Proprio nei minuti in cui intervistavamo il regista del film The-Startup, ispirato alla favola mediatica di Egomnia e del suo founder, l’Agi ha dato notizia di un round di investimento per una startup italiana. Si chiama Motork, e ha raccolto 10 milioni di euro da due fondi di venture capital. Uno israeliano e uno svedese. Una casualità, bellissima, che mi ha rimesso in pace con il mondo dei fatti.
Ecco, siccome del film di Egomnia non scriverò fino a quando non vedrò la pellicola - d’altro canto è un film la cui sceneggiatura si conosce dal 2012 ed è stata ripetuta migliaia di volte dal suo fondatore ai media di mezzo mondo, e per primo nel 2015 pubblicai i bilanci dell’azienda mostrandone le contraddizioni tra fatti e narrazione dei fatti del suo founder - mi piacerebbe parlarvi della sua nemesi. Quella che un po’ ci rimette in pace con la digital economy e il suo potenziale. Motork appunto. Una startup nata più o meno nello stesso periodo di Egomnia (2010), ma che ha davvero macinato anno dopo anno bilanci milionari. Lo scorso anno Deloitte l’aveva inserita tra le sette aziende italiane che crescevano più velocemente: 600% ogni tanto. E nel 2015 fatturava 6 milioni.
Lo ha fatto in silenzio. Mai un’intervista. Mai cercato clamore mediatico. E’ uscita allo scoperto solo nel 2015, quando un manager serio e competente in tema di startup digitali come Lorenzo Franchini l’ha inserita nel primo anno del suo ScaleIT. Un evento a porte chiuse, che dura solo un giorno, a Milano, senza foto, senza media, dove non si possono fare interviste. Franchini stamane mi ha detto di essere molto felice di aver creduto nel potenziale di Motork prensentandola alla prima edizione di ScaleIT “In un momento in cui era fuori dai radar dell’ecosistema venture nazionale”. Tradotto, nessuno la conosceva, nessuno fino ad allora ci ha investito.
Motork non è altro che un marketplace di compravendita di auto. Oggi vende il 90% delle scuderie in circolazione. E’ stata fondata da Marco Marlia, 38 anni, Fabio Gurgone, 42 e Marco De Michele, 48, di crescere sul mercato fino a raggiungere un fatturato da sei milioni di euro nel 2016. Non hanno mai venduto la loro storia ai media, ma hanno venduto il loro prodotto sul mercato. Conquistandolo. Anno dopo anno. In Italia. Senza trasferirsi all’estero. Creando lavoro e valore in Italia. Tra le difficoltà di un paese come l’Italia. Ecco, The Startup. Se volete, una favola. Non mediatica.