zero, il tema PIR per #venturecapital non è neanche arrivato in discussione. Ignorato. Un’altra conferma della nostra #emergenzanazionale #startups @arcangeloro https://t.co/MAiMRutigR
— salvo mizzi (@salvomizzi) 22 dicembre 2017
Cosa sono i Pir
Giusto per chi si fosse perso le puntate precedenti, i Pir sono strumenti di investimento a medio termine (hanno una durata minima di 5 anni) che, in cambio di agevolazioni fiscali, puntano a convogliare i risparmi verso le imprese, con un focus sui piccoli investitori (c'è un limite annuo per persone fisiche di 30 mila euro), sulle società italiane (il 70% delle risorse deve essere impiegato su strumenti finanziari emessi da imprese italiane o europee con forte presenza in Italia) di dimensioni medio-piccole (il 30% della fetta “italiana” deve andare a imprese che non fanno parte dell'indice FTSEMIB).
Nel pacchetto proposto nella risoluzione, c'era anche l'innalzamento dal 5 al 10 per cento del tetto per gli investimenti effettuati da casse previdenziali o fondi pensione (un altro incentivo all'attrazione dei risparmi) e l'ampliamento del limite annuo da 30 a 100 mila euro. Un ampliamento della platea che avrebbe richiesto risorse al momento non disponibili.
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